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I redditi agricoli crollano in tutta l’Unione europea

L’Italia, con un calo del 25%, è, dopo l'Ungheria, il Paese dove si fatica di più a campare di agricoltura. Si conferma un trend che, dal 2002, ha visto due soli segni positivi per le tasche degli imprenditori

19 dicembre 2009 | Graziano Alderighi

L’agricoltura non tira più in tutta Europa.
L’Eurostat ha indicato un calo medio dei redditi degli agricoltori nel 2009 del 12,2%. La diminuzione dei redditi agricoli così come è stata misurata nell'Ue, spiega Eurostat, deriva dalla caduta dei redditi reali (-14,2%) accompagnata da una riduzione della manodopera (-2,2%).
Nel 2008 la diminuzione era stata del 2,5%.

Nella ruralissisma Francia decine di agricoltori francesi hanno organizzato un'azione di protesta a sorpresa e rovesciato fieno e sterco nelle vicinanze del palazzo dell'Eliseo, a Parigi, residenza ufficiale del capo dello Stato, Nicolas Sarkozy. L''azione -organizzata dai Giovani Agricoltori, una sezione del principale sindacato agricolo, l'Fnsea- e' stata rapidamente dispersa dagli agenti, che hanno utilizzato i gas lacrimogeni. Pierre Bot, uno dei partecipanti, ha spiegato che l'obiettivo era richiamare l'attenzione di Sarkozy, a suo giudizio l'unico in grado di affrontare la situazione.

Anche in Italia la situazione è critica e la Cia aveva denunciato lo stato di fibrillazione e di allarme, anche per l’ordine pubblico, dovuto al crollo dei prezzi all’origine che non consentono più agli agricoltori di andare avanti.
Per l'Italia la caduta dei redditi indicata da Eurostat è del 25,3%, una delle più alte nell'Ue subito dopo l'Ungheria (-35,6%).



Le imprese agricole, nel corso del 2009 hanno registrato enormi difficoltà e perdite di redditività. La crisi è stata alimentata da una flessione della domanda sia interna, sia estera, a sua volta determinata dalla crisi internazionale; flessione sia delle vendite alimentari al dettaglio, sia dell’export agroalimentare (anche se le esportazioni agroalimentari, pur in diminuzione, hanno mostrato di tenere rispetto agli altri comparti del made in Italy). L’offerta ha trovato minori sbocchi con un conseguente crollo delle quotazioni.

Ad acuire la situazione è stata la sommatoria dei ribassi dei prezzi all’origine e degli aumenti dei costi di produzione (mezzi tecnici). La forbice prezzi/costi in agricoltura tende a peggiorare da diversi anni, con i secondi che aumentano molto più rapidamente dei primi (i costi produttivi mediamente sono lievitati del 25,8% rispetto al 2000, ma i ricavi sono cresciuti solo del 7,1%).

Secondo Confagricoltura nessun settore si è salvato. L'annata è iniziata all’insegna delle difficoltà del settore lattiero caseario, che sono perdurate per l’intero 2009, con i primi timidi segnali di ripresa solo nelle ultime settimane. In estate poi c’è stata la pesante crisi di mercato di pesche e nettarine. Si è giunti quindi a fine anno, con i prezzi in calo per i settori olivicolo e vitivinicolo. Confagricoltura infine ha evidenziato le situazioni particolarmente negative della zootecnia, in particolare degli allevamenti suinicoli, e del comparto cerealicolo, che hanno pesato per tutta l’annata.

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