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Guerra e Covid mettono a rischio la ripresa vitivinicola nazionale

Con un valore di circa 2,8 miliardi di euro nel 2021, le vendite di vini nella GDO hanno segnato una crescita del 3,7% sull’anno precedente. Primi segnali di tensione sul fronte dei prezzi e delle materie prime
24 marzo 2022 | C. S.
Dopo un 2021 che ha dimostrato grandi capacità di resilienza e ripresa dei settori rappresentati dalla Federazione, il 2022 si prospetta grigio, anzi nero, stando alle segnalazioni di centinaia di operatori nel mondo dei vini, degli aperitivi, dei distillati dei liquori e degli aceti.
“Il 2022 ha tutte le premesse per diventare l’anno della tempesta perfetta - dichiara la Presidente di Federvini Micaela Pallini - da molti mesi lamentiamo una situazione intollerabile rispetto ai costi dei trasporti, che ha danneggiato pesantemente il nostro export. A questo si sono aggiunti il progressivo aumento dei costi delle materie prime e dell’energia e la crisi internazionale che ha fatto esplodere la penuria di componenti essenziali per i nostri settori”.
“È inutile accettare ordinativi quando non abbiamo le bottiglie per riempirle con i nostri prodotti, né disponiamo del cartone per imballarli - continua la Presidente Pallini - il tema è principalmente il costo, in continuo aumento, ma oggi parliamo anche di disponibilità. Molte cartiere si stanno fermando o stanno rallentando la produzione. Per il vetro poi la situazione è drammatica. A tal proposito, abbiamo scoperto, grazie alla tragedia della guerra, che Paesi come l’Ucraina sono preziose fonti di approvvigionamenti per alcune componenti della nostra filiera. Alcuni settori, penso alle distillerie, sono molto energivori, e quindi il continuo aumento del prezzo dell’energia ha effetti drammatici. Nelle prossime settimane il mondo del vino dovrà accendere le frigorie per la conservazione dei vini, con costi di approvvigionamento elettrico che rischiano di minare la sostenibilità economica di moltissime produzioni. Un vero peccato, perché il 2021 si era chiuso in termini positivi”.
Secondo i dati dell’Osservatorio Federvini, in collaborazione con Nomisma e TradeLab, il 2021 è stato un anno di forte ripresa per il settore vini e spiriti mentre il comparto aceti, meno colpito dall’impatto della pandemia, ha avuto un andamento contrastato.
Con un valore di circa 2,8 miliardi di euro nel 2021, le vendite di vini nella GDO hanno segnato una crescita del 3,7% sull’anno precedente, trainata principalmente dagli spumanti, in crescita del 18,4%, e marginalmente dai vermouth, + 1,4%. Sostanzialmente stabili i ricavi generati da vini fermi e frizzanti.
Le vendite di spiriti sono cresciute del 6,5% nel 2021 vs il 2020, arrivando a 1,2 miliardi euro, registrando progressi in tutte le categorie: i best performer sono gli Aperitivi alcolici (+17,3%), seguiti da Amari (+7,1%), Liquori dolci (+3,3%) e Distillati e Acquaviti (+3%). Segno meno invece per il comparto degli Aceti che ha registrato vendite per 133 milioni di euro, con l’eccezione positiva del balsamico, le cui vendite sono cresciute del 3,5% in valore.
Se il mercato interno ha confermato la sua crescita, il 2021 ha visto un nuovo record per le bevande alcoliche nazionali fuori dai nostri confini. Le esportazioni di vino italiano hanno superato i 7 miliardi di euro, in crescita del 13% sul 2020. Anche in questo caso la maggiore crescita è stata segnata dalle bollicine, grazie alle eccellenti performance del Prosecco che ha messo a segno un +31,5% rispetto al 2020; seguono i rossi fermi DOP della Toscana (+15%), i rossi DOP del Piemonte (+17,4%), i bianchi DOP del Veneto (+12,9%) e i rossi DOP del Veneto (+8,9%).
Ancora più rilevante la crescita dell’export di spiriti che ha superato gli 1,3 miliardi di euro nel 2021, +23% rispetto al precedente anno, con l’Italia che si conferma il secondo paese esportatore di liquori dopo la Germania ma ben prima di Irlanda, Francia e Regno Unito.
La pandemia ha influito sulla crescita del fuori casa nel 2021
Le vendite di cibi e bevande nel mercato italiano fuori casa nel 2021 sono state ancora fortemente penalizzate dalla pandemia. All’interno del canale, le consumazioni di vini e spiriti hanno registrato trend migliori rispetto al mercato e all’intero comparto delle bevande, chiudendo il 2021 a circa il -6% rispetto al 2019, grazie anche a un aumento dei valori medi. In Italia nel 2021 le consumazioni di vino, bollicine, spiriti e amari/liquori dolci sono state quasi 1,2 miliardi.
Vino e bollicine hanno generato oltre 650 milioni di consumazioni e sono state le prime categorie a ripartire dopo la fine del lockdown, seguite dai cocktail alcolici con quasi 300 milioni di consumazioni, metà delle quali concentrate nel trimestre estivo. Le consumazioni di Amari e Liquori dolci sono state poco meno di 200 milioni, largamente concentrate nel Sud Italia (circa 60%). La categoria che ha registrato meno consumazioni, sfavorita anche dalla chiusura delle discoteche, è quella dei liquori e distillati che ha registrato appena 61 milioni di consumazioni.
Le prospettive preoccupanti per il 2022
Negli ultimi mesi del 2021 sono arrivati i primi segnali di tensione sul fronte dei prezzi e delle materie prime, fino ad arrivare agli allarmi di queste settimane. Il prezzo del cartone è quasi raddoppiato, il costo dei tappi è aumentato del 40% e il vetro di un buon 25% con molti fornitori che hanno scritto alle cantine e alle distillerie anticipando nuovi aumenti e addirittura possibili sospensioni delle forniture nelle prossime settimane. Il trasporto su gomma ha avuto aumenti di oltre il 25%, mentre il record si è avuto sui noli marittimi: +400% rispetto al 2020.
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