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L'Italia olearia perde competitività e quote di mercato negli Stati Uniti
L'export di olio d'oliva dall'Italia, non necessariamente extra vergine Made in Italy, è calato del 2% in volume e del 10,6% in valore nel primo quadrimestre 2019, contro il boom del +49% dell'olio spagnolo
03 luglio 2019 | C. S.
Negli Stati Uniti, nel primo quadrimestre del 2019, le esportazioni di olio d’oliva made in Italy sono calate del 2% in volume e del 10,6% in valore (rispetto al primo quadrimestre del 2018). E’ quanto emerge dai dati del U.S. Department of Commerce Bureau of Census, forniti dall’Agenzia Ice. Il 2018 si era già chiuso con una significativa diminuzione delle esportazioni (-6,3%) in un Paese che consuma annualmente circa 320mila tonnellate di olio d'oliva (secondo importatore al mondo alle spalle dell’Italia) a fronte di una produzione di sole 10mila tonnellate, anche se in costante crescita, soprattutto in California. L’olio d’oliva è il secondo prodotto agroalimentare più venduto negli Usa, alle spalle del vino e davanti alla pasta.
"I nuovi dazi minacciati da Trump nei confronti dell’Ue rappresenterebbero un duro colpo per il settore olivicolo e spianerebbero ulteriormente la strada al diffondersi dell’italian sounding e ai Paesi che esportano prodotti meno controllati e di qualità inferiore - spiega David Granieri, presidente Unaprol, Consorzio olivicolo italiano – L’effetto Trump mette a rischio un mercato fondamentale che rappresenta il 30% dell’export dell’olio italiano, sia in volume sia in valore, nonostante il recente sorpasso della Spagna che nei primi 4 mesi del 2019 ha fatto registrare un aumento delle esportazioni negli Usa del 49,2%, a dimostrazione che gli investimenti governativi danno risultati concreti. E’ assolutamente auspicabile che si raggiunga un accordo con gli Stati Uniti al fine di evitare pesanti penalizzazioni per il made in Italy"
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