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Altro che salute dei consumatori. Sull'etichetta a semaforo è guerra commerciale
Tutti contro la Gran Bretagna. L'Unione europea avvia l'iter per una procedura di infrazione. Motivo? Danneggerebbe il libero commercio delle merci. Da Downing street negano ma degli studi gli sconfessano. Il costo per l'Italia potrebbe superare i 200 milioni di euro
21 febbraio 2014 | T N
Che c'entra l'etichetta a semaforo, introdotta, su base volontaria, dal governo britannico con la salute dei consumatori? Apparentemente tutto.
La motivazione che ha spinto Cameron a introdurre questa possibilità, ovvero l'indicazione grafica, sui cibi del contenuto in grassi, proteine, zuccheri e calorie, con relativa scala di colore, dal verde che sta per consigliato al rosso che ne consiglia il consumo con attenzione, doveva servire proprio a sconfiggere l'obesità nel Regno Unito, arrivata a livelli di guardia.
I governi di mezza Europa hanno però mangiato la foglia, vendendovi nascosta una misura protezionistica che andrebbe a danneggiare i prodotti tipici. Infatti può accadere che una bibita gassata, senza zucchero ma ricca di conservanti e aromatizzanti, possa essere anche più consigliata del latte intero che invece avrà semaforo rosso per il suo tenore in grassi. A rischio di bollino rosso anche l'olio extra vergine d'oliva, i formaggi, il pesce affumicato, la frutta secca e tanti grandi prodotti Dop e Igp quali Grana, Parmigiano, prosciutti, salumi.
In Italia è stato così un fiorire di allarmi e allarmismi. Dal rischio di perdere 2,5 miliardi di euro di export, lanciato da Coldiretti, ai 189,7 e 253 milioni di euro stimati da una ricerca del distributore britannico The Cooperative Group.
Ovviamente sono state messe in campo tutte le incongruenze dell'etichetta a semaforo. Adriano Hribal, consigliere delegato di Assolatte, ha spiegato che “non ci sono motivi fondati per cui un individuo sano debba rinunciare al formaggio, che è tra l'altro un alimento adatto a persone di tutte le età. Anche dai più recenti studi scientifici sono emersi nuovi e stimolanti benefici collegati al consumo del latte e di tutti i suoi derivati".
Ma il problema è quello di una corretta educazione alimentare dei consumatori oppure quella commerciale di una modificazione radicale degli stili di consumo, e quindi anche dell'import-export di certi alimenti?
Da Downing street rispondono che non vi è alcuna distorsione del mercato ma fuoco amico smentisce. La già citata ricerca del The Cooperative Group ha stimolato a non acquistare un prodotto sconsigliato a circa il 40% delle donne e quasi un terzo degli uomini (30%).
Non è il solo studio che dimostrerebbe una correlazione diretta tra l'introduzione dell'etichetta a semaforo e un cambiamento delle abitudini di consumo. Secondo uno studio del Massachusetts General Hospital, fatto su consumatori della mensa ospedaliera che ha introdotto vquesto genere di etichetta, se prima dei semafori il 46% degli intervistati affermava che i valori nutrizionali di un cibo influiscono sulla scelta personale, dopo il valore è salito al 61%. Analogamente, il numero di chi ha consultato l’indicazione sul valore nutrizionale è più che raddoppiato, passando dal 15 al 33%. Di più, l'etichetta a semaforo ha fatto diminuire la spesa per i prodotti più grassi (-20%) e aumentare quella per gli alimenti contrassegnati con il bollino verde (+12%).
Il ministro uscente per gli affari europei Enzo Moavero Milanesi, ha chiesto con forza a Bruxelles "di stabilire se il labelling inglese sia obiettivo, non discriminatorio e non crei ostacoli alla libera circolazione delle merci". A rispondere a stretto giro di posta il commissario italiano Tajani: “abbiamo avviato le pratiche per aprire la procedura di infrazione nei confronti sul Regno Unito con l'invio di una lettera 'Eu pilot', che é lo strumento per chiedere informazioni sulla libera circolazione delle merci. Oggi abbiamo ricevuto la risposta e la stiamo esaminando".
Sarà un caso allora che l'etichetta a semaforo della Gran Bretagna, dopo essere passata sui tavoli del Consiglio dei ministri agricoli e di quelli sulla salute, sia andata a finire sul tavolo competitività della Commissione europea?
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