Mondo
Troppa confusione sul cibo biologico nel mondo
Circa il 20% dei prodotti venduti come biologici non lo sono. Nel mondo inoltre ci sono almeno 400 enti certificatori. Alcuni di questi sono enti indipendenti o senza scopo di lucro; molti però sono privati che guadagnano denaro per poter certificare
27 ottobre 2016 | T N
Il biologico ha un mercato in crescita su scala globale, con un incremento medio del 10%, ma la produzione agroalimentare fa fatica a rispondere a tanta domanda. "La natura non ha i tempi giusti per uno sviluppo sostenibile della produzione bio. Solo per il passaggio da agricoltura convenzionale all'organica occorrono almeno tre anni di colture senza azoto e fertilizzanti. Nel mondo quindi non c'è abbastanza frutta biologica, con due conseguenze: i listini dei prezzi salgono, anche in un periodo di crisi economica, e circa il 20% dei prodotti venduti come biologici non lo sono. O quanto meno non garantiscono che il 95% degli ingredienti provenga da colture bio". E' il grido d'allarme lanciato da Tom Wiegmans, responsabile qualità Fruit&Veg della Dohler a Damstadt (Germania) in occasione del Juice Day organizzato da Cibus Tec.
Sugli scaffali, ha lamentato ancora il ricercatore tedesco, "c'è una babele di marchi per le linee organic. L'Unione Europea ha adottato il logo con la foglia verde ma solo in Germania può essere affiancato da altri tre loghi identificativi. Nel mondo inoltre ci sono almeno 400 enti certificatori. Alcuni di questi sono enti indipendenti o senza scopo di lucro; molti però sono privati che guadagnano denaro per poter certificare. Di questi, alcuni sono buoni, altri non lo sono affatto. Inoltre - ha sottolineato - in cinque anni, nel periodo dal 2010 al 2015, sono aumentate del 18% le referenze in commercio con indicazioni sulla confezione del tipo 'naturale' oppure 'da agricoltura sostenibile'. Tutto ciò non fa che disorientare il consumatore".
Consumatore che, contrariamente a dieci anni fa, è più difficile da identificare, anche se prevalgono quelli tra i 18 e i 40 anni. Secondo un sondaggio del 2015, tra le leve di acquisto del biologico, il 72% ha scelto "perché sono salutari" e ben il 69% degli intervistati ha aggiunto l'opzione "così salvo il pianeta", mentre il 48% ha detto di scegliere cibo bio "per l'assenza di fertilizzanti e residui chimici". Gli acquirenti di prodotti biologici con maggior capacità di spesa procapite, secondo l'analisi presentata a Cibus Tec, vivono in primis in Svizzera, e a seguire Lussemburgo, Danimarca, Svezia. Il valore del mercato della frutta biologica, ha concluso Wiegmans, è di 90 miliardi di dollari; cresce nei quattro angoli del pianeta a ritmi del 10% l'anno e quindi due volte in più rispetto al convenzionale. A moltiplicarsi sono anche i prodotti con etichetta bio: nel 2011 erano 9135 nel settore ortofrutta mentre nel 2015, ha precisato Wiegmans, quota 20.000. Tra questi prevalgono i succhi di frutta, i prodotti per l'infanzia, e a seguire le salse, sughi e condimenti. Tra i succhi di frutta bio, quelli più richiesti su scala globale risultano quello di mela, primo fra tutti, e poi arancia, limone, melograno, uva, frutti rossi, cocco.
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