Salute
Il burro fa male al microbiota intestinale al contrario dell’olio extra vergine d’oliva

Un altro punto per l’olio extra vergine di oliva che, al contrario del burro, impedisce la crescita del batterio nocivo Desulfovibrio desulfuricans, il quale innesca risposte fisiologiche e biochimiche alterate
19 ottobre 2022 | T N
Il burro e l'olio di oliva vergine sono due grassi che si differenziano per il grado di saturazione e la frazione insaponificabile. L'extra vergine, arricchito in polifenoli e altri componenti minoritari, esercita un effetto distinto sulla salute.
Gli effetti positivi dell'extra vergine sulla salute sono significativamente accompagnati da cambiamenti paralleli sul microbiota intestinale. Tuttavia, le correlazioni non significano necessariamente causalità, poiché le variazioni del microbiota intestinale potrebbero essere la conseguenza dei cambiamenti dei parametri fisiologici causati dall'olio d'oliva e non il contrario.
Utilizzando il sequenziamento di nuova generazione, ricercatori dell’Università di Jaen hanno studiato gli effetti precoci e a lungo termine di entrambi i tipi di grassi sul microbiota intestinale, riscontrando differenze significative tra le due diete nella percentuale di alcuni taxa batterici, correlate a parametri ormonali, fisiologici e metabolici nell'ospite.
Queste correlazioni non sono solo concomitanti, ma soprattutto alcuni dei cambiamenti rilevati nelle percentuali microbiche a sei settimane sono correlati a cambiamenti nei valori fisiologici rilevati successivamente, a dodici settimane.
Desulfovibrionaceae/Desulfovibrio/D. sulfuricans si distinguono presentando a sei settimane una percentuale statisticamente significativa più alta nelle cavie nutrite con burro rispetto al gruppo extra vergine, in correlazione con la pressione arteriosa sistolica, l'assunzione di cibo, acqua e insulina a dodici settimane.
L'integrazione di burro nella dieta produce un sovraccarico di colesterolo e altri grassi saturi nell'intestino tenue. Ciò dà luogo a diversi cambiamenti immediati, principalmente un aumento della permeabilità intestinale stimolando cascate di segnalazione proinfiammatorie e citochine che distruggono la barriera, mentre diminuiscono le citochine che formano la barriera; un ambiente gradualmente più ridotto, che provoca un'assoluta mancanza di ossigeno, anche nelle aree in cui questa circostanza non è completa; e un'importante induzione della produzione di acidi biliari, principalmente idrofobici, per far fronte all'eccesso di grassi. Come conseguenza di queste tre circostanze, è probabile che si verifichi uno spostamento del microbiota intestinale verso batteri opportunisti anaerobi più rigidi e resistenti alla bile che, come le specie proteobatteriche, sono in grado di crescere rapidamente approfittando della nuova nicchia ecologica e di sostituire le specie autoctone. Queste e altre alterazioni simili danno luogo a un circolo vizioso, debilitando sempre più la barriera intestinale.
Anche l'extra vergine ha un alto contenuto di grassi, ma è ricco in acidi grassi monoinsaturi e contiene una frazione minore di diversi polifenoli che stanno acquisendo un ruolo importante nella prevenzione della sindrome metabolica e dell'ipertensione. E’ dimostrata la capacità dell'extra vergine di modulare il microbiota intestinale grazie anche alle sue proprietà antimicrobiche e alla funzione prebiotica dei suoi polifenoli, la cui bassa biodisponibilità permette loro di raggiungere il microbiota del colon altamente immodificato. In questo modo, l'extra vergine è in grado di prevenire la crescita di batteri deleteri e di potenziare i gruppi microbici simbionti. Entrambi gli effetti benefici possono essere mantenuti nel tempo, poiché molte delle sue molecole attive sono prodotte a valle del catabolismo dei precursori e perché gli effetti sistemici delle conseguenze della crescita batterica si notano in modo ritardato.
Nela ricerca spagnola, in particolare, l'extra vergine impedisce chiaramente la crescita di un batterio che aumenta la pressione sanguigna, il Desulfovibrio desulfuricans. L’extra vergine finirà per favorire anche la crescita di altri batteri benefici, ma ciò sarà più evidente dopo 12 settimane di esperimento e non a sei settimane, indicando che l'adattamento alla crescita con i polifenoli potrebbe essere più lento della loro azione antimicrobica.
In ogni caso e nel complesso, tutti questi risultati sono chiaramente suggestivi di un'implicazione delle variazioni del microbiota intestinale indotte dalla dieta nella probabilità di sviluppare risposte fisiologiche e biochimiche alterate più avanti nella vita di un soggetto.
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