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L'olio extra vergine di oliva è ad alto rischio frode. La conferma dalla Spagna
L'allarme, questa volta, non viene dall'Italia ma direttamente dal Ministero dell'agricoltura spagnolo che ha messo sull'avviso tutte le regioni iberiche. Secondo la direzione generale vi è il “ragionevole sospetto” di “alterazione” dei campioni destinati a verifica. I controlli spagnoli sull'olio fanno acqua da tutte le parti
26 aprile 2016 | T N
Stavolta è il governo spagnolo a mettere sull'avviso per le frodi sull'olio che sarebbero all'ordine del giorno, tanto da diramare un vero e proprio alert alle regioni iberiche. La lettera, pubblicata su eldiario.es, è datata 1 aprile, ma non è uno scherzo.
La Direzione generale del Ministero dell'agricoltura ha esortato i governi regionali ad adottare “migliori sistemi di controllo per evitare l'alterazione del campione sotto verifica”.
Il problema, secondo il Ministero, sarebbe l'alterazione del campione destinato alle controanalisi. Vi sarebbe infatti il “ragionevole sospetto” che i campioni destinati ad analisi siano manipolati dai truffatori, alternando i sigilli posti a garanzia.
E' così, secondo la Direzione del Ministero dell'agricoltura, che i delinquenti riescono a vendere olio lampante per extra vergine, aggirando i controlli e ottenendo un lauto guadagno. Infatti i prezzi dell'olio extra vergine di oliva variano dai 4 ai 6 euro mentre gli oli lampanti hanno prezzi, all'ingrosso, di 2,5-3 euro. Il margine di guadagno per i truffatori sarebbe il 100% del prezzo.
La lettera, resa ormai pubblica, ha fatto molto scalpore perchè ha messo a nudo le evidenti lacune del sistema dei controlli iberico sull'olio d'oliva.
Il Ministero dell'agricoltura, come spiegato nella lettera, ha effettuato un monitoraggio sui campioni di alcuni casi sospetti di frode. Sono stati analizzati tutti e tre i campioni sigillati (campione, controllo e controanalisi) e si è scoperto che i parametri di base di uno dei campioni non corrispondono a quello del terzo campione. “In tutti i casi scoperti – si legge nella lettera – i due campioni in possesso della pubblica amministrazione hanno fornito gli stessi risultati analitici mentre erano diversi nel campione tenuto per controanalisi della società di produzione.”
Il sospetto del governo, messo nero su bianco alle amministrazioni regionali, è che le aziende possano rompere i sigilli, mettervi dentro olio di qualità superiore, riposizionare i sigilli e poi spedire il prodotto così “ricondizionato” per le controanalisi, ottenendo la piena assoluzione.
Il governo ha preferito non replicare alle richieste di delucidazioni venute da più parti e ha lasciato che le voci sulla “serie di file sospetti” e i “segnali” indicati nella lettera creassero un clima di allarme anche tra i consumatori che hanno chiesto, attraverso le loro associazioni, di rendere noti i marchi coinvolti nello scandalo.
Il segretario generale dell'industria olearia iberica, Enrique Delgado, ammette che “molto spesso quando effettuiamo le controanalisi sui campioni in nostro possesso vinciamo i ricorsi, perchè le pubbliche amministrazioni non sono attente nella conservazione dei campioni.” Secondo il segretario di Infaoliva sarebbe però impossibile alterare i campioni. Di diverso parere, evidentemente, la Direzione generale del Ministero dell'agricoltura.
Il metodo di frode sulla fase dei controlli, portato alla luce dal Ministero dell'agricoltura, getta un'ombra inquietane sulle lacune del sistema di verifica del principale paese produttore di olio d'oliva al mondo, nazionale dalla quale l'Italia importa la maggior parte dell'olio destinato al consumo interno e all'export.
La vicenda ha riportato alla luce le analisi effettuate dalle associazioni dei consumatori sugli oli in commercio che avevano mostrato come, ad esempio 9 dei 40 campioni esaminati dall'associazione Ocu, non fossero in realtà extra vergini d'oliva.
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