Bio e Natura

Gli organismi geneticamente modificati non sono un nemico da abbattere

Se ne ha paura perchè li si conosce poco. Occorre partire da dati scientifici per evitare che si continui un dialogo tra sordi. C'è una domanda da porsi e una scelta da compiere: quale agricoltura vogliamo?

02 giugno 2012 | Amedeo Alpi

Premetto che l'estenuante dibattito tra contrari e favorevoli agli OGM, che da almeno 15 anni si sta conducendo nel nostro paese senza alcun risultato di reciproca mitigazione delle posizioni, mi appare, appunto, un dialogo tra sordi. Nonostante tale valutazione, continuo a partecipare, se pur marginalmente, al confronto (scontro) tra le due posizioni, accompagnato, comunque, da quello stesso stupore che fin dall'inizio mi generò la nascita della forte polemica su questo argomento che era -e rimane per me-, senza reale sostanza: ma quale pericolo rappresenterebbero gli OGM per le nostre società? Quali sono i terribili rischi che comporta l'adozione della tecnologia del DNA ricombinante e quindi della commercializzazione dei suoi prodotti? Avendo letto una infinità di articoli , inclusi molti rapporti scientifici, che avrebbero dovuto portare elementi a sostegno della contrarietà agli OGM, rimango saldamente convinto della assoluta banalità ed inutilità dell'immenso fiume di parole speso in quest'ambito. Purtroppo il dibattito continua e siccome le tesi degli "anti" non sono a mio parere sostenute da dati scientifici e tecnici tali da farmi cambiare opinione, eccomi di nuovo doverosamente pronto a difendere le mie posizioni e, fortunatamente, quelle di molti altri dei quali condivido il pensiero , avvertendo, purtroppo, un senso di noia e di disappunto come si prova per le cose che consideriamo sciocchine, ma che si è costretti a trattare, se non altro per non cedere ad una concezione scientifica, quella appunto degli "anti", che non convince.

Pertanto, in un dibattito che va avanti da così tanto tempo e con una granitica costanza delle rispettive posizioni, credo che si debba evitare, pena la noia mortale che assale gli ascoltatori, la ripetizione dei dati di base; tra di questi includo la descrizione della tecnica del DNA ricombinante e le sue straordinarie potenzialità, come pure i prodotti da essa ottenuti ed ottenibili. Sono tutti dati che sono stati ampiamente riportati da giornali, servizi televisivi, siti internet etc.; in questi mezzi di informazione sono anche circolate abbondantemente notizie concernenti gli ipotetici rischi ambientali e per la salute dell'uomo che tali prodotti avrebbero comportato.

La comunità scientifica e la pubblica opinione

L'argomento degli OGM è uno di quelli a forte componente scientifica; una società adulta, che ha superato lo stadio della superficiale emotività, dovrebbe avere un rapporto di fiducia verso i ricercatori. Ebbene, una delle cose più tristi del dibattito in corso è la netta divisione tra la maggioranza degli "addetti ai lavori" e la pubblica opinione, chiaramente spostata su posizioni contrarie o profondamente scettiche. L'atteggiamento negativo di gran parte del pubblico è stato "corroborato" da varie organizzazioni, alcune delle quali, tra l'altro, cavalcando l'onda emotiva antitransgenica, hanno certamente ottenuto vantaggi per gli affari di loro interesse. Su quest'ultimo aspetto vorrei tornare successivamente; voglio premettere che anche se non c'è nulla di male a proteggere i propri affari, molto da ridire c'è nell'atteggiamento che demonizza l'attività altrui (e molta demonizzazione è stata fatta sia dell'attività delle multinazionali di settore, come pure per l'attività dei ricercatori dedicatisi alla tecnologia del DNA ricombinante).

La componente scientifica più direttamente interessata alle problematiche degli organismi GM è l'area molto vasta della biologia ed in particolare quella della biologia vegetale con finalizzazione agraria. Devo ripetere, ancora una volta, che questo ampio ambito scientifico è largamente orientato verso una posizione di non rifiuto aprioristico di questi organismi ed una buona parte di esso è assolutamente favorevole ad un loro impiego in agricoltura come pure in altri settori produttivi. Se quindi la comunità scientifica dedicata alla biologia delle piante -e che include genetisti, biologi molecolari, fisiologi, biochimici, patologi, microbiologi-, guarda con fiducia alla tecnologia del DNA ricombinante, come mai la pubblica opinione è così riluttante se non addirittura contraria ad accettare gli OGM? La risposta al quesito è complessa e rientra nei comportamenti, certamente non sempre molto lucidi, delle cosiddette "società di massa" fortemente condizionate dai mezzi di comunicazione (o, meglio, di informazione; è infatti difficile "comunicare" con la televisione, come pure con tutti quei giornali che hanno operato una scelta redazionale precisa sostenuta da frequenti articoli contrari e da sporadiche testimonianze a favore) e facili prede di suggestioni (una delle più frequenti è : "la salvaguardia della salute dei bambini" ). Certamente la società, globalmente intesa, non può comprendere facilmente tutto quanto viene scritto e detto sugli OGM; una piena comprensione dei problemi richiederebbe almeno un approfondimento sul piano tecnico-scientifico che, già di per sé, è molto specialistico; inoltre è richiesta anche una discreta padronanza delle numerose interfacce dell'argomento in questione con altri livelli di valutazione, oltre a quello strettamente scientifico, quali, tanto per citarne alcuni, quello economico, etico ed alimentare.

La situazione nel mondo, in Europa, in Italia

Risulta quindi difficile, in un breve articolo , riuscire a dare risposta piena a tutti i vari interrogativi che si sono accumulati sulla tematica OGM e che ne hanno fatto un "social issue", talora in modo scorretto e capzioso. Mi limito ad affermare che, sulla base della valutazione che di questo argomento, divenuto complesso suo malgrado, fa la comunità scientifica globale, mi sento di rassicurare circa la coltivazione e l'uso delle piante GM. Gli oltre 150 milioni di ettari che nel 2011 sono stati coltivati nel mondo e che rappresentano il 10% della terra coltivata globale, non sono un attentato alla umanità, ma producono alimenti e materiali di vario uso che, usati da oltre 15 anni non hanno creato problemi nelle varie aree del pianeta (le coltivazioni GM per quanto concentrate nell'America del Nord e del Sud sono ampiamente presenti in Asia - India e Cina - , con presenze in Africa ed Australia; sono invece presenti in poco più di 100.000 ha in Europa il "vecchio" continente). Non si sono mai avuti effetti nocivi sulle popolazioni, ma neppure sugli ambienti; quando qualche ipotetico problema è stato sollevato si è accertato che questo non era certo di entità superiore a quelli generati dalle comuni piante agrarie ottenute con metodi di miglioramento genetico tradizionale e coltivate da molti decenni senza alcun controllo. Al contrario gli organismi GM passano attraverso rigorosi controlli prima di essere approvati per la coltivazione. E' il caso di ricordare che la letteratura specializzata è eccezionalmente ricca di contributi scientifici centrati su ipotesi fatte appositamente per rispondere alle numerose critiche dei contrari alle piante GM e talora avanzate anche dopo l'approvazione da parte dei vari organismi ufficialmente deputati al loro controllo . Infatti molti "rischi" sono stati denunciati per prodotti già in commercio, ma nella assoluta maggioranza dei casi, questi rischi sono risultati privi di fondamento.

Il mondo scientifico globale va avanti

Vi sono alcuni fatti importanti che, al di là delle polemiche, avvengono nell'ambito della ricerca scientifica e sono destinati ad uscire dall'ambito strettamente di laboratorio per incidere sulle nostre abitudini. Infatti in altri paesi europei, pur con la ormai ben nota prudenza dell'UE in questo campo, ci si sta muovendo decisamente nella direzione delle possibili applicazioni della tecnologia del DNA ricombinante su varie importanti specie coltivate. La Francia, ad esempio, ha recentemente autorizzato le prove in campo di viti transgeniche; è una risposta ad una esigenza sentita anche dalla viticoltura italiana.

Ancora a conferma di un lento avanzamento dell'Europa verso l'accettazione della tecnologia in questione, va annoverata l'approvazione di un progetto di ricerca concernente le piante transgeniche forestali tipicamente europee o ivi naturalizzate (pioppo, pino, abete,betulla, castagno, etc...). Si tratta di definire le basi scientifiche per le direttive politiche dell'UE che riguarderanno le piante forestali transgeniche. In particolare verrà studiato il cosiddetto flusso orizzontale e verticale dei transgeni insieme all'effetto pleiotropico (influenza su più di un carattere) dei medesimi. Si tenterà di ottenere la massima sicurezza possibile studiando l'integrazione sito-specifica dei geni (l'esatta collocazione nel genoma) per minimizzare la variabilità della loro espressione e monitorando gli alberi GM in tutta la catena produttiva.

Uno dei problemi frequentemente sollevato dagli oppositori, è la non "sostanziale equivalenza" delle piante GM rispetto alle corrispondenti piante non trasformate ; si ritiene cioè che le piante non differirebbero solo per il carattere (o caratteri ) introdotti, ma per molte altre caratteristiche, perché la trasformazione genetica comporterebbe una profonda modifica metabolica generale e non limitata ai tratti oggetto dell'intervento. Inoltre la modifca genetica sarebbe soggetta ad una notevole variabilità per cui non si avrebbe certezza del tipo di pianta che si vuole in coltivazione. Che le cose non stiano esattamente in questi termini è dimostrato da un articolo scientifico, pubblicato poco meno di un paio di anni fa, nella prestigiosa rivista PNAS (organo dell'Accademia americana delle Scienze). I ricercatori, dopo un accurato esame del trascrittoma (il complesso degli RNA messaggeri) e del metaboloma (l'insieme dei metaboliti ) di orzo normale e transgenico, hanno osservato più variabilità nei comuni incroci che nelle varietà transgeniche. E' solo una delle infinite dimostrazioni che la tecnologia del DNA ricombinante può essere affidabile non meno di quanto sia stata l'eccezionale attività di miglioramento genetico tradizionale condotta da almeno un secolo.

In questi pochi esempi, sono stati riportati solo alcuni, e nemmeno i più scientificamente significativi, fatti concernenti la trasformazione genetica delle piante coltivate, per dimostrare che l'attività continua senza soste con lo scopo di dare all'agricoltura piante sempre più rispondenti alle sue necessità, ma anche a quelle del risparmio energetico, dell'adattamento alle condizioni avverse ed al miglioramento qualitativo dei prodotti. Da questi esempi si può facilmente dedurre che la comunità scientifica è assolutamente in grado di assicurare interventi transgenici sulle piante coltivate che siano rispettosi di tutte le implicazioni ambientali, incluse le preoccupazioni circa la salute dell'uomo.

.....e l'agricoltura?

Credo che il titolo di questo articolo abbia generato nel lettore la giusta curiosità di conoscere quali siano i futuri scenari dell'agricoltura italiana.

Posso dire, insieme a molti esperti del settore, che l' agricoltura italiana è nel complesso molto debole sul piano economico e strutturale, con le solite lodevoli eccezioni, ma che appunto rimangono tali. Il settore è certamente malato, ma con moltissimi (troppi) medici intorno al capezzale. Non posso parlare delle varie soluzioni proposte ora dall'uno ora dall'altro di questi illustri medici spesso spalleggiati da varie associazioni agricole, cooperative, di consumo, di servizio etc. etc. Rimane che la coltivazione delle nostre campagne è un fatto altamente strategico per tutto il Paese, ma sino ad ora non è emerso niente che sia veramente risolutivo affinché si possa avviare l'indispensabile rinascita. Ma non c'è solo questo: malauguratamente sull'agricoltura si sono centrate le attenzioni di tanti gruppi, gruppetti e anche "grupponi" che hanno vari interessi molto lontani dalla coltivazione e dall'allevamento, ma che da queste attività traggono la loro ragione d'essere. Mi voglio spiegare meglio: tutti questi gruppi conducono attività, talora anche assai redditizie, ma che non sono catalogabili come rendite agricole; tutt'al più usano prodotti dell'agricoltura alla quale però va una percentuale molto ridotta di tali redditi. Si assiste anche spesso ad una esaltazione, da parte di questi stessi gruppi, del "mondo contadino", della "nostra tradizione", dei "prodotti del nostro territorio" e cosi via, ma tutto ciò non cambia la modesta realtà di chi vive del lavoro in campagna . Pertanto di fronte ad una crisi così forte dell'attuale agricoltura italiana, cosa si può rispondere alla eventuale domanda: quale agricoltura sarà la più promettente per il futuro? Ho già anticipato che la risposta a questa domanda è complessa ; mi piacerebbe approfondire l'argomento perché ho idee in merito. Nell'ambito del nostro incontro mi limito a constatare quanto sia sciocco mettere in alternativa le "agricolture" cosiddette "tradizionale", "biologica" e "biotecnologica" tanto per citare le principali, ma l'elencazione potrebbe continuare. Si sta infatti conducendo in più sedi una lotta costante per il prevalere di una di queste forme di agricoltura; sembra proprio che mentre l'agricoltura italiana è al momento più basso del suo significato economico nel contesto delle attività italiane , i "cittadini" si accapigliano su questioni marginali. Credo che l'agricoltura italiana non debba perdersi in queste lotte di dubbio significato, ma anziché impegnarsi nei distinguo su cosa è meglio fare dovrebbe dare spazio a tutte le forme di agricoltura oggi possibili affinché si possa vedere in campo quali sono i risultati. Non escludere nulla per ragioni ideologiche, ma includere tutto per scegliere poi solo quello che appare convincente sul piano del reddito e della sostenibilità. Pertanto le piante che vengono dalla tecnologia del DNA ricombinante possono giocare un ruolo importante nel contesto italiano, così come stanno già facendo in gran parte del mondo. Opporsi è stato un errore che ci ha ulteriormente indebolito.

Voglio chiudere questo breve intervento ricordando che ad una "lobby biotech", certamente esistita ed operante, corrisponde una opposta ma simmetrica "lobby anti-biotech" (che si vuole opporre ai "danni" effettuati dalla cosiddetta agricoltura industriale: la crisi dei saperi tradizionali, il monopolio del mercato dei semi, lo sfruttamento dei piccoli agricoltori, etc... ). In base a considerazioni varie l'Unione europea, ma soprattutto l'Italia, ha, nei fatti, rifiutato i prodotti agrari della tecnologia del DNA ricombinante, generando le contraddizioni che ho cercato di elencare e accettando, di fatto la posizione della lobby antibiotech. Se invece , pur respingendo una parte degli attuali prodotti, avesse aperto alla ricerca consentendo le prove sperimentali in campo con tanto di comparazione sia qualitativa che quantitativa delle produzioni, oltre ai controlli previsti per la salute umana ed animale e per la salvaguardia dell'ambiente, allora la posizione sarebbe stata accettabile. L'attuale situazione di rifiuto non può essere condivisa dalla comunità scientifica.

Per ultimo mi sia consentito ricorrere ad una espressione che fu proferita da un pontefice della Chiesa cattolica molti anni fa, quando le novità dell'ultimo Concilio avevano disorientato i credenti divisi tra sostenitori e detrattori delle novità emerse dal Concilio stesso. Disse il Papa che nelle vicende umane si può peccare per inerzia o per intemperanza e considerato che nella lunga storia della Chiesa vi era stata molta inerzia, riteneva che fosse ormai sopportabile qualche piccola intemperanza. Proprio così! Dopo una incredibile prudenza della Europa ed in particolare dell'Italia sull'argomento OGM, mi auguro proprio che giunga , per il bene di tutti, uno scossone di "intemperanza".

 

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Diego Leva

03 giugno 2012 ore 22:43

Addendum: http://www.nature.com/embor/journal/v13/n6/full/embor201259a.html

Diego Leva

03 giugno 2012 ore 22:06

Gent.mo sig. Marciani se proprio vuole farsi una cultura in materia, ascoltando delle campane che non siano solo propaganda spicciola, le consiglio:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/28/suicidi-cotone-trilussa/243218/
http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/12/12/gli-ogm-non-sono-sterili-passando-da-vandana-shiva-e-veltroni-a-nanni-moretti/
Inoltre, all'elenco prima da me postato devo aggiungere, Greenpeace, il molto poco onorevole Capanna (Organismo politicamente riciclato) e la Fondazione Diritti Genetici (che non si sa in quale maniera è riuscita ad ottenere 20 milioni€ di finanziamento, mentre l'Università italiana boccheggia in cerca di fondi). Per quanto riguarda la questione etichettatura penso sia proprio il caso che venga alla luce che tutta la zootecnia italiana consuma soia, mais e cotone (alimentazione delle vacche da latte)OGM e prima si esce da questa ipocrisia e meglio è, spiegando che se non importassimo questi prodotti non potremmo avere molte dop, almeno non nelle quantità odierne.
PS Visto la referenzialità dei siti che mi ha postato, le consiglio di aggiungere anche l'eco della parrocchia, non sfigurerebbe, e prima che venga fuori la solita accusa di contiguità con certi ambienti ben disposti economicamente nei miei confronti, le dico che sono un Agronomo che lavora come libero professionista da 20 anni senza alcun legame con multinazionali varie o eventuale conflitto d'interessi. Saluti

andrea marciani

03 giugno 2012 ore 18:58

Egregio professor Alpi.
La "precisa volontà egemonica" si manifesta in Europa con il progressivo ingresso degli OGM nella agricoltura europea, a dispetto della fiera opposizione di agricoltori e consumatori.(praticato senza nemmeno la cortesia di un indicazione in etichetta)
Le Multinazionali Aventis (+ Glaxo)/Sygenta (+ Novartis + AstraZeneca)/Pharmacia/Monsanto/BASF/DuPont/Bayer nell'anno 2000 insieme hanno fatturato 114.5 miliardi di dollari, e che lei venga a raccontarci che in Italia la ricerca è bloccata da un complotto Slow food/Coldiretti provoca in me "un senso di noia e di disappunto come si prova per le cose che consideriamo sciocchine".
Inoltre l'aspetto scientifico in questa vicenda è del tutto marginale, lo scopo della ricerca è finalizzata esclusivamente alla privatizzazione delle sementi ed i suoi risvolti sono prettamente economici, politici e sociali, pretendere di riservare il dibattito esclusivamente agli addetti ai lavori è un espediente scorretto e pretestuoso.

andrea marciani

03 giugno 2012 ore 16:41

X il Sig. Diego Leva, posto una serie di link sui due argomenti che mi contesta, affinché possa mettere alla prova le sue indubbie capacità analitiche e la sua saccente mentalità "scientifica".

- Il primo gruppo riguarda le sementi terminator, che malgrado la moratoria richiesta dalla FAO nel 2008 stanno tornando sul mercato grazie all'azione di lobbing delle solite multinazionali su governanti e comunità "scientifica"(due comunità apparentate dalla più meschina sudditanza agli interessi del potere economico)
http://www.ipsnotizie.it/nota.php?idnews=519
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=32861
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=3082
http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=5&ved=0CGAQFjAE&url=http%3A%2F%2Fwww.inventati.org%2Finfolsf%2Fsemi.rtf&ei=cnHLT_S5FKWE4gS4qpUC&usg=AFQjCNFrsq-QAzWO2f2sjaQrsyfw3IfWHg&sig2=asHPvRWQ5RREqumrM0FjGQ
http://en.wikipedia.org/wiki/Genetic_use_restriction_technology
http://en.wikipedia.org/wiki/Monsanto
http://www.ethicalinvesting.com/monsanto/terminator.shtml
http://www.thirdworldtraveler.com/Transnational_corps/TerminatorSeeds_Monsanto.html
http://www.greenpeace.org/index.gphtmlx
http://www.etcgroup.org/en/issues/terminator_traitor

- Poi sui suicidi degli agricoltori indiani che avevo erroneamente accreditato di poche decine di migliaia di casi ma scopro ora ammontare ad oltre 200.000,(e non secondo Carlo Petrini ma secondo testate giornalistiche come la BBC, il Dailymail, Sky tv e Wikipedia)
http://en.wikipedia.org/wiki/Farmers%27_suicides_in_India
http://www.bbc.co.uk/news/world-asia-india-16281063
http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=3&sqi=2&ved=0CFwQFjAC&url=http%3A%2F%2Fwww.chrgj.org%2Fpublications%2Fdocs%2Fevery30min.pdf&ei=dXPLT8SnOKfa4QTM2-wW&usg=AFQjCNGwBln7mun0NhloD_34c2yJa2i-pQ&sig2=TRfRgXKUzR_-OqxXwaTAZg
http://www.dailymail.co.uk/news/article-1082559/The-GM-genocide-Thousands-Indian-farmers-committing-suicide-using-genetically-modified-crops.html
http://www.treehugger.com/green-food/indian-farmer-suicides-one-every-30-minutes.html
http://sanhati.com/excerpted/4504/
http://news.sky.com/home/world-news/article/16112805
http://www.sourcewatch.org/index.php?title=Monsanto_in_India
buona lettura

Diego Leva

03 giugno 2012 ore 12:58

Gent.mo sig. Alpi, condivido pienamente quanto dice, ma lo integrerei con una considerazione sulla "potenza di fuoco" dei diversi sostenitori. Slow food, la coop. la Coldiretti ecc. in questi anni hanno sommerso, grazie a molti quotidiani compiacenti che hanno fatto da cassa di risonanza, il pubblico di messaggi terrorizzanti oltre ogni limite, senza nemmeno uno straccio di contraddittorio, che ora qui si affannano a chiedere. Il livello di panzane raggiunto è, per me Agronomo, assolutamente ridicolo, per andare allo stesso livello dovrei affermare che gli OGM mi farebbero ricrescere i capelli in una notte. E se ne vedono i risultati, il sig. Andrea Marciani parla di suicidi, di OGM sterili,di terminator tutta la classica antologia di questi signori. Come dimenticare Carlo Petrini che nei suoi 10 motivi per dire no agli OGM, parlava di impossibilità della piante di resistere alle mutazioni (???). Ben venga il confronto, ma quello vero, perchè quello degli ultimi anni è stato assolutamente falsato e soprattutto con dati veri reali scientifici, perchè questi non hanno più versioni a seconda di chi li legge. Saluti

Sergio Cozzaglio

02 giugno 2012 ore 23:47

Ora mi aspetto la pubblicazione in questa sede di un articolo altrettanto dettagliato contro gli OGM. Per dover di cronaca.

andrea marciani

02 giugno 2012 ore 17:41

Molto ragionevole l'intervento di Davide, e potrebbe essere anche risolutivo, se dietro ad articoli di questa sorta ed a tutti i divulgatori "scientifici" pro OGM non ci fosse una precisa volontà egemonica, un poderoso apparato economico di aziende multinazionali intenzionate a spezzare la relativa, residua, autonomia produttiva degli agricoltori, che sono forse l'ultima categoria di lavoratori manuali non completamente inghiottiti nel tritacarne del capitalismo globalizzato.

Mi è capitata sott'occhio tempo fa una deliziosa vignetta in cui un funzionario in giacca e cravatta, con la sua brava 24ore targata FMI, guardando esterrefatto due contadini asiatici accanto al loro bufalo d'acqua in un risaia, esclamava: "Cosa? vi fate da soli il vostro cibo?!, ma è inconcepibile!!!"
Questo dotto articolo suona proprio come quella vignetta, ma è molto più minaccioso e sinistro, perché questo genere di manipolazioni prezzolate funzionano, e già si contano decine di migliaia di contadini morti suicidi per le fregature che in India ha tirato loro la Monsanto con i suoi semi "terminator" e accanto alla jattura delle sementi brevettate e privatizzate avanza di pari passo il land grabbing, il neo latifondismo, operato col denaro falso forgiato a profusione nel grande video game dei mercati finanziari e che sta rendendo schiave intere comunità di popolazioni indigene d'Africa e America latina, che da piccoli proprietari ti terra, artefici di una modesta ma dignitosa e saggia agricoltura di sussistenza, vengono trasformati in braccianti sfruttati e disprezzati.

Giuseppe Sarasso

02 giugno 2012 ore 16:53

Alla base del rifiuto degli OGM da parte di alcune organizzazioni agricole vi è la consapevolezza della mancanza di competitività economica dovuta a carenze organizzative, tecniche e dimensionali. Propagandare la superiorità del prodotto tradizionale è il modo più semplice per sopravvivere, rimandando il problema della riorganizzazione aziendale. Fino a quando durerà? Le bugie hanno le gambe corte....

davide novello

02 giugno 2012 ore 10:31

Gent.mo Amedeo,
la ringrazio per l’interessante articolo, e mi permetto di postare un mio breve commento.
Credo innanzitutto che il dibattito tra pro e contro OGM possa durare altri 15 anni - e oltre. Essendo un argomento per addetti ai lavori - una base di concetti di biologia bisognerebbe averla per poter parlare di certe cose - l’opinione del pubblico si fa anche su base emotiva e - come ogni opinione - anche sulla base della propria esperienza (del nostro Dizionaio, direbbe Eco).
Lei parla di “straordinarie potenzialità” delle tecniche del DNA combinato, non lo metto in dubbio, ma se ci credo, lo faccio sulla fiducia, perché non possiedo un background tecnico e scientifico da poter sostenere una diatriba pro o contro OGM. Su cosa posso basare il mio giudizio? Sull’esperienza. Pensi a tutte le soluzioni chimiche utilizzate soprattutto dagli anni ‘60 in poi. Erano sicure e straordinarie anche queste. I “pro” di quei tempi dicevano che avrebbero risolto addirittura - addirittura - il problema della fame nel mondo. E le centrali atomiche non erano sicure? E allora la Germania e la Svizzera che hanno deciso di chiuderle?
Ma poi, che motivo c’è di alimentare questo “estenuante” dibattito pro e contro? Si vuole convincere a tutti i costi chi è “contro” a diventare “pro” e chi è “pro” a diventare “contro”. Allo stesso modo io potrei convincere una persona a cui non piace la cioccolata a diventarne un cultore. A che scopo? Perché tutte le persone del mondo mangino la cioccolata?
Facciamo una cosa di buon senso. Mettiamo un’etichetta sui prodotti dove venga specificato se sono ottenuti con o senza OGM. I contrari non mangeranno quei prodotti, i favorevoli li mangeranno. Punto.
Cordiali saluti,
Davide Novello
http://www.giardinaggiosemplice.com