Legislazione
Da sei mesi a tre anni e multe elevate per chi coltiva ogm in Italia
Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legge 24 giugno 2014, n. 91 che introduce sanzioni, anche penali, per chi coltiva colture transgeniche nel nostro Paese
26 giugno 2014 | R. T.
Chi semina e coltiva OGM in campo rischia da 6 mesi a tre anni di reclusione e una multa da 10 mila a 30 mila euro, oltre a dover rimuovere a proprie spese le coltivazioni geneticamente modificate e a dover affrontare possibili riparazioni, ad esempio a risarcimento del danno apportato dalla contaminazione dei campi biologici vicini. Questo quanto prevede l’articolo 4 del decreto legge 24 giugno 2014, n. 91, pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Il decreto riguarda “Disposizioni urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale e l’efficientamento energetico dell’edilizia scolastica e universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonché per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea” ed è entrato in vigore ieri. Nella parte che riguarda il rilancio del settore agricolo, introduce sanzioni – la reclusione da 6 mesi a 3 anni e una multa da 10.000 a 30.000 euro – per la violazione del divieto di coltivazione di Ogm.
Coldiretti sottolinea che “alle Regioni spetterà di definire, nell’ambito del proprio territorio, e sulla base dei rilievi effettuati dagli organi di polizia giudiziaria, modalità e tempi delle misure che il trasgressore dovrà adottare, a proprie spese, per rimuovere le coltivazioni vietate. La disposizione contenuta nel decreto legge – spiegano gli agricoltori – chiude finalmente il cerchio intorno ad una vicenda allarmante che tante preoccupazioni ha sollevato negli ultimi tempi tra i numerosi agricoltori contrari agli Ogm: si tratta di un risultato importante, che si aggiunge a quelli conseguiti di recente nelle aule giudiziarie davanti al Tar del Lazio e al Consiglio di Stato”.
“E’ la prima volta che nel nostro paese si individua una sanzione adeguata per la violazione del divieto di coltivazioni transgeniche – commenta Maria Grazia Mammuccini, vicepresidente di AIAB, Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica – Almeno per tutto il 2014, e in attesa della normativa comunitaria e nazionale, sulla questione delle coltivazioni OGM si è finalmente detta una parola chiara, che stabilisce certezza del diritto. E tra i diritti che vengono tutelati, oltre a quelli dei consumatori che non vogliono mangiare cereali o soia geneticamente modificata, c’è quello degli agricoltori biologici, che corrono il rischio di contaminazione genetica, rischiando di perdere la certificazione bio”.
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