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Vinitaly-Cibus, il made in Italy di qualità sbarca in Russia

Le nostre produzioni coprono una fascia alta di mercato. Il vino in particolare, con un prezzo medio al litro superiore a 2,40 euro contro lo 0,87 dei francesi

14 giugno 2008 | T N

Mosca - «Il mercato internazionale e gli operatori esteri riconoscono a Vinitaly il ruolo di certificatore del vero made in Italy». A dirlo il ministro delle politiche agricole Luca Zaia intervenendo, oggi, alla seconda giornata moscovita di Vinitaly Cibus Russia, l’evento organizzato da Veronafiere in collaborazione con Fiere di Parma e Ice.

«Un sistema efficace - ha proseguito il ministro - per comunicare a una sola voce la qualità delle nostra produzioni nazionali all’estero e costruire importanti relazioni, anche dal punto di vista istituzionale. In tal senso ci vorrebbe un Vinitaly World Tour al giorno».

Dopo l’incontro avuto ieri con il ministro russo Alexei Gordeev, nell’ambito del quale è stata annunciata la costituzione della commissione bilaterale che avrà il compito di risolvere le problematiche relative alla normativa doganale, all’etichettatura e alla classificazione dei vini, Zaia ha incontrato oggi anche un gruppo di importatori russi di prodotti agroalimentari italiani.

All’incontro è seguita la conferenza stampa sulle “Prospettive dell’agroalimentare italiano sul mercato russo”, al quale erano presenti, oltre a numerosi giornalisti e operatori russi, Roberto Pelo, direttore dell’Ufficio Ice di Mosca, Daniele Rossi e Luigi Scordamaglia, rispettivamente presidente e consigliere delegato di Federalimentare, Giuseppe Ambrosio, direttore Dipartimento delle politiche di sviluppo economico e rurale del Mipaaf, e Andrea Sartori, presidente dell’Unione Italiana Vini.

«Veronafiere - ha sottolineato Giovanni Mantovani, direttore generale - è una piattaforma per realizzare tutte le iniziative utili alla crescita del made in Italy nel mondo, a servizio delle istituzioni e delle aziende e della politica economica del Governo».

Qualificata la presenza enologica alla quinta edizione di Vinitaly Cibus Russia, con oltre cento cantine e collettive regionali in rappresentanza del wine & food italiano.

«Questo anche grazie alla partecipazione di alcune delle aziende del Consorzio Italia del Gusto che raggruppa i principali marchi del made in Italy alimentare, da Aia, Auricchio, Barilla, Bauli, Filippo Berio, Illy, a Parmareggio, Parmacotto, Rana, Sapori, San Benedetto» - come ha sottolineato Beppe De Simone, direttore commerciale di Fiere di Parma.

La produzione enogastronomica italiana è presente in Russia nella fascia alta di mercato. In particolare per il vino, l’Italia esporta con un prezzo medio al litro superiore a 2,40 euro contro 0,87 del prodotto francese. L’incremento in valore, inoltre, è maggiore rispetto a quello in quantità, con un andamento molto migliore rispetto a quello degli altri competitor.

In Russia i vini di fascia super premium (con un prezzo al dettaglio al di sopra dei 500 rubli, cioè superiore a 13,5 euro) e i premium (sopra i 200 rubli, cioè circa 5,4 euro) rappresentano solo il 5-6% del mercato enologico, mentre il segmento in maggiore espansione è quello di fascia bassa, con il 60% del volume e un prezzo al dettaglio al di sotto dei 100 rubli (meno di 2,70 euro).

Il mercato d’elezione del vino italiano resta quindi saldamente legato alla ristorazione d’alta gamma, ma promettenti opportunità si aprono per la conquista del consumo casalingo, aumentando la presenza nella vendita al dettaglio.

Importante il ruolo dei wine bar, che aprono sempre più numerosi a Mosca, ma anche a San Pietroburgo, mentre le altre città e soprattutto le aree rurali sono ancora poco toccate da questi nuovi modelli di consumo e di aggregazione. Spesso si tratta di locali particolarmente curati, dove regna il lusso sfrenato per assecondare lo stile dei più ricchi. La maggior parte, invece, aiuta a far crescere il gusto e la conoscenza dei vino, in un ambiente conviviale.


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