La voce dell'agronomo
I VIGNERON DIVENTANO TERRORISTI E METTONO A FERRO E FUOCO UNA REGIONE. DOPO LE PAROLE I FATTI, IN UNA ESCLATION DI VIOLENZA
Ritorna in azione il Comité d'Action Viticole che svuotò interi serbatoi di vino importato. Ora rivendica le numerose esplosioni a carico di supermercati nel sud della Francia. Queste forme di protesta estremista possono contagiare l'Italia?
05 maggio 2007 | Alberto Grimelli
Il CAV (Comité d'Action Viticole), il movimento di protesta dei vitivinicoltori francesi, particolarmente attivo nel Languedoc Roussillon, ha rivendicato le numerose esplosioni ed incendi a carico di supermercati di varie città del sud della Francia.
Si tratta di avvenimenti inquietanti che segnano una escalation di tensione e violenza, dopo che qualche mese fa attivisti del CAV svuotarono serbatoi di vino dâimportazione nei porti e nelle cantine di importanti importatori francesi.
Gli attentati di queste ultime settimane non hanno fatto registrare nessun ferito, ma le esplosioni hanno causato danni ingenti alle strutture dei punti vendita oggetto della protesta.
I fatti hanno portato all'arresto, a Montpellier, del direttore della cooperativa l'Occitane.
Preoccupano però le nuove modalità di stampo terroristico della protesta dei produttori del sud della Francia, che attribuiscono la responsabilità dell'attuale crisi di vendite di vino nella regione alle autorità nazionali ed europee.
Si tratta di una grave emergenza prima di tutto sociale che coinvolge un settore che, dai primi del 1900, era tranquillo e pacifico.
Si sta quindi risvegliando un movimento contadino che, anche nel nostro Paese, assunse connotati di brigantaggio e di violenza.
Eâ inquietante notare come, anche se è trascorso un secolo dalle rivolte contadine, le ragioni che portano gli agricoltori in piazza e ad azioni estreme siano le stesse di quel passato remoto, ovvero redditi troppo bassi per considerarsi dignitosi.
Dai primi del 1900 la scolarizzazione nelle campagne è assai diffusa, alle volte eccellente, e non possono essere imputate allâignoranza reazioni così violente, estremistiche e terroristiche.
Evidentemente nel Languedoc Roussillon il grado di esasperazione degli agricoltori, o per lo meno di una frangia di essi, ha raggiunto tali livelli da considerare lecito ogni forma e mezzo di lotta.
Lâaugurio è che le autorità francesi e quelle europee siano in grado di spegnere presto questo focolaio di fortissima tensione sociale non soltanto attraverso misure giudiziarie o poliziesche ma anche di politica agraria.
In caso contrario non è da escludersi che altre realtà rurali, ugualmente esasperate, anche nel nostro Paese, traggano spunto dagli episodi francesi, creando nuove cellule terroristiche che in nessun caso potranno trovare il sostegno di Teatro Naturale.