Salute

Buon olio d'oliva non mente... anche nel sapone!

Il fatto che la saponificazione sia realizzata artigianalmente è importantissimo, poiché tale procedimento permette in genere di conservare, all’interno del sapone, una certa quota di olii liberi, ideali per nutrire la pelle e ed evitare un’eccessiva azione sgrassante. Il sapone artigianale contiene inoltre la glicerina

15 maggio 2015 | Diana Malcangi

Nell'articolo precedente (ndr Dall’olio d’oliva nasce uno dei cosmetici più antichi: il sapone) ho parlato dei derivati che si ottengono chimicamente dall’olio d’oliva, tra cui il più importante e il più antico è il sapone.
Prodotto e utilizzato sin dal III millennio a.C., credo che il sapone sia stato, di fatto, il primo cosmetico sintetico realizzato a partire dall’olio d’oliva, utilizzando come agente “saponificante” la liscivia (che contiene idrossidi) o, più recentemente, una soluzione di acqua e soda caustica (idrossido di sodio).
Ancora oggi, la tecnica della saponificazione è rimasta pressoché la stessa.

Saponi aggressivi e delicati

Visto che la soda caustica è praticamente l’unico reagente che si usa per trasformare l’olio in sapone, che differenza c’è tra un sapone e un’altro?
Come si fa a distinguere tra un sapone con alta capacità sgrassante, uno che faccia una schiuma cremosa e persistente, e uno che non irriti la pelle?

Le caratteristiche del sapone (potere sgrassante; quantità, consistenza e persistenza della schiuma prodotta; durezza; potere irritante; ecc...) sono legate essenzialmente al tipo di olio utilizzato per produrlo: ad esempio dall’olio di cocco, formato da trigliceridi a catena corta, si ottiene un sapone più duro, più schiumogeno e sgrassante, quindi un po’ più aggressivo, rispetto al nobile olio d’oliva, con il quale si ottiene invece un sapone poco schiumogeno ma uno dei più rispettosi, in assoluto, della fisiologia della pelle (grazie alla presenza predominante dell’acido oleico a lunga catena).
Anche i grassi animali possono essere utilizzati per fare il sapone e si tratta, anche in questo caso, di un prodotto molto delicato (indicato in etichetta come sodium tallowate): per motivi etici, però, preferisco evitare questo tipo di saponi, e ricorrere piuttosto a quelli di origine vegetale.

Dicevamo, una saponetta naturale realizzata da olio d’oliva è un preparato molto rispettoso delle esigenze fisiologiche dell’epidermide, non solo (e non tanto) rispetto ai saponi derivati da altri olii, ma soprattutto rispetto ai syndet (dall'inglese "synthetic detergent" cioè "detergente sintetico"), sostanze che hanno un potere sgrassante molto elevato, in grado di asportare, purtroppo, anche i lipidi cutanei, se non ben contro-bilanciati da ingredienti emollienti. I syndet sono presenti nei detergenti liquidi e anche nei saponi non saponi, ad esempio quelli solidi che riportano la presenza di una “crema idratante” nella formulazione.

Saponi artigianali

Ai syndet preferisco (e vi consiglio) invece l’uso del sapone di Aleppo, realizzato con la ricetta originale a base di olio d’oliva a cui si aggiunge olio d’alloro, o di qualunque altro sapone artigianale realizzato a partire da olio d’oliva: farà meno schiuma, ma per la pelle è un toccasana.
Il fatto che la saponificazione sia realizzata artigianalmente è importantissimo, poiché tale procedimento permette in genere di conservare, all’interno del sapone, una certa quota di olii liberi (non saponificati), ideali per nutrire la pelle e ed evitare un’eccessiva azione sgrassante. Il sapone artigianale contiene inoltre la glicerina, che si libera proprio dalla reazione di saponificazione (spiegata più avanti).
Le piccole quantità di olio “non reagito” e di glicerina prodotta della reazione hanno effetti nutrienti e idratanti, che bilanciano l’azione sgrassante del sapone stesso e consentono, nel complesso, di non danneggiare il film idrolipidico, nonostante il pH leggeremente basico del sapone (questo pH viene tra l’altro compensato facilmente dall’acidità della pelle, ancor più velocemente perché si tratta di un prodotto a risciacquo).
Nei saponi industriali, invece, la glicerina viene allontanata chimicamente, per essere poi utilizzata in altre preparazioni, e non vi è in genere olio “libero”: tutto l’olio è saponificato, il sapone è infatti molto più duro e un po’ più aggressivo.

Come riconoscere il sapone artigianale

In genere, se il produttore realizza lui stesso il sapone, nella lista ingredienti è presente il nome dell’olio in latino + la soda (es: olea europaea fruit oil, sodium hydroxide).
Se invece il produttore crea le saponette a partire dalla pasta di sapone già pronta (realizzata da un altro saponificio), in genere scriverà in etichetta il nome del “prodotto della saponificazione” (e quindi sodium olivate, che è appunto il sapone da olio d’oliva).
Attenzione: anche se sembra una saponetta, se trovate nella lista ingredienti sostanze come sodium lauryl sulfate, cocamide DEA o altri, non si tratta di un vero sapone ma di un syndet (detergente sintetico), che, pur avendo un pH compatibile con la pelle, di fatto è molto più aggressivo e sgrassante, quindi personalmente lo eviterei.

Chimicamente il sapone.... cos’è?

E’ un sale, di sodio o potassio, di un acido carbossilico a lunga catena, che si produce attraverso la saponificazione, cioè l’idrolisi alcalina di esteri (i trigliceridi, ovvero olii e grassi). Da questa reazione derivano il sale dell’acido carbossilico (il sapone) e un alcool (solitamente glicerina).
In parole più semplici, quando trattiamo un estratto oleoso di semi e di frutti, e lo facciamo reagire con una base forte (tipo soda caustica) otteniamo il sapone.
Chimicamente sono gli esteri, in genere trigliceridi, che subiscono questa reazione e si trasformano in sapone.

Il trigliceride di partenza è formato da una molecola di glicerina che lega tre molecole di acidi grassi (con legame estere). Quando facciamo reagire il trigliceride con una base forte, il legame estere si idrolizza (si rompe), ossia si riforma la glicerina libera, e l’acido grasso, liberato, si trasforma nel sale corrispondente, che è appunto il sapone.
La saponificazione è dunque la scissione del trigliceride, e la sua trasformazione in sale (sapone) + alcol (glicerina).

Ma non tutto ciò che è presente nell’olio è trigliceride o estere: quando facciamo una saponificazione, esiste una parte delle sostanze che non subisce alcuna trasformazione.
Innanzitutto l’olio stesso: se la quantità di base non è sufficiente a saponificare tutto l’olio, una parte di olio resterà non reagito, che è appunto un vantaggio per la nostra pelle.
E poi, esiste anche una parte di olio che non reagisce mai, a prescindere dalla quantità di base che utilizzo per la reazione: si tratta della frazione detta appunto insaponificabile, che racchiude tuttta una serie di molecole - né esteri né trigliceridi - e che ha proprietà molto interessanti per la pelle.
Come fa il sapone a eliminare il grasso e lo sporco dalla nostra pelle?

Le molecole di sapone disciolte in acqua si uniscono a formare micelle, ovvero agglomerati sferici in cui la parte idrofila (affine all’acqua) si trova all’esterno della sfera, mentre la parte lipofila (affine all’olio) si trova all’interno.
La sporcizia grassa viene quindi inglobata all’interno delle micelle e, siccome all’esterno queste hanno una carica negativa, si respingono fra di loro e restano sospese nell’acqua, disperdendo quindi il sudiciume in acqua e consentendone l’eliminazione attraverso il risciacquo.

Se, come tutti sappiamo, acqua e grasso non si mescolano fra di loro, è vero che l’aggiunta di sapone consente al grasso di dissolversi in acqua e quindi di essere eliminato.

Il potere detergente di un sapone è supportato dal pH leggermente basico, che genera un leggero effetto dermopurificante e antibatterico. Ad esempio, lavarsi le ascelle con la classica saponetta è molto più efficace nella lotta ai cattivi odori rispetto a un qualsiasi detergente liquido a base di tensioattivi sintetici.
E se la saponetta è realizzata con olio d’oliva, la pelle ringrazierà.

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laura indaco

17 maggio 2015 ore 11:04

Gent.ma Malcangi, quando si riferisce all'olio d'oliva intende la categoria secondo le normative (ottenuto da un taglio di olio di oliva raffinato e di oli di oliva vergini diversi dal lampante) o si riferisce in modo generale agli oli vergini ottenuti direttamente dalle olive?