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La geografia europea della green economy
Ener2Crowd aggiorna la “mappa verde” europea: crescita record degli investimenti green, Italia tra i leader ma con divari territoriali rilevanti
24 ottobre 2025 | 09:00 | C. S.
Ecco l’Europa che cresce “verde”. Nel 2025 la green-economy europea mostra linee di sviluppo più solide e variegate che mai. Ener2Crowd, la piattaforma ed app numero uno in Italia per gli investimenti ESG, ha aggiornato la sua analisi annuale, valutando le emissioni di CO2, la capacità rinnovabile installata, l’efficienza energetica, il riciclo/circolarità e l’innovazione green, con comparazioni tra i Paesi Ue aggiornate su queste 5 dimensioni, con un ulteriore focus territoriale italiano.
«La sfida della sostenibilità non è più solo normativa: è competitiva. Chi saprà combinare efficienza ambientale e forza d’innovazione dominerà la nuova economia europea» dichiara Niccolò Sovico, CEO e co-fondatore della piattaforma.
I paesi europei “green leader” nel 2025. Secondo la mappa aggiornata di Ener2Crowd, basata su dati della Commissione Ue, Eurostat, IEA, EEA e fonti proprietarie, l’Italia è nella top-10 dei Paesi che trainano la transizione verde:
01) Danimarca (89 punti su 100);
02) Svezia (86 punti su 100);
03) Finlandia (85 punti su 100);
04) Paesi Bassi (83 punti su 100);
05) Italia (82 punti su 100);
06) Germania (80 punti su 100);
07) Francia (74 punti su 100);
08) Irlanda (71 punti su 100);
09) Austria (64 punti su 100);
10) Spagna (59 punti su 100).
L’Italia risulta dunque tra i top 10, con un netto miglioramento rispetto ai 55 punti del 2022, seppure resta sotto i “pionieri nordici”, principalmente per una differenza nelle infrastrutture rinnovabili e nella rapidità del permitting.
In Europa, il tasso annuo di crescita composto (CAGR) del capitale allocato in progetti di energia pulita, efficienza e mobilità sostenibile è stimato per il 2025 pari al 12,5% rispetto a quello dell’anno precedente, anche grazie alle utility che hanno ampliato i loro investimenti green: Germania (+18%), Francia (+15%), Italia (+14 %). Gli investimenti green cumulati nell’UE sono passati da 1.400 miliardi del 2022 a oltre 2.100 miliardi di euro nel 2025.
L’analisi di Ener2Crowd mette inoltre in luce che, in Italia, la raccolta tramite crowd ha superato 120 milioni di euro nel primo semestre 2025. Ed anche da un punto di vista di efficienza d’uso delle risorse, l’Italia continua a distinguersi con una produttività superiore alla media Ue.
Secondo le elaborazioni su dati Eurostat della piattaforma ed app numero uno in Italia per gli investimenti ESG, nel 2025, infatti, ogni chilogrammo di risorsa naturale consumata in Italia genera 3,8 euro di PIL, contro una media dell’Unione Europea di 2,6 euro per chilo.
«Ciò significa che, a parità di risorse impiegate, il sistema produttivo italiano è circa il 46% più efficiente della media europea, posizionandosi tra i Paesi con il miglior rapporto tra crescita economica e uso di materie prime» commenta il CEO di Ener2Crowd, Niccolò Sovico.
In merito poi al focus territoriale italiano, la piattaforma osserva che:
Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto si confermano leader per capacità rinnovabile installata e per i nuovi progetti green, con capex regionali superiori al 25% del dato nazionale;
Valle d’Aosta e Piemonte sono anch’esse tra le più avanzate nella transizione energetica, soprattutto in idroelettrico e comunità energetiche locali, pur essendo le aree più esposte ai cambiamenti climatici (frane, scioglimento dei ghiacciai, eventi meteo estremi);
Sicilia, Calabria e Puglia mostrano forti potenziali anche se nel contempo presentano grandi ritardi autorizzativi;
nel segmento ambiente-industria (riciclo, recupero dei materiali e processi di economia circolare), la Sicilia presenta un tasso di “materia seconda” (materiali riciclati reintrodotti nei cicli produttivi) pari al 22%, contro il 18% medio nazionale;
le imprese localizzate in Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna (regioni del Nord-Est) godono di un vantaggio competitivo verde, sia in accesso infrastrutturale che in reputazione ESG;
la ridefinizione delle politiche regionali ambientali —dallo snellimento dei permessi al supporto agli investitori green— diventa l’elemento chiave per colmare il “gap verde” interno all’Italia;
la finanza partecipativa (crowdinvesting e crowdfunding green) diventa sempre più rilevante come modalità di co-finanziamento dei progetti di decarbonizzazione, favorendo l’accesso al capitale per le piccole e medie imprese.
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