Salute

NON SI BEVE PIU' LATTE FRESCO. E' ALLARME

Secondo quanto rilancia la Coldiretti, a seguito dei dati Ismea-Nielsen, il consumo delle famiglie italiane si è ridotto quest'anno del 4 per cento. Siamo ai minimi storici

12 giugno 2004 | C. S.

Proprio così: il consumo di latte fresco delle famiglie italiane si è ridotto del 4% nel 2004, raggiungendo il livello più basso degli ultimi cinque anni.
E' l'allarme lanciato dalla Coldiretti sulla base dei dati Ismea-Nielsen relativi al primo trimestre del 2004 che evidenziano un calo del 4%, rispetto allo scorso anno, nelle quantità di latte fresco acquistate dalle famiglie, che fa seguito alla riduzione del 19% dei consumi fatta registrare negli ultimi cinque anni, che oggi sono di circa 15 litri a persona all'anno, pari a un quarto di quelli di vino (61 litri).

A contenere maggiormente i consumi nel 2004 sono le famiglie del centro Italia (-9,3%) e del sud e isole (-7,6%) mentre crescono leggermente i consumi al Nord, (+2,8% Nord Ovest), (+1,4% Nord Est). Si tratta - commenta la Coldiretti - di una analisi allarmante sul consumo di un alimento genuino, importante per una corretta alimentazione, che deve essere accompagnata responsabilmente da iniziative per favorire il ritorno del latte fresco sulle tavole degli italiani anche con interventi per assicurare la trasparenza dell'informazione ai consumatori e garantire la genuinità, la qualità e l'origine del latte acquistato. Per questo - continua la Coldiretti - occorre rendere operativo al più presto il Decreto presentato dal Ministro per le Politiche agricole Gianni Alemanno al Tavolo agroalimentare che consente di garantire il diritto dei cittadini a riconoscere e a scegliere senza inganni il latte fresco italiano grazie all'obbligo di indicare la provenienza in etichetta e al divieto di chiamare fresco il latte ottenuto con tecnologie diverse dalla pastorizzazione, come il microfiltrato. Un provvedimento che consentirà di superare una incertezza normativa che - sottolinea la Coldiretti - condanna all'anonimato la provenienza nazionale del latte fresco e impedisce scelte di acquisto consapevoli, a prezzi adeguati, per i consumatori. Ma che - continua la Coldiretti - consentirà di continuare il percorso di trasparenza nella corretta informazione ai consumatori iniziato con l'etichettatura di origine per la carne bovina, con l'obbligo di indicare varietà, qualità e provenienza nell'ortofrutta fresca e l'arrivo dal primo gennaio 2004 del codice di identificazione per le uova. Un orientamento fortemente sostenuto dalla Coldiretti il cui presidente nazionale Paolo Bedoni ha firmato a Washington con il Presidente della National Farmers Union (NFU) Dave Frederickson uno storico accordo tra Stati Uniti e Italia che prevede di "esercitare, in occasione delle trattative sul commercio internazionale in sede WTO, una azione sinergica per favorire alleanze con l'obiettivo di introdurre regole che tutelino e rendano trasparente in etichetta l'origine degli alimenti negli scambi commerciali" anche attraverso interventi "nei confronti delle Istituzioni locali, nazionali ed internazionali" e "una azione globale di sensibilizzazione dei cittadini, fondata su alleanze con le associazioni dei consumatori, sull'importanza dell'etichettatura di origine degli alimenti per la salute e la libertà di scelta". Per l'indicazione obbligatoria in etichetta dell'origine degli alimenti per che consente ai consumatori di tutto il mondo di conoscere la provenienza dei cibi che acquistano sul mercato. Un protocollo di intesa che - conclude la Coldiretti - per la prima volta dopo anni di guerre commerciali in campo alimentare (dagli organismi geneticamente modificati alla carne agli ormoni, dalle pratiche utilizzate nella produzione dl vino alle imitazioni dei prodotti tipici) realizza una svolta nelle relazioni tra Stati Uniti e Unione Europea che - sostiene la Coldiretti - potrebbe favorire il raggiungimento dell'accordo generale sul commercio nell'ambito del Wto dopo il fallimento del Vertice di Cancun.



Fonte: Coldiretti

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