L'arca olearia

Xylella potrebbe anche non essere così fastidiosa, da sola

Una ricerca delle Università di Foggia e Firenze mette in luce la possibile consociazione di almeno tre funghi nelle piante che presentano i sintomi di disseccamento. E' un caso allora che l'esplosione della malattia sia arrivata dopo annate molto umide e piovose?

05 marzo 2014 | R. T.

Sempre più insistenti i dubbi che Xylella fastidiosa, da sola, sarebbe capace di provocare il disseccamento, così repentino e virulento, di interi areali olivicoli.

Xylella è effettivamente un batterio particolarmente pericoloso, incluso nella lista Eppo A1 dal 1981, ma probabilmente già presente nell'ecosistema mediterraneo da anni. Una segnalazione, non confermata, in Kosovo nel 1996 ne è la testimonianza. Ma ancor di più ne è testimonianza la visita in Puglia di Rodrigo Almeida, docente dell'Università di Berkeley e uno dei massimi esperti di Xylella fastidiosa che si sarebbe lasciato scappare di non aver mai visto un fenomeno simile.

Vi è poi stato il “miracoloso” recupero di alcuni degli olivi situati nella zona rossa, ovvero quella di massimo contagio, dove si prevede che l'unica possibilità sia l'eradicazione. Alcune piante hanno ripreso a vegetare e a fare succhioni, anche nelle zone apicali della chioma. Vero è che Xylella fastidiosa è un batterio xilematico. Il danno è l'interruzione del flusso di acqua e nutrienti nei vasi della pianta, provocandone il disseccamento. E' quindi probabile che il fenomeno verificato in campo non sia altro che una reazione della pianta a questa invasione. Dopo lo shock iniziale, che ha portato gli olivi a perdere le foglie e, apparentemente, a disseccarsi, la pianta può aver reagito utilizzando i vasi xilematici non ancora “invasi” dal batterio. Il processo di infezione, infatti, può durare mesi e persino anni. Resta da capire se la pianta possa sviluppare processi di difesa naturali già conosciuti per altri patogeni, in maniera da isolare Xylella senza far procedere ulteriormente l'infezione nei nuovi tessuti che andrà a sviluppare.

Molte le domande che restano senza risposta. Una certamente riguarda le dinamiche di esplosione del fenomeno nel volgere di alcuni mesi. Comprendere le cause di tale repentinità potrebbe essere utile nel contrastare il diffondersi della patologia.

In aiuto ci viene un recente studio dell'Università di Foggia e di Firenze, pubblicato su Phytopatologia Mediterranea.
L'indagine è stata condotta sia nelle zone del focolaio, quindi nel leccese, sia in altre aree (Cerignola, Foggia, Canosa di Puglia e Andria) dove sono stati riscontrati sintomi simili: disseccamenti dei rami e necrosi delle foglie. Lo studio ha verificato che, nella piante colpite, non solo fosse presente il famigerato batterio Xylella fastidiosa ma anche tre funghi: Phaeoacremonium aleophilum, Neofusicoccum parvum, e Pleurostomophora richardsiae.
I risultati di questa ricerca sono particolarmente interessanti se correlati con l'andamento climatico delle ultime annate agrarie, particolarmente favorevole proprio allo sviluppo di funghi, ovviamente anche patogeni. E' inoltre noto che piante poco curate e in stress nutrizionale possono essere più facilmente attaccate proprio da batteri patogeni e funghi.

Per combattere efficacemente Xylella fastidiosa, oltre a misure d'emergenza, potrebbe quindi servire una rivoluzione culturale e colturale che rivaluti le buone pratiche agronomiche e di gestione degli oliveti, specie quelli secolari.

 

Foto di Elisabetta De Blasi

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