Mondo 12/07/2023

Vittoria di Pirro al Parlamento europeo sul regolamento Ripristino della Natura

Vittoria di Pirro al Parlamento europeo sul regolamento Ripristino della Natura

Il regolamento sul Ripristino della Natura non è però ancora passato, quindi non è legge, avendo deciso il Parlamento solo di dare l'avvio al Trilogo a meno di un anno dalla scadenza della legislatura


Il Parlamento europeo ha dato il via libera alle negoziazioni con Commissione europea e Consiglio europeo sul progetto di legge Ripristino della Natura.

Un via libera non scontato alla vigilia del voto vista la contrarietà del Partito popolare europeo (PPE) al progetto e in effetti il voto favorevole arriva per un pugno di voti: 336 a favore, 300 contrari e 13 astenuti. Decisivi i voti di 21 deputati del PPE che hanno votato in dissenso al gruppo.

Poco prima una mozione che respingeva la proposta della Commissione europea non è passata per pochi voti: 312 favorevoli, 324 contrari e 12 astenuti.

Il regolamento sul Ripristino della Natura non è però ancora passato, quindi non è legge, avendo deciso il Parlamento di dare l'avvio al Trilogo.

Nel contesto della procedura legislativa ordinaria dell’Unione europea, un trilogo è un negoziato interistituzionale informale che riunisce rappresentanti del Parlamento europeo, del Consiglio dell’Unione europea e della Commissione europea. L’obiettivo di un trilogo è raggiungere un accordo provvisorio su una proposta legislativa accettabile sia per il Parlamento che per il Consiglio, i colegislatori. Tale accordo provvisorio deve quindi essere adottato da ciascuna delle procedure formali di queste istituzioni.

Nel corso delle prossime settimane, dunque, partiranno le negoziazioni che non potranno prescindere dai rilievi mossi dal Parlamento europeo sul progetto di legge.

Il Parlamento sottolinea che la nuova legge deve contribuire al raggiungimento degli impegni internazionali dell'UE, in particolare il quadro globale sulla biodiversità delle Nazioni Unite di Kunming-Montreal.

Il Parlamento afferma che la legge si applicherà solo quando la Commissione avrà fornito dati sulle condizioni necessarie per garantire la sicurezza alimentare a lungo termine e quando i Paesi dell'UE avranno quantificato l'area da ripristinare per raggiungere gli obiettivi di ripristino per ogni tipo di habitat. Il Parlamento prevede anche la possibilità di posticipare gli obiettivi in caso di conseguenze socioeconomiche eccezionali.

Entro 12 mesi dall'entrata in vigore del regolamento, la Commissione dovrà valutare l'eventuale divario tra le esigenze finanziarie e i finanziamenti UE disponibili e studiare soluzioni per colmare tale divario.

Il risultato di arrivare alla formalizzazione del progetto di legge entro la fine della legislatura, con le elezioni del prossimo maggio, appare arduo, anche in virtù alle forti spaccature nella maggioranza che sostiene la Commissione.

Le reazioni

“Al di là dell’esito del voto odierno, il messaggio lanciato dal Parlamento europeo non va fatto cadere. Occorre imboccare una strada diversa da quella proposta dalla Commissione per una maggiore sostenibilità ambientale e una più rigorosa protezione delle risorse naturali”. E’ il commento del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, sull’esito del voto dell’Assemblea dell’Europarlamento che ha respinto il rigetto della proposta di regolamento della Commissione sul rispristino della Natura.

“Gli obiettivi da conseguire – sottolinea Giansanti – sono fuori discussione, ma non possono essere perseguiti secondo le indicazioni della Commissione basate su vincoli e divieti, senza considerare inoltre le differenze degli assetti produttivi a livello nazionale”.

“In una fase in cui si discute di sicurezza alimentare a livello globale, il progetto legislativo della Commissione determinerebbe una riduzione della superficie agricola del 10%. Per l’Italia, il taglio sarebbe di oltre un milione di ettari, con una perdita di produzione nell’ordine di 6 miliardi di euro”

“Su questa base, il trilogo tra le istituzioni per raggiungere l’intesa finale non sarà agevole – conclude il presidente - La partita, dunque, resta aperta considerando che non siamo lontani dalla conclusione della legislatura europea”.

Preoccupano ancora alcuni vuoti normativi, i troppi ostacoli burocratici posti ai singoli Paesi e le rinviate disposizioni sul finanziamento, ma prendiamo atto dell’attenzione da parte del Parlamento Ue alle istanze dell’agricoltura, escludendola, con la cancellazione dell’articolo 9, dall’applicazione della legge sul ripristino della natura. Commenta così, il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, il voto che, oggi, a Strasburgo ha sì respinto il rigetto della proposta di regolamento della Commissione europea, ma inserito emendamenti importanti per il settore agricolo.

L’attenzione di Cia resta alta, dunque, su una partita critica se non governata dal principio cardine di un’agricoltura al centro della transizione ecologica e, quindi, protagonista e non penalizzata dagli obiettivi per la sostenibilità, valorizzata nel suo ruolo strategico per il benessere degli ecosistemi, a salvaguardia dell’ambiente e a tutela del suolo.

Sotto i riflettori di Cia l’accantonamento del 10% per il ripristino della natura, non più vincolante per ogni singolo Stato membro, ma collettivo per l’Europa e l’istituzione del fondo per l’attuazione delle misure perché non ricada, alla fine, sui singoli Paesi e i suoi comparti chiave. Non meno rilevante, infatti, è la valutazione d’impatto che vede l’Italia quinto Paese contribuente con un impegno di spesa pari a 261 milioni di euro, rispetto alla Francia, al primo posto con circa 2 miliardi.

Si attende ora l’avvio dei negoziati con la consapevolezza, precisa Cia, che non sarà scontato mantenere questi miglioramenti ottenuti con il voto odierno e sarà necessario continuare a ragionare sulle ripercussioni effettive di questa legge.

“Pur condividendo pienamente gli obiettivi alla base della normativa comunitaria per la tutela della biodiversità, che mirano fra l’altro a invertire il preoccupante calo delle popolazioni di impollinatori, che come noto sono degli ‘indicatori’ naturali dell’inquinamento ambientale e dai quali dipende gran parte delle produzioni agricole, non possiamo mancare di ricordare i possibili rischi legati all’impatto di un simile provvedimento sull’agricoltura e, in particolare, sulle superfici agricole, dalle quali la tutela della biodiversità non può assolutamente prescindere”. Lo sottolinea il presidente della Copagri Tommaso Battista dopo l’approvazione della posizione del Parlamento Europeo sulla proposta di regolamento sul ripristino della natura, con cui è stato respinto il rigetto del testo proposto della Commissione Europea.

“Guardiamo quindi con favore - prosegue Battista - alla cancellazione dell’articolo 9 del testo, tra quelli di maggiore interesse per il comparto primario in quanto prevedeva il ripristino degli ecosistemi agricoli, con cui sembrerebbe si vada di fatto a escludere i produttori agricoli dall’ambito di applicazione del testo”.

“Dopo il rigetto della proposta chiesto dalla Commissione Ambiente, e l’avviso contrario non vincolante formulato dalla Commissione Agricoltura, la palla passa al Consiglio UE, che dovrà portare avanti il dibattito finalizzato a sciogliere vari nodi, quali la questione del finanziamento delle misure previste per il ripristino della natura e, soprattutto, la loro armonizzazione con le normative comunitarie che trattano di stoccaggio di carbonio e di salute dei suoli”, continua il presidente della Copagri, ricordando che “la partita non è ancora chiusa e bisogna tenere alta l’attenzione in vista dei triloghi con Commissione e Consiglio UE”.

“In ogni caso - conclude Battista - dopo l’entrata in vigore del regolamento, gli Stati membri avranno due anni di tempo per presentare alla Commissione UE un ‘Piano nazionale di restaurazione’, nel quale declinare autonomamente le azioni da mettere in campo in base alle singole realtà delle nazioni e al livello di deterioramento dei loro ecosistemi, tenendo ben presenti le numerose differenze in essere relative ai diversi assetti produttivi del tessuto economico nazionale”.

Il presidente di Coldiretti Ettore Prandini esprime "soddisfazione per l’approvazione degli emendamenti che prevedono anche l'eliminazione dell'obiettivo di riduzione del 10% della superficie agricola produttiva, avanzano la richiesta di utilizzare fondi esterni alla Politica agricola Comune (Pac) e introducono il riferimento al rispetto de principio di reciprocità per i prodotti importati".

Tale mediazione rappresenta la "conferma dei numerosi dubbi posti da diversi Paesi e molti eurodeputati, ai quali va il ringraziamento della Coldiretti, su una proposta che, così come formulata dalla Commissione – spiega Prandini - andrebbe a penalizzare il settore agricolo portando una pesante riduzione del potenziale produttivo, con un conseguente e significativo aumento delle importazioni di prodotti dannosi per il consumatore e per l’ambiente da Paesi terzi".

Sottolineando lo scenario di un Europarlamento "spaccato in due", Coldiretti ribadisce: "La tutela dell’ambiente e la perdita di biodiversità si combatte non con posizioni ideologiche, togliendo terreni produttivi dalla disponibilità degli agricoltori, o vietando interventi su decine di migliaia di km di percorsi fluviali (con gli effetti drammatici che ne derivano) ma piuttosto favorendo lo sviluppo della multifunzionalità ed opponendosi all’omologazione ed alla standardizzazione delle produzioni".

di T N