Mondo

I tedeschi bocciano un olio extra vergine di oliva su due tra quelli presenti sul loro mercato

Secondo i panel tedeschi che hanno giudicato i campioni di olio extra vergine di oliva, troppi quelli con difetti di morchia, muffa, rancido e persino mosca delle olive. Sono cinque gli oli italiani che non superano la prova del mensile Stiftung Warentest

02 febbraio 2016 | T N

Un'altra sonora bocciatura per gli oli extra vergini di oliva, commercializzati nella scorsa campagna olearia, presenti, stavolta, sugli scaffali tedeschi.

E' stato il mensile dei consumatori tedeschi Stiftung Warentest ad aver analizzato 26 campioni, tra quelli proposti a scaffale nei più diffusi supermareket, bocciandone ben 13.

Cinque i campioni italiani bocciati. Vi è da riconoscere che la maggioranza dei campioni esaminati era proprio italiana. Dieci campioni avevano l'origine in etichetta dichiarata come italiana, otto provenivano dalla Grecia, sei dalla Spagna e due dal Portogallo. Tra di loro c'erano sei oli dichiarati biologici e tre extra vergini venduti in offerta.

Il giudizio complessivo, come dichiarato dallo stesso mensile Stiftung Warentest, si basava molto sul panel test, ovvero sul giudizio organolettico che pesava per ben il 65% sul giudizio finale. A seguire l'analisi chimica, la presenza di inquinanti, la completezza delle informazioni in etichetta (ciascun parametro pesava il 10%) e infine il packaging per il 5%.

Quel che emerge da questo primo dato è che i tedeschi si fidano più del loro naso che non delle analisi chimiche, o meglio, danno per scontato che i valori chimici siano rispettati poiché, come dichiarato nel corso di un'indagine simile, i parametri stabiliti dal Coi sono talmente larghi che è difficile sforarli.

Gli oli, secondo quanto scritto nell'articoli, sono quindi stati sottoposti a panel accreditati secondo il regolamento comunitario 2568/91. Nel caso un panel avesse bocciato un olio, declassandolo da extra vergine a vergine, lo stesso olio è stato inviato ad altri due panel per le controanalisi. Quando due panel su tre hanno espresso lo stesso giudizio, l'olio in questione è stato bocciato.

Tra le bocciature spiccano anche nomi noti in Italia: Alnatura Dop Dauno Gargano, Antico Frantoio della Fattoria Olio 100% italiano, Piccardo & Sayorè Riviera Ligure Dop Riviera Ligure, PrimOli Igp Toscano, Redoro biologico 100% Italiano.

Secondo il metodo di giudizio tedesco sul podio due tedeschi e un italiano. Al primo posto l'O-Med Picual (40 euro/l), quindi sulla piazza d'onore il Hacienda Iber Arbequina (16 euro/l). Al terzo posto il Monini Gran Fruttato (14,20 euro/l). Quarto posto per un olio greco, il bio-olio Raperonzolo Creta Chania Kritis (18 euro/l) e quinto per un italiano, il Piccardo & Sayore 100 per cento Italiano (20 euro/l).

Ma per quali ragioni questi oli sono stati bocciati? I difetti più comunemente riscontrati sono stati rancido, morchia, muffa e mosca.

Tra i difetti organolettici, lo ricordiamo, l'unico che può essere imputabile a una cattiva conservazione, magari a carico del distributore o della GDO, è quello di rancido. Tutti gli altri sono comunque difetti dovuti a problemi di processo e quindi imputabili esclusivamente alla fase di coltivazione delle olive e/o di frantoio.

Può quindi stupire la presenza tra le bocciature di tre Dop/Igp italiane. Tali oli avrebbero dovuto superare la prova del panel test prima della commercializzazione e quindi la presenza di difetti organolettici avrebbe dovuto essere scongiurata.

Secondo quanto riportato da Stiftung Warentest gli oli sono stati campionati da giugno ad agosto 2015, quindi certamente non così vicino alla naturale “scadenza” dell'extra vergine.

Come è possibile, quindi, questa bocciatura? Tutti ricordiamo la campagna olearia 2014/2015, con i problemi di mosca e di qualità media degli oli. Non ci è ignoto che ad alcuni panel di tutta Italia siano state fatte pressioni affinchè oli non eccelsi, seppur privi di difetti evidenti, potessero superare lo step della certificazione. Insomma hanno vinto le ragioni commerciali su quelle delle qualità e dell'immagine. Ora stiamo pagando le conseguenze di tale scelta. Piangere sul latte versato serve a poco, farne tesoro per il futuro può invece essere un buon inizio per l'olivicoltura italiana.

Potrebbero interessarti

Mondo

L'inerbimento dell'olivo e il rischio di incendi

I regolamenti richiedono il mantenimento della copertura vegetale senza lavorazione del suolo al fine di accedere agli ecoschemi della PAC, che impediscono pratiche agronomiche di base come l'interramento dei residui vegetali

14 giugno 2025 | 11:00

Mondo

100 mila firme contro l'espianto di 4000 ettari di oliveti in Spagna

L'espianto dei 42.600 alberi di olivo previsto a Lopera rappresenta una perdita stimata di 2 milioni di chili di olive e 400.000 litri di olio all’anno, un quarto dell'economia locale. Il 5% della Spagna sud orientale occupata da impianti fotovoltaici

13 giugno 2025 | 09:00

Mondo

Lo stato dell’allegagione dell’olivo in Spagna e gli attacchi di Prays oleae

La piena fioritura si ritrova solo a Granada mentre l’allegagione è avvenuta dappertutto. Previsto un aumento delle temperature nei prossimi giorni mentre la tignola dell’olivo preoccupa a Malaga, Siviglia e Cordoba

12 giugno 2025 | 11:00

Mondo

Il 18% dei ristoratori dell'Andalusia usa ancora l'ampolla per l'olio di oliva

Dopo più di mille ispezioni in ristoranti nel 2024, la Junta de Andalucìa ha lanciato intanto una nuova campagna di ispezione nel settore ospedaliero, con particolare attenzione all’uso improprio delle bottiglie di olio di oliva

11 giugno 2025 | 09:00

Mondo

Produzione mondiale di olio di oliva in discesa del 10% secondo l’USDA nel 2025/26

Il Dipartimento per l’Agricoltura americano prevede che la produzione mondiale di olio di oliva supererà di poco i 3 milioni di tonnellate, con diminuzione della produzione in Europa, Tunisia e Turchia

09 giugno 2025 | 14:00

Mondo

Masterclass Coldiretti, Unaprol e Ice per far scoprire ai giapponesi i segreti dell’olio di oliva Made in Italy

L'export di olio extravergine di oliva italiano in Giappone è arrivato a sfiorare il valore di 130 milioni di euro, in aumento del 56% rispetto all’anno precedente, confermando un trend crescente

07 giugno 2025 | 15:00