Salute
Una dieta vegetariana muta il DNA e accresce il rischio di cancro
Secondo la ricerca americana un regime alimentare ricco di vegetali ma povero di grassi polinsaturi come quelli contenuti nel pesce alla lunga aumenterebbe il rischio di sviluppare tumori e anche quello di malattie cardiovascolari
05 aprile 2016 | T N
Uno studio della Cornell University mette sull'avviso chi segue una stretta dieta vegetariana.
Secondo lo studio, infatti, chi si alimenta senza carne o pesce ha un 40% in più di ammalarsi di cancro del colon retto, e tutto questo a causa di mutazioni genetiche indotte dalla dieta.
Secondo la ricerca, pubblicata sulla rivista Molecular Biology and Evolution, un regime alimentare ricco di vegetali ma povero di grassi polinsaturi come quelli contenuti nel pesce alla lunga aumenterebbe il rischio di sviluppare tumori e anche quello di malattie cardiovascolari.
La ricerca è stata condotta su alcune popolazioni dell'India, dove si sono potute ritrovare delle modificazioni il Dna nelle persone che seguivano strettamente una dieta vegetariana per molti anni.
Dall'analisi è emerso che la particolare mutazione ricorre nel 70% degli individui indiani e nel 20% di quelli statunitensi ed è trasmissibile alla prole. Oltre all’India, il gene modificato è stato riscontrato anche in buona parte di altre popolazioni con dieta per lo più vegetariana di Asia e Africa.
La mutazione genetica, denominata rs66698963, è in grado di promuovere uno stato infiammatorio cronico nell’organismo, responsabile di malattie degenerative e precursore del cancro. La mutazione sarebbe responsabile di uno squilibro tra gli acidi grassi di tipo omega-6 e omega-3, che contribuirebbe a innescare l’infiammazione.
Nelle persone esaminate, per esempio, vi era un eccesso di acido arachidonico che è un obiettivo chiave di molte terapie farmacologiche quando si tratta di persone a rischio di malattie cardiache, cancro del colon e molte altre condizioni di infiammazione.
Ma quali sono i rischi concreti per i vegetariani? “In una dieta in cui sono assenti gli alimenti di origine animale, le lunghe catene di acidi grassi polinsaturi devono essere prodotte dall'organismo per via metabolica a partire da una serie di precursori - spiega Tom Brenna, che ha coordinato la ricerca - Nei vegetariani, la domanda fisiologica di acido arachidonico, così come di alcuni omega-3, probabilmente ha favorito un corredo genetico in grado di supportare in modo efficiente la sintesi di questi metaboliti fondamentali”.
Il suggerimento per i vegetariani, dunque, è presto detto: "utilizzare gli oli vegetali che sono a basso contenuto di acido linoleico omega-6 come l'olio d'oliva” conclude Brenna.
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