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Servono più coraggio e soldi dall'Unione europea per risollevare l'agricoltura

In mancanza di uno stanziamento maggiore per l'agricoltura da parte della Commissione europea, verrà meno lo spirito unitario della Politica agricola comunitaria, con possibili e probabili distorsioni di concorrenza tra produttori europei

07 maggio 2020 | T N

La Politica agricola comunitaria è da decenni il pilastro fondamentale dell'Unione europea, tanto che gran parte del budget dell'Ue è proprio destinato agli agricoltori.

Gli Stati hanno infatti rinunciato all'autonomia e indipendenza in termini di gestione agricola, comprese le sovvenzioni, per devolvere quasi integralmente la competenza alla Commissione. Oggi infatti ai Paesi membri viene delegato solo l'aggiustamento delle regole europee per declinarle in ragione delle proprie realtà territoriali.

Uno scenario che potrebbe mutare a causa del Covi-19, o almeno questo è il rischio che il Parlamento europeo, e più precisamente la Commissione agricoltura, paventa, tanto che il presidente della ComAgri ha indirizzato al Commissario polacco Janusz Wojciechowski, che nei giorni scorsi aveva ufficializzato un pacchetto di misure il cui stanziamento complessivo non superava gli 80 milioni di euro. Il presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, il tedesco Norbert Lins, ha rimarcato la necessità di risorse aggiuntive, per soddisfare relative al comparto florovivaistico e al settore suinicolo, dell’olio e delle patate. Il Parlamento ha esplicitamente invitato la Commissione a riconsiderare l’introduzione di una maggiore flessibilità nella gestione dei programmi operativi da parte delle OP ortofrutticole.

A illustrare meglio il senso delle richieste ha pensato Paolo De Castro, vicepresidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo.

“Il settore agroalimentare deve essere al centro del rilancio economico dell’Europa. La crisi del coronavirus sta cambiando gli scenari di approvvigionamento del cibo e abbiamo assolutamente bisogno di rafforzare la produzione agricola europea. Il rischio ora è che la debolezza degli interventi della Ue frammenti il sostegno alle aziende agricole europee, come nel caso della Francia che, comprensibilmente, ha annunciato un piano nazionale di centinaia di milioni di euro a sostegno della sua viticoltura”. Così Paolo De Castro, coordinatore S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo si è rivolto al vicepresidente dell’Esecutivo Ue, Frans Timmermans, nel dibattito odierno in ComAgri sul futuro della Pac ai tempi del Covid-19.
“Prima di tutto – dice l’europarlamentare PD – dobbiamo rafforzare il settore agroalimentare per venire in aiuto a comparti economicamente ormai in ginocchio, da quello lattiero-caseario al vino, dall’ortofrutta al florovivaismo, dalle carni bovine a quelle suine e ai prosciutti. A questo fine bisogna evitare il proliferare di interventi a livello nazionale, che finirebbero per creare distorsioni di concorrenza tra produttori europei, mettendo in pericolo il mercato unico”.
“Per garantire la sicurezza alimentare ai nostri cittadini – precisa ancora De Castro – dobbiamo assolutamente migliorare l’efficienza e la produttività delle nostre coltivazioni. Basti pensare che la Russia ha bloccato il proprio export di cereali, così come hanno fatto Paesi del sud-est asiatico per il riso. Senza contare i finanziamenti Usa per oltre 30 miliardi di euro al sostegno della loro produzione agricola”. Per l’eurodeputato “è quindi necessario che il Recovery Fund preveda misure specifiche a supporto dei settori più colpiti: dopo i soli 76 milioni messi sul campo dal commissario Wojciechowski – dice – l’agricoltura non può essere ancora una volta l’agnello sacrificale quando si deve decidere a quali settori dare priorità nell’aiuto”.
“Concordo con Timmermans – dice De Castro – sul fatto che il Green Deal e la strategia Farm to Fork (che il vicepresidente ha annunciato per il 20 maggio) debbano trasformarsi in opportunità per l’agroalimentare. Ad esempio, nessuno vuole utilizzare più fitofarmaci o più fertilizzanti, ma per questo abbiamo bisogno di più innovazione, a partire dalle tecnologie per l’evoluzione assistita (Tea) delle piante. In generale, ogni misura da mettere in campo per ridurre ulteriormente l’impatto ambientale del settore dovrà basarsi in futuro su analisi scientifiche comprovate. Soprattutto in questo momento – conclude De Castro – non possiamo lasciarci trascinare da spinte ideologiche”.

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