La voce dell'agronomo
Sognare è lecito nel mondo dell'olio d'oliva, qualche volta
Alla vigilia di una campagna olearia complicata e difficile, occorre fare il pieno di energia positiva e propositiva. Occorre credere che sognare è lecito, non è utopia, perchè nel mondo dell'olio d'oliva ci sono tanti sognatori. E allora tutto diventa possibile
07 settembre 2018 | Alberto Grimelli
Ho sognato imprenditori oleari che pensino al territorio, alle proprie radici, alla propria famiglia ma sappiano guardare oltre, lanciando lo sguardo oltre la siepe.
Ho sognato che esistano uomini, e donne, che sappiano coniugare la tradizione e la storia dell'olio d'oliva italiano con il progresso.
Ho sognato aziende che possano ingrandirsi, anche valicando la soglia burocratica delle piccole medie imprese, senza perdere la loro natura artigiana.
Sogno uomini, e donne, che credano nel mondo olivicolo-oleario, che lo facciano parte di loro stessi, come una seconda pelle.
Sogno uomini, e donne, caparbi, arrabbiati e affamati che non si stanchino mai di lottare per un settore che farebbe appassire anche l'amore più appassionato.
Sogno aziende che sappiano mettersi in rete, che sappiano insegnare il mestiere, che capiscano che l'unione fa davvero la forza.
Sogno aziende che siano mature, non si facciano prendere dalle mode o dalle furberie del momento, che siano più realiste del re, ma che conservino e anzi spronino azioni frutto dell'incoscienza della giovinezza.
Sogno uomini e donne, un po' folli e un po' saggi, che, nel bene e nel male, nei successi e negli errori, possano essere un modello per un'Italia olivicola allo sbando.
E' ancora lecito sognare in un'Italia che ha perso la bussola, in un mondo in tumulto, in un sistema capitalistico abbruttito e speculatore?
Se a sognare si è da soli, allora il sogno rimane sterile e vuota utopia.
Sognare da soli, alla lunga, può intristire e demotivare.
Se a sognare si è in tanti, allora il sogno può diventare un progetto e il progetto può diventare realtà.
Questo ho appreso a Reggello, per l'inaugurazione del nuovo stabilimento del Frantoio Santa Tea.
Una bella lezione e una bella carica di energia.
Grazie.
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09 settembre 2018 ore 13:16Caro Alberto, complimenti per questo articolo. Io, per ricominciare a sognare, ho abbandonato un posto in università (sono Fisica) a 41 anni, mi sono trasferita dalla Lombardia alle Marche e ho imparato a fare il contadino e l'olivicultrice. Tratto i miei olivi come tratto i miei cagnolini: come se fossero dei figli. Purtroppo i concetti di cui scrivi non penetrano la dura scorza delle vecchie generazioni. Fare rete è difficile. Ma è possibile, e vale davvero la pena di battersi per un'agricoltura diversa...
Stefania Marini