Editoriali

Vendere sottoprezzo l'olio di oliva: un circolo vizioso

Vendere sottoprezzo l'olio di oliva: un circolo vizioso

Ridurre il valore del proprio olio di oliva e riempire il mercato di offerte a basso costo, alla lunga, crea difficoltà. La necessità di svuotare i serbatoi collide con l'esigenza di mantenere il valore percepito del prodotto

12 settembre 2025 | 11:00 | Piero Palanti

Con l'arrivo di settembre e ottobre, e quindi con la vigilia della prossima stagione olivicola, mi ritrovo sempre irrequieto, pensieroso e molto critico. Questo periodo è particolarmente delicato, non solo per la produzione, ma anche per la commercializzazione

Spesso si cade nella tentazione di voler vendere tutto l'olio rimasto con offerte sorprendenti e stracciate, senza riflettere sulla convenienza reale o sulla strategia di mercato. Un olio di qualità, mantenuto in ottime condizioni, non dovrebbe essere svenduto né svalutato, alimentando un meccanismo perverso che favorisce la guerra dei prezzi e la svalutazione del prodotto.

Ridurre il valore del proprio olio e riempire il mercato di offerte a basso costo, alla lunga, crea difficoltà: alla partenza della nuova stagione, sarà complicato vendere l'olio fresco a un prezzo adeguato. Capisco che qualcuno abbia bisogno di svuotare i serbatoi in vista delle nuove produzioni, ma questa strategia è davvero vincente?

Al prossimo acquisto, il cliente si ricorderà delle offerte precedenti: “L'ultima volta mi è costato meno!” La mentalità commerciale di molti consiste nel pensare che, anche in promozione, si sia comunque guadagnato qualcosa, e di conseguenza sono tentati di abbassare ancora di più i prezzi. Ma vendere sottoprezzo diventa un circolo vizioso che abbassa il valore percepito e il prezzo del prodotto, rendendo difficile mantenere alta la qualità e la marginalità

Non sarebbe più saggio migliorare la pianificazione della produzione? Una strategia di marketing più accurata e una gestione oculata delle scorte potrebbero aiutare a valorizzare l'olio, mantenendo elevato il prezzo e rafforzandolo.

Per non parlare di una mirata formazione per creare un mercato equo e consapevole

Arriva poi ottobre, i media amplificano l'annuncio della produzione dell'olio nuovo e le grandi catene aumentano le promozioni a prezzi stracciati. Il consumatore, spesso influenzato da queste offerte, crede che si tratti di olio fresco e gradisce i prezzi bassi. Ma siamo davvero sicuri che l'olio in promozione a così basso costo sia di alta qualità? Comunque a questo punto il gioco è fatto… l’olio deve costare poco e non interessa la sua qualità.

Vorrei che il consumatore italiano comprendesse che l'olio extravergine d'oliva non è soltanto un semplice lubrificante avvalorato dalla dicitura in etichetta ma un alimento di altissimo valore nutrizionale ed edonistico. Un prodotto che merita rispetto, attenzione e una valorizzazione costante

Alla fine, potrei dire che siamo eccellenti produttori, ma pessimi commerciali.

Per il bene del settore, è fondamentale cambiare prospettiva: valorizzare il prodotto e investire in strategie commerciali e formative più consapevoli.

L’olio giusto rende un piatto più felice!

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