La voce dell'agronomo 09/02/2013

Gestione Epap. E' ora di cambiare: mors tua, vita mea

Gestione Epap. E' ora di cambiare: mors tua, vita mea

Le scuse stanno a zero, quasi quanto i quattrini in cassa. La gestione finanziaria dell'Epap è deficitaria. Vi sono 75,5 milioni di ragioni a testimoniarlo. Scoperti i responsabili forse è il caso di applicare un vecchio detto: chi rompe paga e i cocci sono suoi


Gentile Presidente Pirrello,

sono lievemente turbato dai toni e dai contenuti dei suoi ultimi editoriali che, naturalmente, essendo iscritto Epap, seguo con attenzione, sperando di trovarvi segnali di speranza e di ottimismo.

Ogniqualvolta ricevo infatti un articolo da parte del Dott. Roberto Accossu ho un travaso di bile. Possibile che i soldi vengano gestiti con tale e tanta disinvoltura? Possibile accumulare, anno dopo anno, perdite tanto gravi? Va bene Lehman Brothers ma ormai è accaduto anni fa e le perdite dovrebbero essere già ripianate. Invece la falla si apre sempre più, almeno stando ai dati e ai numeri, mai confutati, forniti dal Dott. Accossu.

In effetti, glielo debbo riconoscere, è parecchio arduo confutare numeri che provengono dagli stessi bilanci dell'Epap o, tutt'al più, dalla Corte dei Conti, ma almeno si può provare, magari con un po' di umiltà e rispetto nei confronti degli iscritti alla Cassa.

Già, perchè, il sottoscritto si sente bellamente preso per i fondelli, dal che un doppio travaso di bile, quando lei afferma “investire non è facile, ciascuno di noi, oggi come oggi, se ereditasse mezzo milione di euro avrebbe serie difficoltà ad investirlo in modo sicuro e redditizio, provare per credere.” La prossima mossa dell'ente quale sarà? Indire un referendum su quale investimento è migliore? Avviare una consultazione pubblica per ricevere suggerimenti e consigli? In realtà, poi, per avere rendimenti migliori di quelli ottenuti nel 2012 e da lei dichiarati (4%) sarebbe bastato investire in Btp italiani. Non parlo della Borsa, che per lei certamente ha un profilo eccessivamente “speculativo”. Mi riferisco proprio ai tanto deprecati titoli di debito pubblico italiani. Rischiosi forse? Più dei titoli tossici della Lehman Brothers?

Va beh, andiamo oltre. “E allora succede che un titolo può guadagnare e un altro può perdere; tutto questo è contenuto in un ben definito progetto di investimento che coinvolge il Consiglio di Indirizzo Generale e il Consiglio d’amministrazione, oltre a un consulente e a esperti dell’ufficio finanziario interno all’Epap” Lo ha detto lei, nero su bianco. Bene, bene. Scopriamo alcune cose. Prima di tutto che i nostri soldi vengono giocati come al Casinò. Rosso vince, nero perde... Da rabbrividire e in secondo luogo che queste scommesse sono avvallate da un bel terzetto: CDA, CIG e consulenti vari. Finalmente, c'è voluto un po' ma meglio tardi che mai, possiamo scoprire i nomi e i cognomi dei responsabili dei conti in disordine dell'Epap.

Già che siamo in vena di proposte, gliene lancio io una. Perchè non applicare anche all'Epap un vecchio e saggio detto? Chi rompe paga e i cocci sono suoi... Mi ballano in testa 75,5 milioni di ragioni per applicare questo proverbio. A titolo personale, esprimendole la mia più sincera sfiducia nella gestione della Cassa, chiedo gentilmente o le dimissioni, in massa, dei suddetti organi, o la fornitura, già a partire da quest'anno, di una nutrita scorta di Maloox per ciascun iscritto. Sono sicuro che il bruciore di stomaco aumenterà alla lettura del nuovo bilancio e prevenire è meglio che curare. Almeno si eviterà di avere un'intera generazione di agronomi con l'ulcera.

Come ha infatti avuto la compiacenza di ricordare a un giovane professionista come il sottoscritto, la nostra pensione sarà da fame, almeno avrò la speranza di non mangiarmela tutta in medicine.

Condivido, forse l'unico punto su cui siamo d'accordo, il suo appello alla creazione di montanti più sostanziosi al fine di avere pensioni adeguate.

Da qui in poi, però, le strategie divergono completamente.

Lei vuole aumentare i contributi, tutti, soggettivo e integrativo, al fine di garantire questo risultato. Di per sé non è una strategia sbagliata se non fosse che io devo avere fiducia nelle persone a cui verso una buona percentuale del mio reddito, altrimenti tenderò a tenermelo e a gestirmelo in proprio. La fiducia si conquista giorno per giorno e sulla base dei risultati ma questi ultimi scarseggiano in Epap. Sapere che la gestione dei fondi viene fatta come al Casinò non mi conforta, anzi, a questo punto, sperpero per sperpero, preferiscono giocarmeli dove voglio e con chi voglio. Li perderò? Almeno me li sarò goduti. Forse è questa la motivazione per cui solo un'esigua minoranza si avvale della possibilità di pagare percentuali di contribuzione più elevate? Forse non solo il sottoscritto si sente cornuto e mazziato.

E' la stessa sensazione, ahimè, che sentiranno a breve chi, come il sottoscritto, è passato per il triennio di contributi dimezzati. Infatti per i primi tre anni di iscrizione alla Cassa, il professionista può versare la metà dei contributi previsti. A prima vista un'agevolazione, solo dopo qualche tempo si percepisce la fregatura. Versamenti dimezzati equivale a pensione dimezzata. Era sicuramente nobile l'intento di aiutare l'avvio d'attività da parte dei giovani ma così li si penalizza. Sarebbe stato molto diverso se la differenza tra quanto effettivamente versato e il dovuto fosse stata coperta con contributi figurativi, a spese dell'Epap. Già ha un costo, che però potrebbe essere coperto dal fondo di riserva, riempito con i guadagni di un'attenta gestione finanziaria.

Con un fondo di riserva si possono fare molte cose, come ad esempio chiedere al Ministero vigilante di aumentare i montanti.

Già, che stupido, dimenticavo. Ora è vuoto. O quasi.

Chiudo con un'altra locuzione, latina ma d'origine medioevale: mors tua, vita mea. Francamente non ho molta voglia di morire di fame in vecchiaia. Tragga lei le conclusioni.

Distinti saluti

 

Alberto Grimelli

di Alberto Grimelli

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