Mondo 31/01/2024

Deroga col trucco sull’obbligo di lasciare incolti il 4% dei terreni agricoli

Deroga col trucco sull’obbligo di lasciare incolti il 4% dei terreni agricoli

Sul piede di guerra anche i sindacati agricoli dopo la proposta della Commissione europea di una proroga al set aside obbligatorio contenuta nella Pac. Le condizioni ambientali troppo gravose per gli agricoltori


La Commissione europea ha proposto di consentire agli agricoltori dell'UE di avvalersi di  di derogare, per il 2024, alle regole della Politica agricola comune che li obbligano a mantenere determinate aree non produttive.

Per ricevere il sostegno della PAC a cui hanno diritto, gli agricoltori devono rispettare una serie rafforzata di nove norme a favore dell'ambiente e del clima. Questo  principio della condizionalità si applica a quasi il 90% della superficie agricola utilizzata nell'UE e svolge un ruolo importante nell'integrazione di pratiche agricole sostenibili. Questo insieme di standard di base viene definito  BCAA, che significa "buone condizioni agricole e ambientali".

Lo standard BCAA 8 richiede, tra le altre cose, di dedicare una quota minima di terra arabile ad aree o caratteristiche non produttive.

Quest'ultimo si riferisce tipicamente a terreni incolti, ma anche a elementi come siepi o alberi. Le aziende agricole con meno di dieci ettari di terreno coltivabile  sono tipicamente esentate da questo obbligo. Oggi la  Commissione prevede la possibilità per tutti gli agricoltori dell'UE di essere esentati da questo  esonerati da questo obbligo, pur potendo beneficiare dei pagamenti diretti di base della PAC.

Invece di mantenere il terreno incolto o improduttivo sul 4% dei loro seminativi, gli agricoltori dell'UE che coltivano colture che fissano l'azoto (come lenticchie, piselli o favette) e/o colture intercalari sul 7% dei loro seminativi saranno considerati conformi a tale obbligo.

Le colture intercalari sono piante che crescono tra due colture principali. Queste colture possono servire come foraggio per gli animali o come sovescio. Le colture intercalari devono essere coltivate senza prodotti fitosanitari per mantenere l'ambizione ambientale della PAC.

La proposta della Commissione è stata attentamente calibrata per fornire il giusto  equilibrio tra l'offerta di un adeguato sollievo agli agricoltori che devono affrontare numerose crisi, da un lato, e la protezione della biodiversità e della qualità del suolo, dall'altro.

La misura sarà votata nei prossimi giorni dagli Stati membri  riuniti in commissione. Dopodiché, la Commissione procederà all'adozione formale. Il regolamento si applicherà retroattivamente dal 1° gennaio 2024. Gli Stati membri che desiderano applicare la deroga a livello nazionale dovranno notificarlo alla Commissione entro 15 giorni.

Il Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato: "Gli agricoltori sono la spina dorsale della sicurezza alimentare dell'UE e il cuore delle nostre zone rurali. L'impegno costante della Commissione si concretizza attraverso il bilancio della Politica agricola comune, pari a 386,7 miliardi di euro, che contribuisce a stabilizzare il reddito degli agricoltori europei, premiando al contempo i loro sforzi in materia di clima e sostenibilità. La misura odierna offre ulteriore flessibilità agli agricoltori in un momento in cui devono affrontare molteplici sfide. Continueremo a impegnarci con i nostri agricoltori per garantire che la PAC trovi il giusto equilibrio tra il rispondere alle loro esigenze, continuando a fornire beni pubblici ai nostri cittadini.”

Organizzazioni agricole sul piede di guerra

Da Bruxelles non arriva una risposta forte alle richieste degli agricoltori, ma un “contentino” che lascia perplessi su modalità e durata. Così Cia-Agricoltori Italiani commenta la proposta appena arrivata dalla Commissione Ue. Secondo le prime valutazioni, infatti, si tratta di una deroga all’obbligo di mantenere il 4% di terreni incolti, ma limitata al 2024 e condizionata a ulteriori impegni ambientali, potendo accedere allo stop solo chi coltiva colture azoto-fissatrici (come lenticchie, piselli o fave) e/o colture intercalari sul 7% dei propri seminativi con anche il divieto di usare prodotti fitosanitari.

“Una proposta debole e insufficiente -dice il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini-. Quello che ci aspettiamo è invece un gesto autorevole e deciso a sostegno dell’agricoltura, già dal Consiglio Ue di domani, con lo stralcio “senza se e senza ma” dell’obbligo di lasciare incolto il 4% dei terreni. Dobbiamo poter continuare a garantire la sicurezza alimentare e le politiche comunitarie devono supportare le nostre attività, non ostacolarle”.

“Cia continuerà a presidiare la situazione a Bruxelles, come già nei mesi scorsi, affinché l’Europa rimetta davvero al centro il settore primario -sottolinea Fini-. Abbiamo già vinto alcune battaglie importanti in Parlamento, come il rigetto della proposta di regolamento Ue sui fitofarmaci e l’esclusione degli allevamenti bovini dalla direttiva sulle emissioni. Ora proseguiamo il nostro impegno anche sulla revisione della Pac, che non deve essere punitiva ma incentivante, capace di orientare risorse sulla tutela del reddito delle imprese e non sulla rendita fondiaria, così come sull’accelerazione delle NGT, per colture resistenti ai patogeni e resilienti ai cambiamenti climatici, e infine sul regolamento imballaggi, tutelando il riciclo e mitigando le imposizioni sul riuso”.

Adesso “non c’è più tempo da perdere -conclude il presidente di Cia-. Bisogna lavorare uniti come agricoltori europei e mettere in campo nuove politiche degne di sostenere un settore strategico come il nostro”.

“Una proposta con un sovraccarico di condizioni tale da limitare in modo significativo l’efficacia della misura. Il testo va modificato per aumentare effettivamente le produzioni di cereali e semi oleosi”.

E’ critico il commento del presidente della Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, sulla proposta licenziata oggi dalla Commissione per derogare all’obbligo previsto dalla PAC di destinare una parte dei terreni a finalità non produttive. Deroga da tempo sollecitata dalla Confagricoltura.

Secondo la proposta della Commissione – spiega la Confagricoltura – la deroga è concessa a condizione che l’agricoltore destini il 7% dei seminativi a elementi caratteristici del paesaggio, inclusa la messa a riposo, o a colture azotofissatrici e intercalari (“catch crops”) senza però ricorrere all’uso di fitofarmaci. In aggiunta, per le intercalari è previsto un coefficiente di ponderazione dello 0,3 per cento. In pratica, ogni ettaro reale sarebbe equiparato a 0,3 ettari.

“Con queste condizioni, la deroga risulta poco attuabile e, quindi, poco utile”, sottolinea Giansanti.

La proposta della Commissione passa ora all’esame degli Stati membri. “Siamo già in contatto con il nostro ministero e con le principali organizzazioni agricole degli Stati membri per ottenere le indispensabili e profonde modifiche”, conclude il presidente della Confagricoltura. “La deroga va accordata sulla falsariga del provvedimento già varato nel luglio 2022, per reagire all’instabilità dei mercati provocata dal conflitto in Ucraina. L’incertezza sullo scenario internazionale resta invariata”.

La prima mobilitazione degli agricoltori da tutta Europa con la partecipazione per l’Italia della Coldiretti a Bruxelles fa cedere la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che annuncia le deroghe alle norme Ue sull’obbligo di mantenere i terreni incolti. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che si tratta di un primo risultato del pressing degli agricoltori provenienti dal sud e dal nord dell’Unione Europea che per prima volta insieme manifesteranno domani giovedì 1° febbraio alle ore 9,30 in Place du Luxembourg, di fronte al Parlamento europeo

Un obiettivo che risponde alla lunga battaglia della Coldiretti insieme alle altre grandi organizzazioni agricole europee a partire dalla francese Fnsea con la quale è stato costruito un fronte comune. “Va cancellato definitivamente l’obbligo di lasciare incolto il 4% dei terreni destinati a seminativi imposto dalla Politica agricola comune (Pac).  È una scelta sbagliata come sosteniamo da anni, eredità della folle era Timmermans con il quale ci siamo confrontati molto duramente, unici in Europa, aprendo una breccia. Non ha senso impedire agli agricoltori di non coltivare quote dei loro terreni, quando poi si è costretti ad importare” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

Domani a Bruxelles insieme alla Coldiretti ci saranno dagli spagnoli di Asaja ai portoghesi di Cap, dai belgi dell’Fwa fino ai giovani dell’FJA e molti altri che invadono la capitale dell’Unione per trasformare le proteste in risultati concreti. Coldiretti chiede di tornare a investire nella sovranità e nella sicurezza alimentare europea assicurando più fondi alla Politica agricola comune dopo che la pandemia e le guerre hanno dimostrato tutta la fragilità dell’Unione europea davanti al blocco del commercio mondiale. Anche per questo – conclude Prandini – serve una decisa svolta nelle politiche Europee per valorizzare le proprie terre fertili e fermare le importazioni sleali per fare in modo che tutti i prodotti che entrano nell’Unione rispettino gli stessi standard dal punto di vista ambientale, sanitario e del rispetto delle norme sul lavoro previsti nel mercato interno.

di T N