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La futura Pac non piace a nessuno: negoziati lunghi

Inaccettabile per l'agricoltura italiana un taglio di 2-3 miliardi di euro. No a tagli anche dall'associazione delle regioni europee produttrici di ortofrutticoli e dall'associazione dei prodotti a denominazione d'origine. Le principali sigle ambientaliste e dell'agricoltura bio italiane intanto lanciano #CambiamoAgricoltura che chiede una svolta per la politica agricola comune

13 luglio 2018 | T N

E' appena iniziata la trattativa per la nuova Politica agricola comunitaria (Pac) e già i toni sono accesi.

Il Ministro all'agricoltura Gian Marco Centinaio ha definito inaccettabili tagli per 2-3 miliardi. Nel suo discorso alle Camere il ministro ha dichiarato: "I tagli alla PAC incidono in modo consistente sul sistema agroalimentare e danno un segnale politico sbagliato. Il rischio è che venga disconosciuto il valore del contributo che il territorio rurale assicura alla società, per di più in un momento in cui volatilità dei prezzi, crisi internazionali e variabilità climatica minano il nostro settore primario. In Italia il 28% del reddito degli agricoltori deriva dal sostegno della Pac. Di conseguenza,
se gli incentivi finanziari diminuissero, ciò porterebbe inevitabilmente a una preoccupante fuoriuscita di aziende dal circuito produttivo, con effetti negativi sull’ambiente a causa dell’abbandono, e sulla struttura sociale della società, soprattutto nelle aree più fragili."

Lo stesso Ministro poi si è sbilanciato sulle previsioni di approvazione delle nuova Politica agricola europea: "sui tempi della riforma, le opinioni sono molto divergenti, certo è che un negoziato così
complesso, anche guardando alle precedenti esperienze, richiede molto tempo e sembra poco probabile possa essere concluso prima del blocco dei lavori del Parlamento europeo a causa delle elezioni programmate per la prossima primavera."

La preoccupazione sui tagli è molto orizzontale e prescinde dagli schieramenti politici.

Garantire un bilancio Pac adeguato e salvaguardare il ruolo chiave delle regioni europee nella definizione e nell'attuazione della politica agricola europea. Sono i due punti principali della posizione comune delle regioni europee produttrici di ortofrutticoli (Areflh) e di prodotti a indicazione d'origine (Arepo) sulle proposte legislative della Commissione europea sul futuro della Pac post 2020 e il budget pluriennale 2021-2027. Le due reti riuniscono 40 regioni di 9 diversi Stati membri dell'Ue, che rappresentano oltre il 50% delle indicazioni geografiche e il 45% della produzione ortofrutticola e di piante ornamentali in Europa. C'è "la necessità che il bilancio della Pac non venga ridotto se vogliamo un'agricoltura sostenibile e di qualità, che possa garantire la sicurezza alimentare per i consumatori e un reddito adeguato per gli agricoltori", ha dichiarato l'assessore della Regione Emilia-Romagna e presidente Areflh Simona Caselli.

Intanto anche l'Italia lancia la coalizione #CambiamoAgricoltura che chiede una svolta per la Politica agricola comune (Pac). La coalizione è parte della campagna europea The Living Land nata per unire tutte le organizzazioni e le persone che pensano che l’attuale Pac sia in crisi e abbia bisogno di essere riformata. In Italia #CambiamoAgricoltura è stata lanciata da un’ampia coalizione di Associazioni ambientaliste e dell’Agricoltura biologica e biodinamica. “È il momento di decidere se continuare a promuovere un modello di agricoltura più sostenibile per l’ambiente, i cittadini e le piccole aziende agricole oppure se, attraverso la collaborazione tra istituzioni, cittadini, agricoltori e Ong, lavorare insieme per cambiare le cose”. Questo il messaggio lanciato oggi dalle associazioni della coalizione #CambiamoAgricoltura. Per le associazioni aderenti alla Coalizione, “i nuovi regolamenti presentano numerosi elementi di novità, alcuni dei quali lasciano intravedere la possibilità di modificare, se ben utilizzati, il paradigma dell’agricoltura di oggi. Allo tempo stesso, però, le proposte della Commissione UE lasciano aperte diverse domande e hanno troppi ambiti di incertezza che potrebbero rendere vana questa riforma, riportando l’agricoltura pericolosamente nel passato, con una corsa al ribasso degli impegni degli Stati membri della UE per la tutela dell’ambiente e la vitalità dei territori rurali”. In generale le associazioni della Coalizione #CambiamoAgricoltura chiedono che “la forte sussidiarietà contenuta in questa riforma della PAC non si trasformi, per le sfide ambientali e climatiche, in una ‘fuga’ degli Stati membri dagli impegni assunti a livello internazionale, con una sostanziale abdicazione di responsabilità da parte della Commissione Europea. Deve essere garantita – proseguono – una gestione della PAC post 2020 con un forte coordinamento centrale ed un’assunzione di responsabilità attraverso proposte concreti dei singoli Stati all’interno del nuovo strumento del Piano Strategico Nazionale”.

 

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