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L'abete normandiano o quello rosso per un perfetto albero di Natale

Comprare un abete vero e decorare l'abitazione con ciclamini e Stelle di Natale è un comportamento all’insegna della sostenibilità. Il florovivaismo ha un fatturato che supera i 2 miliardi e mezzo di euro

09 dicembre 2020 | C. S.

Il 2020 ha radicalmente cambiato abitudini e consuetudini, ma nonostante le tante rinunce, tutti aspettiamo l’atmosfera e il calore di Natale. Confagricoltura invita, per queste feste diverse dal solito, a riconnettersi con la natura portandola a casa propria. Comprare un abete vero e decorare la propria abitazione con ciclamini e Stelle di Natale è un comportamento all’insegna della sostenibilità.

“Mai come quest’anno – rimarca Francesco Mati, presidente della Federazione florovivaistica di Confagricoltura – c’è bisogno che le prossime festività ci portino buonumore, calore e speranza. Un albero di Natale vero è l’unico che fa atmosfera. Ed è coltivato esclusivamente per l’uso natalizio, senza l’utilizzo di prodotti nocivi per l’ambiente”.

Come ci dice la ricerca di settore, nel ciclo di produzione dell’abete, l’impronta del carbonio – la cosiddetta carbon footprint – è ampiamente positiva, mentre non lo è affatto, anzi è alquanto impattante, nella produzione di alberi di Natale di plastica.

“Anche a Natale – conclude Mati – conta ogni azione per contribuire a migliorare la qualità della vita, la nostra salute e sostenere un comparto essenziale per l’economia italiana”.

Il florovivaismo ha un fatturato che supera i 2 miliardi e mezzo di euro e un export che sfiora il miliardo. Particolarmente provato dalla pandemia, il settore conta sul periodo natalizio, che rappresenta circa il 15% degli affari delle imprese del settore.

Quest’anno i vivaisti di Confagricoltura consigliano l’Abete Normandiano o l’Excelsa (abete rosso). Per quanto riguarda le Stelle di Natale, oltre al rosso e il bianco, i floricoltori propongono l’arancione, colore simbolo di allegria e felicità.

Anche l’acquisto in un vivaio o garden center può diventare sostenibile – conclude il presidente della federazione florovivaistica di Confagricoltura – se si sceglie di farlo non lontano da casa, alimentando così l’economia locale”.

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