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Sull'olio d'oliva la Spagna si scopre sovranista

Mentre il governo propone attenzione e chiede l'avvio di una discussione anche a livello europeo, i piccoli produttori lamentano il calo delle quotazioni del 30% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente e chiedono il blocco delle importazioni dall'estero

14 marzo 2019 | T N

La situazione in Spagna sta diventando molto tesa, con la quotazione dell'extra vergine scesa sotto i 2,5 euro/kg e quella del lampante, per la prima volta da diversi anni, ridottasi sotto i 2 euro/kg, un valore soglia psicologico molto importante, visto che proprio il lampante, sul mercato iberico, è il riferimento dei prezzi degli oli d'oliva.

La situazione sta diventando insostenibile tanto che le principali sigle sindacali hanno iniziato a far sentire prepotentemente la propria voce, proprio per cercare di frenare il continuo abbassamento delle quotazioni, ormai innescatosi da dicembre dello scorso anno, che ha portato la quotazione a essere del 30% inferiore rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Il governo andaluso, nei giorni scorsi, ha già riunito l'unità di crisi e il Ministro spagnolo dell'agricoltura, della pesca e dell'alimentazione, Luis Planas, ha dichiarato che, insieme alle Comunità Autonome di produzione dell'olio d'oliva, sta seguendo da vicino la situazione del mercato e ha affermato che tutte le misure possibili e necessarie saranno adottate e ha insistito per seguire da vicino questo fenomeno per individuare la causa di questa situazione, che è "ingiusta per i produttori che hanno fatto bene il loro lavoro".

Il Ministro ha poi promesso che la questione sarà portata la prossima settimana a Bruxelles in occasione del Consiglio dei ministri dell'agricoltura dell'Ue.

Sulla stessa linea, il Ministro dell'agricoltura, dell'allevamento, della pesca e dello sviluppo sostenibile dell'Andalusia, Carmen Crespo, ha affermato di  non capire "perché questo sta accadendo, perché né la capacità né la produzione di paesi concorrenti come la Grecia e l'Italia ci indicano questo trend".

Nel frattempo il mondo agricolo si interroga, provocatoriamente, sulle importazioni di olio d'oliva da Paesi terzi.

Nel 2017/18 le importazioni di olio d'oliva in Spagna hanno toccato le 166 mila tonnellate, di cui 59 mila dalla Tunisia e 51 mila dal Portogallo, il resto da Turchia e Siria. La scorsa campagna la produzione di olio iberico era stata di 1,2 milioni di tonnellate e l'import poteva servire a controbilanciare una produzione più scarsa della media.

Nei primi mesi della nuova campagna olearia, con una produzione stimata a 1,6 milioni di tonnellate, le importazioni sono però già arrivate a 62 mila tonnellate, prevalentemente dalla Tunisia e, come sottolineano provocatoriamente le rappresentanze agricole, a prezzi più bassi di quelli iberici. Il sospetto, neanche tanto velato, è che questi flussi siano serviti per innescare la spirale al ribasso che ora sta inquietando i sonni degli olivicoltori spagnoli, tanto che qualcuno ha persino invocato il blocco delle importazioni di olio d'oliva dall'estero per fermare il continuo ribasso dei prezzi dell'olio d'oliva spagnolo. Se questa ipotesi appare remota, più probabile appare lo scenario di una richiesta spagnola all'Unione europea di riattivare gli aiuti allo stoccaggio privato, per ridurre l'offerta disponibile e far aumentare progressivamente le quotazioni. Al contrario di quanto avvenuto nelle precedenti occasioni, tuttavia, l'unico Paese realmente beneficiario di una simile misura sarebbe la Spagna, visto che la Grecia non ha manifestato cali così consistenti e, a fronte di una qualità inferiore rispetto al passato, mantiene quotazioni sopra i 3 euro/kg. L'Italia, invece, con la produzione ai minimi storici, ha evidenziato un sensibile aumento dei prezzi dell'extra vergine che si mantegono stabili sui 6 euro/kg.

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