La voce dell'agronomo
Pensioni più alte per i liberi professionisti italiani
Dopo quasi sei anni di rendimenti estremamente bassi o addirittura nulli ora la riforma Dini produce per i liberi professionisti italiani dei coefficienti di rivalutazione pensionistici particolarmente elevati. E' tempo di scelte
25 novembre 2025 | 14:00 | Roberto Accossu
Il 2026 porta ai liberi professionisti italiani iscritti alle Casse di Previdenza, come peraltro previsto, una buona notizia.
Infatti, con la nota Protocollo Generale 1915604/25 del 16/10/2025 P 01, l’ISTAT ha comunicato al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e alla Direzione Generale per le politiche previdenziali e assicurative - Divisione V - il tasso annuo di capitalizzazione per la rivalutazione dei montanti contributivi relativamente all’anno 2025.
La nota ISTAT riporta: “Ai sensi dell’art. 1, comma 9, della Legge n. 335 del 8 agosto 1995 e del Decreto legislativo 30 aprile 1997, n. 180 e con riferimento alla comunicazione di cui alla nota prot. SP/561.12 del 23 maggio 2012, si comunica il valore del tasso annuo di capitalizzazione ai fini della rivalutazione dei montanti contributivi relativamente all’anno 2025”.
Il tasso medio annuo composto di variazione del prodotto interno lordo nominale, nei cinque anni precedenti il 2025, risulta pari a 0,040445 e, pertanto, il coefficiente di rivalutazione è pari a 1,040445”.
Per il quarto anno consecutivo il coefficiente di rivalutazione dei montanti individuali continua a crescere, pur in un contesto economico caratterizzato da un Prodotto Interno Lordo (PIL) non certo esaltante, grazie al meccanismo previsto dalla legge Dini sulle pensioni.
L’automatismo previsto dalla riforma Dini, che per anni ha determinato, per gli iscritti alle Casse di Previdenza, dei rendimenti estremamente bassi o addirittura nulli (anni 2015 - 2021) produce ora dei coefficienti di rivalutazione particolarmente elevati, come si può osservare dalla progressione dei coefficienti di rivalutazione dei montanti, di seguito riportata, applicati negli ultimi 5 anni:
- anno 2021 0,0000 %
- anno 2022 0,9756 %
- anno 2023 2,3082 %
- anno 2024 3,6622 %
- anno 2025 4,0445 %
Ciò impone un’attenta riflessione sui versamenti che il libero professionista dovrà e/o potrà effettuare nei prossimi anni alla propria cassa di previdenza, perché dall’applicazione del comma 9 dell'art. 1, della L 335/1995: “Il tasso annuo di capitalizzazione è dato dalla variazione media quinquennale del prodotto interno lordo, (PIL) nominale, appositamente calcolata dall'Istituto nazionale di statistica (ISTAT), con riferimento al quinquennio precedente l'anno da rivalutare” scaturiranno nel prossimo quinquennio dei coefficienti di rivalutazione dei montanti più elevati dei rendimenti offerti dai titoli di stato e dal mercato obbligazionario.
Basti osservare che, attualmente, sul mercato dei titoli di stato italiani e sul mercato obbligazionario, non esistono dei rendimenti così alti e ciò è facilmente verificabile sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ove risulta che il BTP a 30 anni - data di emissione 13 novembre 2025 e data di scadenza 17 novembre 2055 - ha un rendimento lordo 4,30%.
Perciò il prossimo quinquennio sarà caratterizzato, inizialmente, da dei coefficienti di rivalutazione dei montanti più alti dei migliori rendimenti netti delle obbligazioni o delle scadenze più lunghe dei titoli di stato per poi raggiungere un sostanziale equilibrio sul finire del periodo.
Occorre ricordare che il sistema contributivo assegna ad ogni iscritto alla cassa di previdenza un proprio montante contributivo, che rappresenta la somma di tutti i contributi versati dall’iscritto durante la sua attività professionale, rivalutati ogni anno in base alla crescita media quinquennale del Pil nominale.
Al compimento dei requisiti anagrafici, il montante individuale viene trasformato, tramite il coefficiente di trasformazione, che varia in relazione all’età, nella pensione.
Più elevata è l’età in cui si va in pensione, più alto sarà il coefficiente di trasformazione e, conseguentemente, più alta sarà la pensione, come evidenziato dal Decreto n. 436/2024, pubblicato dal Ministero del Lavoro, che riporta i coefficienti di trasformazione dei montanti contributivi per chi andrà in pensione nel biennio compreso tra il 1°gennaio 2025 e il 31 dicembre 2026.

Pertanto, per il libero professionista iscritto alle casse di previdenza, prossimo alla pensione, si pone la scelta se posticipare l’acquisizione della propria pensione usufruendo di rendimenti elevati sui propri montanti individuali ed avere dei coefficienti di trasformazione più alti, oppure percepire subito la pensione e avere delle rivalutazioni del proprio assegno pensionistico più basse.
Il sistema contributivo impone, per avere delle pensioni decorose, oltre a dei versamenti contribuitivi elevati anche una continuità nei versamenti previdenziali.
Normalmente i contributi soggettivi versati dai liberi professionisti alle casse di previdenza sono nettamente inferiori ai contributi versati dai dipendenti, pubblici e/o privati.
Per ovviare a questo le casse di previdenza hanno concesso l’opportunità agli iscritti di effettuare la supercontribuzione volontaria, aumentando così la percentuale del contributo soggettivo che l’iscritto può versare nell’anno.
Gli elevati coefficienti di rivalutazione dei montanti, previsti per il prossimo quinquennio, offrono la possibilità di far crescere, sensibilmente, il montante individuale dell’iscritto alla cassa, al fine di rispettare l’assioma che chi ha versato di più e per un periodo più lungo, percepirà una pensione più alta.
Ricordando, inoltre, che la rivalutazione della pensione differisce dalla rivalutazione dei montanti contributivi.
Infatti, la rivalutazione dell'assegno pensionistico è legata all'inflazione mediante un meccanismo attraverso il quale l'importo della pensione viene adeguato all'aumento del costo della vita calcolato dall'ISTAT, mentre il coefficiente di rivalutazione dei montanti è legato proporzionalmente alle dinamiche del PIL.
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