Bio e Natura
Sulla strada di un sistema alimentare sostenibile
Un nuovo rapporto del Worldwatch Institute esamina la crescita delle pratiche agricole organiche nel mondo e il loro impatto sulla sicurezza alimentare e l'ambiente
19 gennaio 2013 | R. T.
Nonostante un lieve calo tra il 2009 e il 2010, dal 1999 la superficie mondiale coltivata con sistema biologico è più che triplicata fino a raggiungere i 37 milioni di ettari, ovvero lo 0,9% dei terreni agricoli nel mondo, secondo una nuova ricerca condotta dal Worldwatch Institute.
I continenti dove l'agricoltura biologica è più sviluppata sono l'Oceania, tra cui Australia, Nuova Zelanda e isole del Pacifico (12,1 milioni di ettari), Europa (10 milioni di ettari) e America Latina (8,4 milioni di ettari).
Ormai l'agricoltura biologica è radicata in standard internazionali, e 84 paesi hanno attuato regolamenti organici entro il 2010, contro i 74 del 2009.
Le definizioni di agricoltura organica variano, ma secondo la Federazione internazionale dei movimenti per l'agricoltura biologica, l'agricoltura biologica è un sistema di produzione che si basa su processi ecologici, come ad esempio il riciclaggio dei rifiuti, piuttosto che l'utilizzo di input sintetici, come i fertilizzanti chimici e pesticidi.
Secondo Reynolds, uno dei ricercatori che ha condotto lo studio "anche se l'agricoltura biologica produce spesso un calo dei rendimenti, durante i periodi di siccità l'effetto è meno visibile perchè le pratiche agricole convenzionali spesso degradano l'ambiente attraverso l'erosione del suolo, estrazione di acqua eccessiva, e la perdita di biodiversità."
L'agricoltura biologica avrebbe dunque il potenziale per contribuire alla sicurezza alimentare sostenibile, migliorando le condizioni di vita e nutritive specie nelle aree rurali. Avrebbe poi il grande vantaggio di ridurre la vulnerabilità al cambiamento climatico e produrrebbe un miglioramento della'indice di biodiversità. Le pratiche sostenibili connesse con l'agricoltura biologica sono inoltre relativamente alta intensità di manodopera ma l'agricoltura biologica utilizza fino al 50% di energia in meno, quindi meno combustibili fossili, rispetto all'agricoltura convenzionale. Isomma meno carburanti e più braccia. Sarebbe sufficiente adottare semplici regole come la rotazione delle colture, l'applicazione di concimi organici anche sui campi non coltivati, il mantenimento di arbusti perenni e alberi nelle aziende agricole, anche al fine di stabilizzare i suoli e migliorare la ritenzione idrica, in modo da ridurre la vulnerabilità a eventi atmosferici sempre più estremi.
In media, secondo lo studio, le aziende biologiche avrebbero un tasso di biodiversità più alto del 30% rispetto a quelle convenzionali e questo significa avere più uccelli, insetti e piante nell'agroecosistema.
Se l'agricoltura biologica si praticva dappertutto, le certificazioni sono sempre più concentrate nei paesi più ricchi. Dal 2009 al 2010, l'Europa ha aumentato i terreni agricoli biologici del 9% a 10 milioni di ettari.
Gli Stati Uniti invece producono meno biologico ma ne consumano molto. L'industria biologica statunitense è uno dei settori in più rapida crescita, in espansione del 9,5% nel 2011 per un volume d'affari complessivo di 31,5 miliardi di dollari
Ma la produzione alimentare sostenibile sarà sempre più importante nei paesi in via di sviluppo, anche perchè la crescita della popolazione è proprio concentrata nei paesi più poveri del mondo. L'agricoltura nei paesi in via di sviluppo richiede spesso molta più manodopera rispetto ai paesi industriali, quindi non è sorprendente che circa l'80% dei 1,6 milioni di agricoltori biologici certificati globali vive proprio nelle regioni in via di sviluppo.
I paesi con il maggior numero di produttori biologici certificati nel 2010 sono stati l'India (400.551 agricoltori), l'Uganda (188.625), e il Messico (128.826) ma l'agricoltura biologica non certificata è praticata quotidianamente da milioni di persone, contadini e piccole aziende agricole familiari più votate alla sussistenza che orientate al mercato.
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