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La favola dell'olio lampante e la verità dell'olio extravergine di oliva

La favola dell'olio lampante e la verità dell'olio extravergine di oliva

La moneta cattiva scaccia sempre quella buona, anche nel mondo dell'olio di oliva. Pensare che la certificazione sia la motivazione di acquisto, significa scambiare la causa per l’effetto

12 settembre 2024 | T N

Caro Direttore,

risponderei alla tua risposta: con la scusa del lampante, ci ricordi alcune verità che meritano un commento.

Tenere accesa la fiammella del buon senso, sovente non porta risultati, ma almeno riscalda il cuore.

“In realtà chi conosce, o non riconosce, il valore dell’extravergine è il consumatore”: 

è dura da accettare, perchè la qualità non sta nel prodotto, ma nella testa del consumatore.

Nel prodotto ci sono le caratteristiche (oggettive): nella testa del  consumatore le valutazioni (soggettive), da cui dipendono le decisioni.

Michele Ferrero diceva “cercate i compratori, non siete voi che vendete, sono loro che acquistano”.

La realtà diventa sempre una questione soggettiva:  vale quello che penso, non quello che hai detto.

“Se l’extravergine, nella mente del consumatore, ha la stessa utilità della carta igienica, ovvio che sceglierà quello al prezzo inferiore….” è una legge  di gravità: la moneta cattiva scaccia sempre quella buona.

Non si tratta di combattere la moneta cattiva (si fa solo il suo gioco): bisogna fare altro.

Ieri, oggi e domani: qualche anno fa, il Made in Italy agroalimentare fatturava 30 miliardi all’esportazione, l’Italian sounding era a 60 miliardi, nel 2023  il Made in Italy è arrivato a 60 miliardi, l’italian sounding a 120 miliardi.

I consumatori ci sono: si tratta di continuare a cercarli, fino a quando non si trovano.

“Facciamo l'esempio di Dop/Igp: i prodotti a denominazione di origine che riscuotono davvero successo sul mercato (…....) sono conosciuti, riconosciuti e apprezzati indipendentemente dalla certificazione Dop o Igp”.

Pensare che la certificazione sia la motivazione di acquisto, significa scambiare la causa per l’effetto e credere che basti gridare chicchirichì, per far sorgere il sole.

Non basta imitare quello che fanno i prodotti di successo (la pubblicità, le convention, le fiere, le degustazioni………), per avere gli stessi risultati.

La certificazione non è la chiave che apre le porte, è la maniglia che aiuta a tenere la porta aperta: quando finisce il ciclo dell’economia di prodotto e inizia quello dell’economia di mercato, le porte sono chiuse a chiave, dall’interno.

“serve una rivoluzione culturale ………”:

Proprio quella che chiedeva Alberto Einstein “non è possibile risolvere un problema con lo stesso livello di pensiero che ha creato il problema" e quella che reclamava Churchill “coloro che possono vincere bene una guerra, raramente possono fare una buona pace e coloro che potrebbero fare una buona pace, non avrebbero mai vinto la guerra”.

Gigi Mozzi

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