Editoriali
Per valorizzare l'olio extra vergine d'oliva c'è un a sola via: quella dell'apparato digerente
L'olio si mangia e gli chef debbono poter sperimentare. Mettere l'olio di Itrana sulla carbonara è un gesto così sfrontato da non meritare ulteriori commenti. O forse sì: se l’olio non serve … non usatelo!
26 marzo 2021 | Piero Palanti
In questo difficile periodo mi ha sostenuto soltanto la mia passione per l’olio extravergine, l’emozione che trasmette, lo stimolo che mi dà nell’assaggiare e nel creare piatti armonizzando gli oli, tutto nonostante la pandemia abbia consumato anni del mio lavoro, anni di formazione spariti con la chiusura dei ristoranti, anni di rapporti costruttivi con le poche scuole che avevano scommesso sulla formazione seria sul’olio extravergine condizionati dal distanziamento, fatture non saldate, rapporti che credevo solidi svaniti nell’indifferenza.
È innegabile. È difficile per tutti!
I social, poi, hanno fatto la loro parte, i nuovi “leone da tastiera” sono utopistici, spregiudicati e irrispettosi, conquistatori di un mondo effimero fatto di immagini colorate e non sempre reali, gratificate da quanti più like possibili.
Tempo fa mi sono trovato di fronte un e-commerce che riproduceva le schede della mia guida, identiche, farina dl mio sacco, della mia esperienza e creatività; alle mie rimostranze la risposta è stata strabiliante: lo facciamo per l’olio, dovresti essere contento.
Anche no! Stessi colori, immagini, sei un parassita!
Ma non dovevamo uscirne meglio?
Si tornerà mai a un tempo quando il confronto e l’assaggio erano la base della crescita culturale? Quando assaggiando un olio di fronte al produttore si diceva ciò che si pensava ?
Scusate. Non si faceva neanche prima, lapsus freudiano.
Da quando ho sentito qualcuno mettere l ‘itrana sulla carbonara mi prudono le mani, una pandemia non giustifica un gesto così sfrontato, non ci andrebbe neanche l’olio e tu mi metti un “bicchierino” di pomodoro sopra? La carbonara nun se tocca! Te pòssin’ammazza!
Capisco che non potendo uscire e incontrarsi l’unico terreno di confronto e di lavoro rimangono il web e la propria testa. Siete liberissimi di fare quello che volete ma ricordatevi sempre che rimane traccia indelebile di tutto quello che dite o pubblicate.
Se l’olio non serve … non usatelo!
Battute o sfoghi personali a parte, per salvaguardare e valorizzare il comparto olivicolo c’è una sola via! Quella dell’apparato digerente! Insegnare a conoscere l’olio di qualità per farlo consumare e sostenere le aziende che lo producono in modo serio. Trovare il modo di renderlo disponibile a tutti con prezzi giusti allargando il consumo e produrre redditività.
L’olio si mangia e su questo dobbiamo sintonizzarci e quindi ripartiamo dalle basi:
In una fetta di pane tostato possiamo mettere tante tipologie di oli diversi (fettunta o fett'unta in Toscana), uno con sentori di pomodoro per richiamare le più classica delle bruschette. In questo caso l’olio è un ingrediente del piatto.
Sulla bruschetta invece? Pane, pomodoro, aglio e sale? Cercherei l’armonia con un olio erbaceo che mi esalti il pomodoro. Un pomodoro tagliato a fette come lo condireste? Con altro pomodoro?
No!
Mettereste origano, basilico,sale, pepe nero.
Insomma, qui l’olio oltre che ingrediente diventa condimento e se lo sbagli … sbagli il piatto.
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