La voce dei lettori 19/02/2019

I concorsi oleari sono una fonte di guadagno ma si possono realizzare con onestà

I concorsi oleari sono una fonte di guadagno ma si possono realizzare con onestà

Sto cercando una strada diversa, per far funzionare un concorso come un progetto a lunga scadenza, ci spiega Maria Paola Gabusi del Leone d'Oro dei Mastri Oleari. Al lavoro per  la cultura dell’olio e per favorire l’apertura di canali di distribuzione


Caro Direttore,

ho letto con attenzione l'articolo sulle competizioni olearie e mi farebbe piacere esprimere il mio pensiero.

E' chiaro a tutti che il “sistema concorsi” è in crisi: troppi, troppe medaglie, una forma di bulimia da premi che i produttori hanno sviluppato e un business a volte senza grande ritorno se non le fatture di pagamento.

Non bisogna negare che siano una fonte di guadagno (per chi li organizza), io stessa vorrei il mio diventasse un lavoro a tempo pieno, che mi permetta la promozione degli oli tutto l’anno, inutile fare i falsi ingenui

E' anche vero che alcuni sono un utile strumento di marketing per le aziende che quasi mai si affidano a professionisti della pubblicità (un investimento che sinceramente io mi sentirei di consigliare), pero’ sono anche convinta che i risultati si possano ottenere solo se tutti gli attori interessati – produttori, assaggiatori, comunicatori, operatori ho.re.ca, ecc. – collaborino sinergicamente: con la mente aperta, senza campanilismi, invidie nè gelosie.

Muoversi nella stessa direzione e perseguendo lo stesso obiettivo non significa togliere spazio all’altro, e men che meno “copiare”. Vediamo tutti che nel mondo dell’olio sorgono spesso incomprensioni per gelosie, insoddisfazioni personali, spesso generando critiche non costruttive.

Il Leone d’Oro al momento è nel vivo la sua ventottesima edizione, nel pieno delle iscrizioni di produttori dai quattro angoli del mondo, degli assaggi settimanali per la dura selezione d’entrata, e l’attivazione delle prime iniziative commerciali

Stiamo lavorando per promuovere la cultura dell’olio e al contempo favorire l’apertura di nuovi canali di distribuzione per i produttori meritevoli. Non solo un palmares che segnala l’indubitabile eccellenza nazionale e internazionale quindi, ma il supporto concreto per aiutare anche le aziende più piccole a posizionarsi su mercati che altrimenti sarebbero difficili – se non addirittura impossibili – da raggiungere.

Da quest’anno ho deciso di chiamare personalmente tutti gli iscritti per spiegare loro il risultato dell’assaggio del Panel, a prescindere che sia stato ammesso al concorso o no. E’ interesse mio e loro, capire come si è arrivati ad un risultato eccezionale , tanto quanto ragionare sulle possibili cause di un difetto. Per me è un’incredibile opportunità di confronto e crescita culturale, mi auguro che per i produttori sia un valido aiuto per intravedere le possibili criticità o anche solo la soddisfazione e l’orgoglio di sentire quanto assaggiatori professionisti abbiano apprezzato e con che caratteristiche abbia valutato il campione.

Altra novità del 2019 è che viene assegnato immediatamente un bollino a tutti gli oli che ottengono un punteggio superiore a 80/100. Questa “Selezione Leone” da’ accesso diretto ed immediato alle iniziative commerciali che vedono coinvolto il Leone d’Oro senza dover aspettare le finali di Aprile. Non elenco quello che stiamo già facendo, ma i produttori sanno che sono azioni concrete, opportunità commerciali reali, alcune di piccole quantità, alcune piu’ consistenti. I bollini sono un medium di marketing poco costoso che, se legato all’immagine di serietà ed intransigenza che il concorso sta dimostrando, garantisce e mi auguro garantirà sempre piu' un ritorno d’immagine sicuro.

Sto concludendo altri interessanti accordi con realtà che si affidano alla consulenza del Leone d’Oro per la scelta di produttori da commercializzare. Ammetto che i tempi sono lunghissimi, tra le prime riunioni e gli ordini effettivi a volte passano mesi, a volte anni (per esempio Alnatura è stato un percorso di quasi due anni). Per questo chiedo un atto di fiducia, so che il concorso ha un prezzo, ma per noi il produttore che permette di assaggiare il suo olio con costanza negli anni entra a far parte di un database importantissimo e che sono convinta alla fine porterà risultati tangibili.

Altro campo che sto esplorando è la comunicazione al consumatore finale utilizzando le piattaforme social, Instagram soprattutto (Facebook sinceramente mi mette in difficoltà per la pochezza di cultura e spesso di educazione base che vi riscontro). Non è semplice e richiede tempo e preparazione anche fare brevi stories, ma i risultati sono incoraggianti e in questo modo riesco a connettermi con il mondo al di là degli “addetti ai lavori” nel quale sguazziamo noi cosiddetti “esperti”.

Alla fine la cosa che deve essere chiara a tutti è che se siamo qui alla base c'è una grande passione e che i soggetti da aiutare sono i produttori stessi che devono chiaramente essere incoraggiati a produrre eccellenza senza ombre e non sfruttati

Per questo sto cercando una strada diversa, che quantomeno cerchi di far funzionare un concorso come un progetto a lunga scadenza.

Facendolo diventare un database dei migliori oli del mondo , una volta oggettivamente riconosciuto diventa una preziosa fonte di informazioni per chi vuole intraprendere un business serio basato su indubitabile qualità e sostegno etico.

E quando dico etico mi riferisco alla promozione della biodiversità e al diritto del produttore che il suo olio sia pagato il giusto prezzo.

Per concludere, non mi appartengono le piccole beghe, in genere non mi prendo neppure la briga di rispondervi: chi mi conosce sa che sono qui solo grazie a grandissimi professionisti che mi hanno formata e sostenuta, criticata e incoraggiata, ma poi sono sempre andata avanti da sola, a testa bassa, credendo in questo progetto che si sta delineando chiaramente pian piano. 

Credo che se non l’unione, almeno il reciproco rispetto faccia la forza. C’è spazio per tutti, una volta che si mette ben in chiaro quali sono i rispettivi intenti. A me sembra di farlo, e io vado avanti.

Maria Paola Gabusi

di T N, Barbara Alfei