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La guerra commerciale dell'olio d'oliva tra Dcoop e Deoleo

Dopo la battaglia politica per il controllo di Deoleo, alla fine ceduto al fondo inglese Cvc Partners, la cooperativa iberica ha avviato una massiccia campagna commerciale che ha portato all'indebolimento del colosso anglo-iberico

23 novembre 2018 | T N

Nel 2014 in Spagna si è condotta una sanguinosa battaglia per il controllo di Deoleo.

Dopo l'uscita di scena dei fratelli Salazar, il controllo del gruppo è passato alle banche spagnole, che erano fortemente esposte con il colosso oleario. Da lì è iniziata un'epoca di dismissioni per concentrarsi sul solo mercato oleario, o per meglio dire sull'olio di oliva. Ridotto l'indebitamento, gli istituti di credito iberici hanno messo sul mercato il pacchetto di maggioranza di Deoleo. Tra i più interessati la cooperativa Dcoop, allora astro nascente dell'olivicoltura iberica, che aveva dalla sua parte del governo. Alla fine, però, le banche hanno scelto per la cessione delle quote al fondo inglese Cvc Partners e da allora è iniziata una guerra commerciale tra Dcoop e Deoleo.

Il gruppo che controlla marchi importanti come Bertolli, Carapelli e Carbonell, veniva da una stagione tumultuosa, dopo vari scandali che ne avevano minato la credibilità sul mercato e con pesanti perdite di quote in Paesi strategici, un'emorragia che continua anche oggi, se consideriamo che ha perso il 2,18% di fatturato negli Stati Uniti nei primi sei mesi del 2018.

Al contrario Dcoop vola e ha triplicato il proprio fatturato nel giro di pochi anni, arrivando alla soglia del miliardo di euro. Tutto merito di una politica commerciale particolarmente aggressiva con i prezzi più bassi sul mercato statunitense e accordi discutibili, come quelli con la famiglia Devico per il marchio Pompeian, attualmente leader negli Usa. E proprio sugli Stati Uniti punta Dcoop con l'ingresso nell'azionariato di Bell-Carter, nota azienda alimentare californiana.

Oggi lo scenario è dunque drasticamente mutato rispetto a pochi anni fa, quando Dcoop era una realtà semisconosciuta, se non dagli addetti ai lavori. Oggi la cooperativa muove 220 mila tonnellate di olio di oliva, contro le 180 mila di Deoleo. Nel solo business dell'olio di oliva Dcoop vanta il fatturato più elevato tra i colossi oleari e Deoleo è scivolata al quarto posto.

Il mondo dell'olio di oliva mondiale è ormai di fatto un oligopolio spadroneggiato da cinque grandi gruppi: Dcoop, Sovena, Acesur, Deoleo e Misaga che insieme controllano più del 25% della produzione mondiale.

L'anello più debole della catena, oggi, è proprio Deoleo che sebbene detenga marchi importanti, fatica a tenere il passo della crescente competizione, né al momento si giova degli scivoloni degli avversari come la multa da 3 milioni di euro comminata a Dcoop per aver venduto olio lampante tunisino, spacciandolo per extra vergine spagnolo, sul mercato statunitense. Proprio la relativa debolezza di Deolo, in un quadro molto mutato negli ultimi anni, spiega anche la politica del colosso anglo-iberico di un dialogo serrato con le associazioni produttive del bacino del Mediterraneo, a partire da quelle italiane e recentemente greche, alla ricerca di alleati per recuperare il terreno perduto.

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