La voce dei lettori 08/09/2023

La certificazione Ultra Premium dell’olio d’oliva fa discutere

La certificazione Ultra Premium dell’olio d’oliva fa discutere

Ci scrive Demetrio Bernabini contestando la linea intrapresa dalla Spagna nel 2022 che favorirebbe solo i grandi produttori. Perché creare una nuova categoria?


Buongiorno,

vorrei fare un commento a seguito della lettura del vostro articolo "Nasce l’olio extra vergine di oliva ultra premium, con la benedizione del Coi".

Da come viene impostato il discorso e commentata la proposta con elogi e positività, ne deduco che questo articolo è stato impostato non tenendo in considerazione il parere di noi produttori che già oggi produciamo eccellenze riconosciute a livello nazionale, internazionale e locale tramite concorsi aventi metodologia di valutazione veramente certificata sotto ogni aspetto.

Personalmente ne ho discusso a livello nazionale come rappresentante dell'Emilia Romagna in riunione del gruppo di interesse olio della Cia agricoltori italiani. Purtroppo è una trovata molto furba da parte dei grossi produttori (commercianti di olio) per far sì che possano dire il mio olio è il migliore, dico questo perché inevitabilmente ciò che ne conseguirà sarà un elevato costo di certificazione che peserà principalmente su piccoli olivicoltori e piccoli frantoi o comunque chi lavora prodotti di nicchia e di piccole dimensioni di lotto per capirci. Al contrario chi lavorerà su partite di grosse in particolare i grossi commercianti ne trarrà sicuramente vantaggio, al netto che chi vorrà essere disonesto potrà anch'esso guadagnarci visto che il sistema dei controlli nazionali sulle frodi olivicole è ad oggi fortemente inefficace.

Per riassumere non sarebbe meglio prima garantire che effettivamente tutti gli oli etichettati extravergini risultino tali veramente di creare una nuova categoria?

Piccola nota in più che faccio notare. vi siete accorti che il parametro alcol esteri non è stato menzionato nella categoria ulteriore? Ricordo che sono quelle sostanze che si trovano più spesso tra gli oli difettati della GDO, una strana coincidenza per non pensar male.

Demetrio Bernabini

Podere La Torre

Gentile Sig. Bernabini,

chi le scrive, più di dieci anni fa, fu un sostenitore del progetto Alta Qualità dell’olio extra vergine di oliva italiano (SQN).

Di fronte al fallimento della denominazione commerciale “olio extra vergine di oliva” come veicolo di qualità e valore aggiunto, oltre al sostanziale immobilismo del settore delle denominazioni di origine, la cui penetrazione di mercato è e resta di nicchia, interrogarsi su nuove formule per dare valore aggiunto è imperativo.

Purtroppo, e lo dico amaramente, invocare controlli e pene severe per i furbetti dell’olio serve a poco. Dopo anni di inchieste giudiziarie e giornalistiche il mercato dell’olio extra vergine di oliva non è cambiato. Queste inchieste hanno avuto, molto spesso, ampissima eco mediatica ma uno scarso impatto a livello dei consumi.

A parte poche eccezioni, l’utilizzo degli strumenti normativi e non a disposizione degli olivicoltori e frantoiani non garantisce valore aggiunto al prodotto. E’ un dato di fatto.

L’Alta Qualità per l’olio italiano, realizzata dieci anni fa, poteva essere un interessante progetto per differenziare, anche su dati oggettivi e non solo di storytelling, l’extra vergine nazionale da quello di altre nazioni o dalle miscele di oli comunitari. Il messaggio sotteso era: compra italiano perché è oggettivamente meglio.

La Spagna, con la benedizione di Deleo e Dcoop, attori che commercializzano insieme più del doppio della produzione nazionale, ha avviato il progetto Ultra Premium, che ancora non è disponibile in commercio, soprattutto per dimostrare che l’olio spagnolo è ottimo, persino migliore di quello italiano che invece risponde solo ai requisiti dell’extra vergine. Che poi abbiano creato un disciplinare su misura della Spagna olivicola è del tutto normale, visto che si parla della loro produzione.

Dall’articolo in questione, più che esaltazione per un progetto spagnolo, emerge l’amarezza per aver mandato a monte, dieci anni prima, un progetto che ci avrebbe dato la primogenitura dell’olio di eccellenza nel mondo, consolidando un’immagine di qualità che oggi appare sempre più sbiadita.

Non è restando fermi che si vincono le sfide del futuro, anche nel settore olivicolo-oleario.

In bocca al lupo per il prossimo raccolto

Alberto Grimelli

di T N