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PREVISIONI NEGATIVE PER ALCUNI SETTORI AGRICOLI NEL MEDIO-LUNGO PERIODO. I SENSIBILI INCREMENTI PRODUTTIVI FARANNO SCENDERE ULTERIORMENTE LE QUOTAZIONI ENTRO IL PROSSIMO DECENNIO

Crescerà enormemente la concorrenza in agricoltura entro un decennio. Vi sarà infatti un’aspra e intensa competizione globale fra gli esportatori di frumento, riso, oleaginose, zucchero e bestiame. Saranno in particolare i Paesi in via di sviluppo ad aggredire il mercato. Prospettive rosee solo per gli agricoltori appena entrati nell’Unione europea

25 giugno 2005 | Graziano Alderighi

Nel periodo preso in considerazione dallo studio congiunto della Fao (Food and Agricolture Organization) e dall’Oecd (Organization for Economic Cooperation and Development) e pubblicato nel documento Agricultural Outlook 2005-2014, si stima che la concorrenza in agricoltura si intensificherà e che i prezzi dei generi alimentari di base (commodities), intesi come quotazione assoluta, ovvero considerando il tasso di inflazione annua, saranno destinati a scendere.
In particolare viene prevista un’intensificazione della competizione globale fra gli esportatori di frumento, di riso, dei semi oleiferi, dello zucchero e del bestiame nei prossimi dieci anni.
Con l'aumento delle produzioni e delle esportazione dai Paesi in via di sviluppo e l’elevato e perdurante grado di protezione nei mercati alimentari dei Paesi occidentali provocherà un aumento del commercio globale dei prodotti delle aziende agricole del Terzo Mondo, in particolare verso Paesi in cui la domanda risulta in aumento, primi fra tutti Cina e India.

La crescita delle produzioni agricole su scala planetaria
La produzione cerealicola globale crescerà, nel prossimo decennio, a un ritmo annuo di oltre l’1%, con una più forte accelerazione nei paesi che non rientrano nell’area Ocse.
La crescita produttiva sarà ancora più marcata per i semi oleosi, si stima un tasso medio annuo di quasi il 2%, mentre nel settore zootecnico al più 2,2% delle carni avicole, si affiancheranno nel prossimo decennio incrementi, sempre in media d’anno, dell’1,8% per le carni suine e dell’1,6% per quelle bovine. La produzione di lattiero-caseari aumenterà a un tasso compreso tra l’1,7 e l’1,9 per cento annuo, a seconda delle produzioni, mentre per lo zucchero si prevede un ritmo di crescita dell’1,9%.

Previsioni sui prezzi
Le proiezioni per le commodities cerealicole preannunciano in dieci anni una flessione delle quotazioni reali nell’ordine dell’11%. Un’inversione di tendenza è attesa invece per il riso, che dovrebbe invece riguadagnare posizioni sui mercati internazionali ribaltando il trend negativo degli ultimi trent’anni.
Su queste previsioni naturalmente vigono alcune incertezze, prime fra tutte la crescita della superficie agricola in Sud America come pure l’incremento dei capi allevati che però, in quei Paesi, sono soggetti a scoppi endemici che possono avere anche estese e gravi proporzioni.



Nei Paesi occidentali i riflessi sui prezzi dei generi alimentari dovrebbero essere inferiori perchè la richiesta di prodotti sicuri, di qualità, ottenuti secondo metodi di coltivazione ecocompatibili o che tengano conto del benessere degli animali.
Tuttavia, per mantenere le posizioni acquisite gli agricoltori europei dovranno migliorare l’efficienza delle loro aziende se vorranno restare competitivi, avendo comunque la discesa dei prezzi su scala globale influenza anche sui mercati occidentali.
Secondo lo studio infine tenderà anche ad aumentare la concentrazione e la globalizzazione dell’industria alimetare, cosa che non mancherà di avere una profonda influenza sullo sviluppo della produzione in certe aree mondiali come pure sugli scambi commerciali.

Le incertezze del sistema di previsioni
Gli indici e i valori che lo studio fornisce vanno comunque presi con molta cautela.
Nonostante il trend sia ben chiaro e definito, le previsioni si basano su assunti socio-politici ed economici che potrebbero venire rovesciati nel volgere di pochi anni.
In particolare non è dato sapere come cambieranno usi e abitudini alimentari di quasi un terzo della popolazione mondiale, Cina ed India in primis. Ovviamente se la domanda di alcune commodities cambiasse, visti i volumi richiesti da questi Paesi, ne verrebbe certamente influenzate le quotazioni su scala globale.
Non bisogna infine trascurare l’impatto che le negoziazioni sul commercio internazionale (Doha Round) possono avere sul mercato internazionale dei generi alimentari di prima necessità.

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