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Ecco come l'olio d'oliva tunisino diventa europeo
L'Agenzia delle dogane iberica ha inflitto una multa da quasi 3 milioni di euro a Dcoop per aver venduto, sul mercato statunitense, olio tunisino spacciandolo per Made in Spain. L'olio in questione veniva commercializzato col marchio Pompeian a prezzi del 40% inferiori rispetto agli altri concorrenti europei
09 luglio 2018 | T N
Dcoop, la principale cooperativa spagnola dell'olio d'oliva, azienda che voleva acquisire il controllo di Deoleo, prima dell'intervento del fondo inglese Cvc Partners, è stata multata per quasi 3 milioni di euro per aver venduto sul mercato americano olio tunisino spacciandolo per spagnolo.
L'operazione è stata effettuata attraverso la società Qorteba, partecipata al 50% da Mercaoleo e Aceites Toledo. Mercaoleo è inoltre detenuta al 50% da Dcoop e dal gruppo oleicolo marocchino Devico. Dcoop e Devico controllano il brand Pompeian negli Stati Uniti.
Sebbene l'ammenda sia inflitta a Qorteba, essa è interamente a carico di Dcoop che di fatto controlla la società Qorteba.
La questione sta suscitando molto scalpore in Spagna perchè Dcoop, come cooperativa di terzo livello, è partecipata da altre cooperative e, quindi, da soci olivicoltori che quindi non sapevano che la loro casa madre facesse affari illeciti alle spalle del mondo produttivo.
Una questione che sta destando ira e scandalo anche perchè il prezzo dell'olio spagnolo, da qualche settimana, è in caduta libera e ora vi è il sospetto che simili operazioni possono aver contribuito ad abbassare le quotazioni.
Non solo l'olio, spacciato per spagnolo era in realtà tunisino, ma era pure, secondo l'Agenzia delle dogane, di cattiva qualità. Si trattava di olio lampante spacciato per extra vergine.
L'olio in questione veniva venduto sul mercato statunitense a prezzi del 40% inferiori ai concorrenti europei e del 100% inferiori a quelli californiani.
Tutto questo scandalo capita proprio alla vigilia della decisione dell'amministrazione Trump sugli ulteriori dazi sulle olive nere iberiche, prevista per fine luglio. La notizia potrebbe spingere i falchi verso un inasprimento dei dazi, non solo come misura protezionistica ma anche punitiva per la frode compiuta.
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