Bio e Natura

Green marketing per il settore agro-forestale

Il mercato volontario dei crediti di carbonio rappresenta un investimento e, nel medio-lungo periodo, una strategia di riduzione dei propri costi di produzione

02 aprile 2011 | R. T.

Nella lotta al cambiamento climatico in Italia, come in tutto il resto del mondo, si sono diffuse, parallelamente al Mercato regolamentato dei crediti di carbonio creato per l’attuazione del Protocollo di Kyoto (PK, 1997), azioni di carattere volontario che nascono dall’interesse e dalla sensibilità della società civile. L’avvio di queste iniziative nasce sicuramente da nobili motivazioni etiche e dalla consapevolezza di far parte di un sistema complesso in cui anche il singolo può contribuire al raggiungimento degli obiettivi globali di lotta al cambiamento climatico. Ma per organizzazioni profit e non-profit, amministrazioni locali e singoli cittadini, rappresentano anche un investimento di green marketing, e nel medio-lungo periodo, una strategia di riduzione dei propri costi di produzione.

Il Mercato volontario dei crediti di carbonio si basa su diverse tipologie di intervento e su meccanismi analoghi a quelli definiti per il Mercato regolamentato del PK, di cui pur non adempiendone le procedure formali ne rimane comunque condizionato, in termini metodologici ed economico-finanziari. Per questo motivo il Mercato volontario è un incubatore di innovativi protocolli, registri, alleanze, e tipi di progetto, presentando inoltre, grandi potenzialità di sviluppo. Si sta però sviluppando in modo poco ortodosso, con una scarsa e poco chiara regolamentazione di riferimento, standard e certificazioni univoche.

Al centro del sistema volontario vi è il credito di carbonio, cioè il corrispettivo d’una tonnellata di anidride carbonica equivalente (tCO2eq), non emessa in atmosfera da qualsiasi attività realizzata attraverso investimenti specifici, che può diventare contrattabile sul mercato. Ciò avviene attraverso l’attuazione di progetti per la riduzione delle proprie emissioni (emissione di CO2 evitata) e la successiva compensazione di quelle residue con interventi per esempio di forestazione, riduzione della deforestazione e degradazione delle foreste (assorbimento di CO2). Le iniziative compensative possono inoltre essere realizzate per ogni altra emissione da attività o prodotto esistente (organizzazione di un evento culturale o sportivo, feste e matrimoni, uso dell’autovettura, la propria abituale abitazione, stampa e acquisto di libri), o di qualsiasi altro oggetto di consumo, ecc.

Le tipologie di crediti prodotti da queste attività possono essere distinti in quelli utilizzabili nel Mercato volontariato e quelli utilizzabili nel Mercato regolamentato e riconosciuti quindi dal PK. Ogni tipo di credito di carbonio aderisce comunque a un particolare standard o certificazione di un ente terzo indipendente. Il Protocollo distingue sette tipi di crediti di emissione non solo sulla base della loro provenienza (da progetti CDM, JI, etc) ma anche dalla computabilità rispetto all’obiettivo di riduzione del CO2 e dalla scambiabilità e trasferibilità al

successivo periodo di adempimento. I crediti di emissione provenienti da progetti volontari sono invece conosciuti come Voluntary Emissions Reductions (VERs) o più semplicemente Emission Reduction se non verificati da un ente terzo. In caso di verifica, il credito volontario (ad esempio in seguito alla verifica di un progetto CDM da parte di un Designed Operational Entity) assume la denominazione di Verified Emission Reduction (VER).

Il Mercato volontario globale comprende le transazioni dei crediti che avvengono tramite il Chicago Climate Exchange (CCX), mercato integrato con sola sede negli Stati Uniti a cui aderiscono imprese, associazioni, università, municipalità, ecc. che partecipano sottoscrivendo impegni precisi di riduzione; e quelle Over The Counter (OTC), rappresentato da varie tipologie di soggetti che non rispondono a regole comuni. Tramite queste agenzie grandi organizzazioni, imprese e singoli cittadini possono investire direttamente in specifici progetti raggiungendo i propri obiettivi di contenimento delle emissioni. Come tutti i mercati azionari, anche quello del carbonio, dipende in primo luogo da informazioni trasparenti e affidabili, che purtroppo per tale mercato risultano a volte estremamente difficili.

L’incremento di interesse registrato negli ultimi anni per la riduzione volontaria delle emissioni e il conseguente ampliarsi del mercato, per quantità e valori scambiati, ha portato ad una maggiore attenzione dell’opinione pubblica e allo sviluppo di interessati e innovative iniziative locali che coinvolgono in particolare il settore forestale. La funzione svolta dagli ecosistemi forestali nella lotta ai cambiamenti climatici globali in corso è ampiamente riconosciuta sia in ambito scientifico che politico, sia dal grande pubblico che dai media, ed ha generando grandi aspettative di sviluppo per il settore produttivo, sempre più in crisi, ad essi collegato.

A partire dal 2003 e con frequenza crescente, nel nostro Paese vengono stipulati accordi volontari da parte di tre soggetti privati che svolgono il ruolo di mediatori tra chi, attraverso progetti forestali (piantagioni ex novo, miglioramento della gestione, ecc) fornisce crediti di carbonio e coloro che vogliono ridurre e/o compensare le proprie emissioni. Molte sono anche le iniziative volontarie promosse da enti territoriali, come ad esempio, uno per tutti, il Mercato Carbomark, attivato con il progetto LIFE07 ENV/IT/000388 e promosso dalle regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia. Un particolare interesse per i Mercati volontari cresce, infatti, da parte delle amministrazioni locali che intravedono una nuova entrata alle loro sempre più ristrette finanze.

Per questo motivo l’Osservatorio Foreste dell’Istituto Nazionale di Economia Agraria (INEA) insieme alla Compagnia delle foreste, ha deciso di approfondire il tema legato alla compensazione delle emissioni di CO2 e altri gas serra, attraverso i progetti forestali non solo perché si tratta di un argomento di estrema attualità e interesse ma soprattutto per comprendere i meccanismi, i principi e l’efficacia delle numerose iniziative che in Italia si stanno sempre di più sviluppando e che presentano ancora molti lati oscuri.

L’indagine svolta tra il 2008 e il 2009 sul panorama nazionale degli accordi volontari si è conclusa con una pubblicazione che evidenzia le criticità di questo sistema, ne coglie le opportunità e propone spunti utili per rafforzare il Mercato volontario dei crediti di carbonio in Italia al fine di renderlo più dinamico, trasparente ed efficace, anche in relazione con il Mercato regolamentato e gli impegni sottoscritti dal nostro Paese con il PK.

Il 31 Marzo presso la sede di Roma del’INEA verranno presentati i risultati di questo lavoro e con l’occasione aperta una discussione pubblica tra i principali portatori di interesse sul tema e le autorità nazionali competenti, al fine di individuare spunti utili a definire una comune strategia nella lotta al cambiamento climatico che riconosca agli imprenditori agricolo forestali delle aree rurali e montane il loro ruolo nella fornitura di un servizio ambientale.

Nel nostro Paese, infatti, la vendita dei crediti di carbonio da parte dei proprietari e/o gestori forestali assume contorni critici, in quanto i processi di riforestazione e gestione forestale sono già utilizzati dal Governo italiano per il rispetto degli impegni presi in sede di PK. Il nostro Paese, al momento, considera acquisite per gli obiettivi di Kyoto tutte le attività forestali ma, al contrario di altri settori quali l’energia o i trasporti, non ha effettuato alcun investimento per interventi rivolti al miglioramento della sua efficienza.

A oggi, il proprietario di un’area boscata se vuole mantenere efficiente il suo fondo, si trova a dover affrontare degli interventi in perdita, con i conseguenti problemi di abbandono, mancato sfruttamento delle risorse e sopratutto minori vantaggi ambientali e sociali.

Non vedendosi all’orizzonte incentivi rivolti al settore, il Mercato volontario potrebbe rappresentare un’alternativa efficiente per garantire la gestione attiva del territorio e ottenere interessanti risultati ambientali sia a livello locale che nazionale. Inoltre, un imprenditore e/o proprietario agricolo e/o forestale potrebbe, in linea teorica, ottenere anche redditi aggiuntivi dalla vendita dei crediti ottenuti dal suo lavoro di gestione per l’aumento dello stock di carbonio nella biomassa epigea, ipogea, nella lettiera e nel suolo. In particolare, gli interventi compensativi forestali possono prevedere la realizzazione di piantagioni, il miglioramento dei boschivi esistenti, investimenti di prevenzione dei fenomeni di disboscamento o di danneggiamento delle foreste esistenti, la realizzazione di impianti per la produzione di biomasse a uso energetico, l’adozione di particolari tecniche agronomiche e selvicolturali, ecc.

È importante che le amministrazioni competenti (Stato e Regioni), i proprietari e i gestori delle foreste, comprendano la reale portata delle opportunità di mercato, acquisiscano familiarità con l’andamento dei Mercati, sviluppando intese concertate sul riconoscimento dei servizi svolti da una corretta gestione delle foreste (Ciccarese, 2009). Allo stesso tempo il settore forestale nazionale deve prendere consapevole del ruolo che può svolgere, proponendosi parte attiva nel contesto delle opportunità e degli effetti associati alle politiche di lotta ai cambiamenti climatici, dove l’assorbimento di CO2 rappresenta solamente uno dei molteplici servizi ecosistemici offerti dalle foreste.

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