Bio e Natura
BIO-NET. PIÙ DI UN CONSORZIO, UNA SFIDA. RICERCA E INNOVAZIONE PER L’AGRICOLTURA E L’AGROINDUSTRIA
Servono risposte concrete alle esigenze delle aziende. “Il settore agricolo è molto cambiato. – ci ha dichiarato Alpi, Presidente di Bio-Net - Bisogna mutare approccio. Basti ricordare che l'agro-alimentare ha, in Italia, un fatturato che è secondo solo alla industria metalmeccanica”
26 marzo 2005 | Alberto Grimelli
Guarda allâagroindustria il consorzio Bio-Net, 6 imprese e un progetto innovativo in campo agricolo a agroalimentare. Il consorzio ha preso casa nellâincubatore di Sviluppo Italia Toscana, a Venturina, dove è stato attrezzato un laboratorio di 250 metri quadrati con arredi e strumenti per 634mila euro.
Venturina è una sede strategica, perché lâagroindustria e lâagroalimentare toscani hanno il baricentro sulla costa, tra Grosseto e Livorno. In questi settori câè bisogno di valorizzare le produzioni di qualità , ma anche di innovazione.
LâAmministrazione comunale, per sostenere il progetto, ha acquisito una quota di partecipazione di settemila euro, e altri Comuni della Val di Cornia dovrebbero seguirlo.
Nel consorzio la maggioranza delle imprese opera nellâagroindustria: Progetto Natura di Prato, che si occupa di tracciabilità , Floramiata di Siena, leader europeo nella coltivazione in serra, lâazienda Meristema di Buti, che produce colture in vitro. Inoltre, due aziende biomedicche, la lucchese Genedia e la Micron Reserch Service di Venturina, ma anche dipartimenti universitari, Piante agrarie e Chimica industriale di Pisa, Biotecnologie di Firenze.
Per approfondire lâargomento, i proposisti e i progetti di questa nuova entità abbiamo deciso di interpellare il Presidente di Bio-Net, il Prof Amedeo Alpi, noto e apprezzato docente di fisiologia vegetale presso la Facoltà di Agraria di Pisa.
-Bio-Net si propone come un nuovo soggetto, capace di interpretare le esigenze del mondo produttivo e conciliarle con quanto offerto dalla ricerca scientifica. Un progetto ambizioso che richiede un approccio multidisciplinare, molti professionisti ed enti verranno coinvolti. Come pensa di conciliare le richieste di tutti?
Certamente si; d'altra parte l'agricoltura è un sistema complesso e la "nuova agricoltura" anche di più, perchè la così detta agricoltura multifunzionale si apre alla integrazione con altre attività tradizionalmente distinte da essa. D'altra parte in tutta Europa le scuole agrarie universitarie non si chiamano più con la antica definizione di Università o di Facoltà di Agraria, ma come Scuole di "Agraria e scienze correlate". Questa modifica è un segno dei tempi: ci dice molte cose. Ci dice, ad esempio, che l'agricoltura ormai incide ben poco sui PIL nazionali, come attività primaria, ma ci dice anche che la produzione di alimenti o di tutti i vari prodotti non-food di origine vegetale, è ormai non più prescindibile dalle numerose filiere (come si dice oggi) che la trasformano, anche radicalmente, o che la introducono in altri ambiti produttivi. Unâaltra considerazione è che l'agricoltura, convenzionalmente intesa, occupa percentuali molto piccole di addetti, ma l'intero comparto, se si tiene conto di quanto si deve produrre a monte dell'agricoltura e di quanto viene attivato a valle di essa, aumenta fortemente la quantità di addetti così come sposta molto in alto l'incidenza sul PIL. Basti ricordare che l'industria agro-alimentare ha, in Italia, un fatturato che è secondo solo alla industria metalmeccanica. Potrei continuare a lungo con esempi di questo tipo debordando, però, dai limiti dell'intervista. D'altra parte anche le due sole considerazioni che ho fatto servono a capire come l'agricoltura sia fortemente cambiata negli ultimi decenni e quindi quanto sia indispensabile osservarla con ottiche diverse dal passato anche dal punto di vista dei processi formativi delle competenze di settore (leggi corsi universitari), come pure dal punto di vista delle nuove imprenditorialità . A queste ultime dobbiamo far capire se l'agricoltura è
solo un sistema assistito o se può avvalersi di energie dinamiche al pari di tutti gli altri settori produttivi. A mio parere l'agricoltura di Italia e dell'Europa è in una fase convulsa ed alla quale si inviano, in termini di politiche agricole, segnali contradditori. Credo invece che ci sia bisogno di scelte coraggiose e precise che ci consentano di inserire le nuove professionalità in un mercato reale e non addomesticato o, peggio ancora, immaginario. Anche per questo ho aderito alla iniziativa Bio-NET; per dare ai giovani un giusto supporto, magari secondo le metodologie degli
spin-off, prima che possano affrancarsi per procedere per proprio conto. A questo punto la complessità della materia, cioè la multidisciplinarietà che mi ricordava nella sua domanda, non spaventa in quanto viene gestita, anche in Bio-NET, da tanti specialisti che si scambiano esperienze (ma anche, non è un vantaggio indifferente, strumenti di lavoro), ma ciascuno in ambiti professionali ben delimitati dove le competenze sono, e devono essere, specialistiche. L'esperienza è agli inizi ed è partita mettendo insieme un gruppo di imprese e di centri di studio al limitato; abbiamo scelto questo modo di procedere perchè ci consente di modificare rapidamente la struttura del Consorzio sulla base delle esigenze che si mostreranno nel prossimo futuro. Potremo seriamente attingere all'eccezionale bacino di competenze che la città di Pisa possiede con la sua Università , con l'area di ricerca del CNR e con le due Scuole Superiori (Normale e Sant'Anna).
- Il polo, laboratorio e uffici, di Venturina (LI) si occuperà anche di biotecnologie non trasgeniche. Esiste quindi la possibilità di manipolare il DNA delle piante senza creare degli OGM?
Non entro in merito al complesso dibattito in corso da anni sulle biotecnologie del DNA ricombinante, dette talora ingegneria genetica o, più semplicemente OGM. Il futuro prossimo ci dirà se le scelte attuali sono state lungimiranti. Si prende atto che la regione Toscana non vuole le biotecnologie transgeniche, anzi è promotrice, in Europa, della produzione OGM-free. Quindi lei si chiede se sia possibile manipolare il DNA senza creare OGM. La risposta è semplice: sino agli anni 1980, il Dna è sempre stato fortemente manipolato senza ricorrere agli OGM. Questo lavoro di miglioramento genetico delle specie allevate (vegetali, microbiche ed animali) va avanti da secoli, con straordinaria accelerazione nel secolo ventesimo, e quindi può assolutamente continuare. Alludo ai lavori di incrocio e selezione, ma anche a tutte quelle tecniche che sono state usate per ottenere organismi più rispondenti alle necessità produttive sia in termini di qualità che di quantità . Ma l'eccezionalità del secolo ventesimo in termini di avanzamento della biologia, è stato chiamato "The golden age of biology", ci ha offerto molti strumenti che servono in modo plurimo al conseguimento di obiettivi molto utili. La biologia molecolare ed in particolare tutte quelle tecniche che hanno consentito uno sviluppo formidabile delle capacità analitiche e che vengono chiamate con lo strano appellativo di Scienze "omiche", rappresentano un balzo avanti inimmaginabile solo pochi anni fa. La possibilità di descrivere in tempi relativamente brevi l'intero assetto genico di una specie (genomica), come pure l'espressione di tutti i geni (trascrittomica), o l'intero profilo proteico di un organismo (proteomica) ed infine l'intero quadro dei metaboliti (metabolomica), ci mette in condizioni di poter descrivere un organismo vivente, a noi utile, con una completezza mai raggiunta sino ad ora. Il passo, quindi, verso l'uso di queste tecniche per la tracciabilità degli alimenti (ma anche del non-food), il loro uso ai fini della sicurezza alimentare, o l'impiego per certificare un materiale od una provenienza, è breve, come anche un non specialista può facilmente immaginare.
- Generalmente si diffida di strutture come Bio-Net, si immagina che siano stati spesi milioni di euro di soldi pubblici, creando l'ennesimo carrozzone che andrà mantenuto. Il vostro consorzio si propone però in maniera diversa, pensa anche di guadagnare e creare occupazione?
La ringrazio per questa domanda perchè è sempre stato il mio scrupolo di cittadino nei confronti di tante iniziative che ho visto, di volta in volta, prendere nel nostro paese. Alcuni clamorosi fallimenti credo che siano nella nostra memoria collettiva ed alimentino il nostro proverbiale scetticismo nei confronti dello Stato. Non vorrei proprio rendermi compartecipe di fatti del genere. Intanto chiariamo che il laboratorio Bio-NET non è costato milioni di euro. Il laboratorio è ospite di un incubatore che è nato con l'obiettivo di stimolare impresa nella Toscana costiera. Il ruolo degli incubatori può essere di grande utilità . Voglio citare ad esempio il mondo del vino californiano che, in alcuni decenni, da una produzione irrilevante è giunto a mettere sul mercato, annualmente, poco meno di tre miliardi di bottiglie per un volume commerciale globale di quella attività misurabile in 44 miliardi di dollari. Gli esponenti di questo mondo danno molta importanza all'incubatore di impresa che fu organizzato a Davis in collaborazione con la Università della California. Certamente in Italia c'è una vocazione agroalimentare che non credo di dover spiegare e questa vocazione c'è anche in alcune aree della Toscana; la costa della Toscana centro-meridionale è una di queste. L'abbiamo scelta come area preferenziale delle nostre attenzioni sulla quale far convergere giovani che siano capaci di unire l'esperienza di una buona ricerca (di base ed applicata) con la volontà di fare impresa. Solo così l'innovazione, di cui tanto si parla, può prendere corpo. Cercheremo, con tutte le nostre attività , di avere il consenso delle imprese che a noi si rivolgeranno, ma anche delle istituzioni e quindi, in ultima analisi, dei cittadini, in modo da rendere conto dei denari spesi da parte della collettività .