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Roventi polemiche sul New York International Olive Oil Competition

Parte col piede sbagliato il concorso promosso da Curtis Cord, alla seconda edizione. Il divorzio con Gino Celletti, panel leader che ha creato la rassegna è al calor bianco. Accuse reciproche e molti sospetti. Ecco le voci dei protagonisti

26 novembre 2013 | T N

Sembrava voler veleggiare col vento in poppa la seconda edizione del New York International Olive Oil Competition. Un percorso destinato a rinverdire i successi della prima che ha visto una partecipazione record di campioni e risultati che premiavano l'eccellenza olearia mondiale.
Emisfero nord ed emisfero sud non avevano di che lamentarsi viste le distinte sezioni in cui gareggiavano, per garantire un'equa competizione. Insomma una buona struttura e anche, strano a dirsi nel mondo dei concorsi oleari, un'ottima trasparenza con le schede dei premiati diffuse su internet. Come di pubblico dominio erano i nomi dei giurati.
La seconda edizione puntava a bissare il successo e forse anche a superarlo, viste le strategie più business oriented della manifestazione, che non è solo un concorso ma anche una settimana dedicata all'extra vergine nella Grande Mela.
A iscrizioni aperte da diverse settimane, il primo clamoroso inciampo che mina fortemente la credibilità del concorso. Curtis Cord e Gino Celletti, rispettivamente promotore e organizzatore/panel leader del concorso divorziano in maniera traumatica e con reciproci scambi di accuse.
Abbiamo sentito entrambi i protagonisti per capire le ragioni di questo divorzio.

La prima domanda, che è anche la più banale, è chi ha lasciato chi?
Gino Celletti: “Ho lasciato il NYIOCC 2014 per un evidente e ormai insanabile diversità di vedute con Curtis Cord, non solo in merito al concorso ma più in generale sull'approccio all'extra vergine. Per me l'extra vergine di qualità, quello dei produttori seri e onesti merita non solo il massimo rispetto ma il massimo impegno. Non posso ammettere né mediazioni né compromessi a cui invece, purtroppo, Curtis Cord è disposto a scendere, come testimonia la seguente frase: “tu pensi sempre che il sorgere del sole e il cinguettio degli  uccelli dipendano dalla cultura dell’olio di oliva…”
Curtis Cord: “Gino Celletti non ha lasciato il concorso e la scuola internazionale dell'olio d'oliva. Sono io che l'ho licenziato. Abbiamo avuto divergenze d'opinione sull'organizzazione e lui è stato insolente e offensivo. Il rapporto non poteva più continuare.”

Chi dice la verità? In base alla documentazione di cui siamo entrati in possesso possiamo affermare che effettivamente vi è stato un acceso diverbio tra i due protagonisti, al termine del quale Gino Celletti ha rassegnato le proprie dimissioni dalla scuola, facendo intuire di voler lasciare anche il concorso. A questa mail Curtis Cord rispondeva: “It is up to you if you want to continue with NYIOOC.” (Spetta a te, se desideri continuare con NYIOOC).

Ma su cosa verteva la discussione? E' vero che l'Olive Oil Times si è avvicinato al mondo dell'industria olearia e dell'olio di massa?
Gino Celletti: “Non ci volevo credere ma ho dovuto ricredermi. Non mancavano i segnali, già dalla prima edizione. Curtis Cord ha accettato una forte sponsorizzazione da parte di Colavita, chiamandolo poi a intervenire durante il convegno, senza che, in verità, comparisse neanche sul programma. Il più imbarazzato appariva Colavita che, pubblicamente, ha affermato che i miei ideali e il mercato dei suoi prodotti erano molto diversi. Diverse visioni, niente di male ovviamente, ma serve chiarezza in un concorso serio.”
Curtis Cord: “L'Olive Oil Times è indipendente al 100%. Chiunque legga il giornale lo può vedere. Noi non prendiamo le parti di nessuno. Il Concorso e la Scuola sono progetti tesi a sensibilizzare sulla cultura dell'olio d'oliva e a fornire informazioni imparziali. L'Olive Oil Times non sacrificherà mai la sua indipendenza, altrimenti perderebbe tutto.”


Come le visioni di Celletti e di Colavita divergono, così non può essere identica la cultura dell'olio d'oliva secondo una grande azienda di marca e secondo un piccolo produttore di qualità. Non ci inventiamo nulla di sconvolgente, lo ha detto persino il rapporto dell'US International Trade Commission. Ricordiamo allora il passaggio in merito ai differenti business di imbottigliatori e produttori di qualità.
La US International Trade Commission riconosce che il prezzo rimane uno dei fattori più importanti nelle decisioni di acquisto dei consumatori statunitensi. Ciò è dovuto, in parte, a una mancanza di consapevolezza dei consumatori delle differenze qualitative. Vince dunque il prezzo e il business dei grandi imbottigliatori che miscelano l'olio ottenuto in più paesi dando il via a una competizione a suon di sconti e promozioni. Tutto questo a scapito, con l'attuale sistema di regole, delle piccole imprese che producono un olio di qualità superiore, più saporito, e cercano di differenziare il loro prodotto basandosi sulla qualità.
E' chiaro che i produttori vogliono che il sistema di regole cambi, premiando la qualità, che i consumatori divengano più consapevoli, scegliendo non solo sulla base del prezzo. Gli imbottigliatori, viceversa, premono affinchè nulla cambi o, perlomeno, che tutto cambi affinchè nulla cambi.
Che strada ha preso il New York International Olive Oil Competition? Ai lettori l'ardua sentenza.

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