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A caccia di contraffazioni alimentari. Poche chiacchiere e molti sequestri, grazie a Opson

La lotta contro l'agropirateria si estende oltre i confini nazionali ed europei. Cresce l'attenzione verso un fenomeno legato alla criminalità organizzata. Collaborazione e coordinamento danno buoni frutti. Una lezione da cui anche l'Italia può imparare
25 maggio 2013 | Alberto Grimelli
La lotta alla contraffazione nel settore agroalimentare diventa di interesse mondiale. La sicurezza alimentare è priorità internazionale ma si può declinare in molti modi.
A preoccupare maggiormente è la salute pubblica, messa a rischio dall'agropirateria. Dopo lo scandalo mucca pazza, però, l'Unione europea si è dotata di un avanzato centro di controllo e allarme (RASFF) che nel 2012 ha gestito più di 3000 casi.
La sicurezza alimentare non è solo tutela dei consumatori. Tra le varie sfaccettature vi è quella legata all'uso improprio di marchi e denominazioni di origine. A rischio, in questi casi, non vi è la salute pubblica ma quelle delle imprese. Si tratta di concorrenza sleale che danneggia il tessuto produttivo sano e vitale, rubando fatturato e valore aggiunto.
Due accezione e declinazioni molto diverse della sicurezza alimentare, tanto che gli anglosassoni utilizzano anche terminologie diverse. Food security quando in ballo c'è la salute e food defense quando c'è invece la sopravvivenza del comparto produttivo.
In entrambi i casi gli stati devono intervenire, per proteggere i propri cittadini e le proprie imprese. Se nel caso della food security la legislazione ha fatto molti passi in avanti, a partire dal regolamento 178/02 sulla rintracciabilità obbligatoria, lo stesso non vale per la food defense. Qui gli organi di controllo, e quelli di polizia, si trovano a operare in un quadro normativo e giuridico meno definito ma non per questo si scoraggiano, come ci insegna la rete Opson.
Nel dicembre 2011 il Corpo forestale dello Stato in collaborazione con le due agenzie Interpol ed Europol, promosse la prima settimana di controlli agroalimentari a livello internazionali che coinvolse 11 Paesi, tra cui Francia e Spagna. Fu questa la prima iniziativa transnazionale di contrasto alla falsificazione dei prodotti alimentari, chiamata “Operazione Opson” - da “ópson” cibo in greco antico – che ha consentito al Nucleo Agroalimentare e Forestale (NAF) del Corpo forestale dello Stato, in collaborazione con Oclaesp, l’omologo servizio che lotta contro la contraffazione alimentare della Gendarmerie Nationale francesce, di svelare una frode internazionale ai danni del Consorzio di tutela dell’olio extravergine di oliva Igp Toscano per un valore di 300.000 mila euro. Nel 2012, sulla scia del successo dei primi accertamenti con l’Operazione Opson II sono state arrestate 100 persone in ambito internazionale, effettuati 930 controlli, sequestrati circa 30.000 pezzi di prodotti agroalimentari contraffatti.
Oggi Opson cresce. Onore al merito a due tra i fondatori di questa struttura: il tenente colonnello Amedeo De Franceschi, del Corpo Forestale dello Stato e il tenente colonnello Jean Luis Monteil della Gendarmerie Nationale francese. Da pochi membri, in soli tre anni, si è arrivati all'adesione di 29 Paesi, di cui 19 hanno partecipato al secondo meeting a Roma svoltosi proprio questa settimana.
Una sinergia che funziona anche se il lavoro da fare è tanto e la strada ancora lunga.
Secondo le stime del Corpo forestale dello Stato, i pirati agroalimentari ogni anno sottraggono all’Italia 60 miliardi di euro di valore di cibo contraffatto e spacciato nel mondo come Italian sounding. Sulla base del giro di affari complessivo della criminalità organizzata stimato dall’Eurispes in 220 miliardi di euro, quello dell’agromafia viene calcolato pari a 12,5 miliardi di euro, equivalenti al 5,6% del totale, di cui 3,7 miliardi di euro da reinvestimenti in attività lecite e 8,8 miliardi di euro da attività illecite.
Un'attenzione particolare al fenomeno della contraffazione non guasterebbe neanche in Italia. "La contraffazione è uno dei principali business della criminalità, un pericolo costante per la salute dei consumatori e un fattore di alterazione del mercato e della concorrenza. Tutte ottime ragioni per istituire anche in questa legislatura la Commissione d'inchiesta su questo dilagante fenomeno" ha dichiarato l'on. Colomba Mongiello che ha depositato la proposta di legge d'istituzione dell'organismo parlamentare, il cui obiettivo è "indagare questo specifico ambito dell'azione criminale così da comprendere come e dove agire per migliorare la legislazione". "Mi auguro che la Presidenza della Camera e la Conferenza dei Capigruppo vogliano agevolare il percorso della proposta di legge e la costituzione della Commissione parlamentare d'inchiesta - conclude Colomba Mongiello - che fornirebbe alla Camera uno strumento utile a e rendere più efficace le attività di prevenzione e contrasto delle forze dell'ordine e delle agenzie statali impegnate su questo fronte".
Nel frattempo sarebbe anche utile importare, per utilizzare un eufemismo, visto che promotrice è stata l'Italia, il modello Opson anche per le nostre forze di polizia e per gli organi di controllo nostrani. Un coordinamento che potesse servire per ridurre duplicazioni di verifiche, con aggravio di costi per le imprese e lo stato, ma anche per coprire meglio il territorio e moltiplicare l'efficienza nel contrasto del fenomeno della contraffazione alimentare.
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28 maggio 2013 ore 22:49Sig. Satolli mi scuso con lei se ho fatto un po' di confusione con i nomi, veda penso che in questo "forum" si discuta tra noi di un argomento veramente importante. E' utile che i controlli siano effettuati da pochi Enti con compiti ben definiti e specifici, in maniera da evitare al massimo le sovrapposizioni, non solo, in modo da evitare anche un eccessivo carico nei confronti delle ditte verificate. Negli anni passati, non solo era stata adombrata ma nche discussa,la possibilità, basta guardare gli atti parlamentari, di una fusione tra il CFS e l'ICQRF al fine di unire la capillare azione del CFS, la sua attività di intelligence con le competenze tecniche dell'ICQRF, ottenendo così un'azione di contrasto alle frodi più incisiva e con possibile diminuzione della spesa pubblica, nonchè riduzione degli Enti di controllo. L'operazione è stata giudicata non conveniente dal punto di vista economico dai nostri politici. Sarebbe auspicabile il trasferimento di questo importante dibattito nuovamente nelle aule parlamentari nell'ambito anche della cosidetta spending review.
Romano Satolli
28 maggio 2013 ore 20:30Sig. Portosa, il mio primo commento era provocatorio,nel senso che un ex funzionario del SRF non potrebbe mai vedere che il servizio nel quale ha trascorso i migliori anni della giovinezza, che gli ha dato una esperienza e professionalità tali da iniziare tutta un'altra attività senza nessuna rèmora o timore. Fin da quando ho visto le prime attività del CFS nel campo che era quello specifico dell'ICQRF, nato dal vecchio SRF, non poteva non chiedersi perchè mai un corpo munito di manette e pistola, dovesse interessarsi di campi diversi, invece di seguire quello suo specifico che ha tanto bisogno di essere controllato. Non capivo nemmeno perchè diversi Ministri dell'Agricoltura dovessero incaricare quel Corpo, quando ha del personale altamente specializzato e dei laboratori all'avanguardia che sono costati milioni di euro. Pensavo poi che in questi ultimi tempi, di Ministri che capivano di Agricoltura e delle strutture del Mipaaf se ne erano avvicendati diversi, i quali tra l'altro si erano completamente affidati ad una organizzazione di agricoltori che li guidava a seconda i suoi interessi e mano che mai dell'agricoltura.
Graziano Portosa
28 maggio 2013 ore 19:13Gentile Sig. Mancini,
lei non è l'unico a porsi questa domanda. Premetto che questa mia opinione è del tutto personale. L'ICQRF svolge in Italia circa il 40 % dei controlli totali. Si occupa del controllo non solo dei prodotti alimentari ma anche dei prodotti chimici di uso agrario. Il personale ispettivo in servizio è altamente qualificato. Collabora sovente con altri Organi di controllo fornendo il supporto tecnico e le competenze analitiche, molte volte come dice lei quasi nell'anonimato. Dispone di 6 laboratori molto qualificati nell'esecuzione delle analisi ufficiali sia di prodotti alimentari che di prodotti chimici di uso agrario. Mi chiedo per quale motivo, nell'interesse del cittadino italiano, una struttura del genere non dovrebbe effettuare i controlli che già fà ed essere relegata a semplice Organismo di certificazione? Si dovrebbe piuttosto potenziare quest'Ufficio tecnico del MiPAAF ed utilizzare le sue risorse in termini di risorse umane e mezzi tecnici per il bene del settore agroalimentare italiano e degli operatori onesti. Mi chiedo perchè sciupare la notevole esperienza acquisita, nel settore vitivinicolo ad esempio, ma anche negli altri settori, per lasciare il posto ad altri Organi, che pur in divisa, e con tutto il rispetto a loro dovuto, non solo non hanno esperienza ma non hanno neanche le necessarie strutture di laboratorio, nè le necessarie competenze riguardo alle tecniche analitiche?
Romano Satolli
27 maggio 2013 ore 11:45Sig. Mancini, sono perito agrario, non dottore. Come tante disposizioni, anche quella del coordinamento tra i vari servizi di controllo, esiste sulla carta. Essa prevede una riunione annuale territoriale, con la presenza di tutti per coordinare i controlli, soprattutto per evitare sovrapposizioni e fastidi alle aziende nelle operazioni giornaliere. Purtroppo è solo sulla carta e nelle pie intenzioni, perchè ad ogni vendemmia si ripete la stessa storia. controlli di servizi diversi che avvengono quando stanno operando altri, oppure controlli continui che che si ripetono nei giorni. Controllori che si attardano per ore o per giornate intere, distogliendo tecnici e cantinieri dai lavori di cantina. Insomma, si ripete sempre il solito caos. Tra l'altro ci sono le ASL che continuano a sollecitare le cantine e le cantine di agricoltori a richiedere la tassa sanitaria, quando essa è esclusa per gli imprenditori agricoli senza sapere che anche le Cantine sociali sono considerate tali. Credo che avvenga anche nel settore oleario. Riusciremo mai a liberarci della burocrazia ma, soprattutto, di burocrati tronfi ed ignoranti delle norme.
Paolo Mancini
26 maggio 2013 ore 18:49Ne approfitto per precisare anche che il coordinamento oltre che nell'ente, ci deve essere anche tra gli enti, come già abbondantemente indicato anche da Grimelli. Un saluto a entrambi e a coloro che hanno avuto modo di leggere la discussione.
P.S.: la prossima volta userò il PC, scrivere con il telefonino e' un'inferno...
Paolo Mancini
26 maggio 2013 ore 18:44In pratica abbiamo dato una stessa lettura del problema guardandolo, come dire, da angolazioni diverse: a proposito delle CCIAA che fanno da OdC ha ragione Lei, dott. Satolli, quello della sleale concorrenza e' un aspetto sostanziale che io ho omesso di specificare e sul quale tra l'altro mi sembra abbiamo un po' di: problemi con l'UE. Riguardo i titoloni, chiedo scusa, non intendevo invocarne anche per lICQRF, anzi...Tanti sequestri poi non e' detto vadano a buon fine, e quello; della convalida e' uno strumento giuridico quanto mai opportuno. Il mio timore e' nel fatto che diverse volte mi e' capitato di leggere, nei commenti di alcuni articoli in rete per il passato, che l'ICQRF non facesse niente perché nulla si legge del suo operato, adombrando colpevoli omissioni da parte dei funzionari...Allora a questo punto meglio primedonne (ma anche no!)che falsamente accusati di chissà quali reati!
Alberto Grimelli
26 maggio 2013 ore 09:42Gent. Dott. Mancini,
mi fa molto piacere che condivida la mia ultima asserzione-proposta contenuta nell'articolo: un maggiore coordinamento dei controllori. Si tratta, mi creda, di un'esigenza sentita dagli operatori che, anche quando capiscano l'importanza delle verifiche, non comprendono, non a torto, come in tre settimane, possano venire in azienda ICQRF, CFS e NAC ad eseguire i medesimi controlli.
Tra l'altro il comune cittadino non capisce la ragione delle eventuali “rivalità” tra corpi quando si vive sotto lo stesso tetto.
In effetti il confine tra le competenze tra i vari organismi mi pare assai labile. Personalmente mi sono sempre rivolto all'ICQRF per avere pareri e interpretazioni autentiche delle norme in campo agroalimentare, riscontrando massima cordialità e disponibilità. Mi sono però sempre anche chiesto quanto queste interpretazioni fossero condivise con CFS e NAC.
Ciò che ho trovato molto originale, un approccio pragmatico e ragionevole, nella rete Opson è appunto questa condivisione e collaborazione fra forze di polizia di vari paesi. Una collaborazione necessaria, come evidenziato dal Prof. Albisinni, con un esempio lapalissiano: un olio venduto come Toscano in Sud Africa, confezionato in Turchia (con olio turco), su mandato di un'azienda commerciale inglese. Di chi è la competenza nei controlli? Si potrebbero perdere anni solo per dirimere questo punto.
A mio avviso Opson ci insegna che di fronte all'internazionalizzazione e alla globalizzazione dei commerci, compresi i traffici illeciti, vanno aperti anche i confini nazionali, altrimenti, attraverso le triangolazioni, vi sono poche possibilità che le forze di polizia riescano a ottenere risultati concreti.
Ritengo che Opson sia un primo passo, giusto, nella corretta direzione a tutela degli operatori sani e onesti.
Cordiali saluti e buon lavoro
Alberto Grimelli
Romano Satolli
25 maggio 2013 ore 23:49Sig. Mancini,sappia che io per 23 anni ho svolto l'attività di coordinatore ministeriale del Servizio Repressione Frodi, primogenito dell'ICQRF. Allora il SRF lavorava ancor più nell'ombra, senza sbandierare i sequestri, le grandi operazioni, perchè dipendevamo dalla Tutela Economica dei Prodotti Agricoli avente come Dirigente il compianto Prof.Emilio Albertario. Allora, che si viveva lontani dai gossip odierno, dove i procuratori della Repubblica apparivano sui giornali ed alle TV, relazionavamo solo al Ministero le operazioni, perchè non si voleva che per colpa di uno o pochi disonesti, ne subisse i danni tutto un settore economico e le aziende oneste. Io sono del parere che il Mipaaf dovrebbe suddividere i compiti tra i CFS, che debbono tutelare i boschi, i parchi nazionali, le specie protette, la caccia e la pesca. I Carabinieri del NAC, le frodi comunitarie, e l'ICQRF, con le specialità di studi dei suoi funzionari, il controllo dei prodotti agroalimentari, dei prodotti e sostanze di uso agricolo.
Non ha anche lei la sensazione che invece ci sia una specie di concorrenza tra questi tre corpi? Soprattutto da parte del CFS che, arrivato per ultimo, è come se stesse cercando di farsi uno spazio tra i media, come attualmente sta facendo le Capitanerie di porto nel settore della pesca.
Per quanto riguarda poi gli enti di certificazione, credo che da parte delle CCIAA ci sia una concorrenza sleale nei confronti di quelle private, le quali ultime devono spendere per farsi certificare, mentre le CCIAA non hanno questo obbligo. E poi mi risulta che le CCIAA adoperano del personale proprio per fare i lavori relativi alle certificazioni, quindi sono a carico dei contribuenti e delle Aziende che pagano ogni anno dei forti contributi per mantenere in piedi tutto quell'apparato dove i gettoni di presenza dei Consiglieri, dei membri di Giunta, del Presidente e del Segretario Generale sono ben al di sopr di altri organismi. Allora se controllo deve esserci, tutti devono operare allo stesso modo e se devono essere pubblici, o tutto a carico dello Stato o tutto a carico di Enti privati senza, però, la concorrenza di enti pubblici che possono applicare delle tariffe agevolate perchè utilizzano, come lei stesso dice, personale che mantiene il contribuente.
Paolo Mancini
25 maggio 2013 ore 19:32Il punto nodale è, a mio modesto avviso, il coordinamento tra Enti che effettuano gli stessi controlli e non parlo di sovrapposizione ICQRF-CFS-NAC (che sono sotto lo stesso Ministero...), ma di sovrapposizione tra controllori dello stesso Ente. IL CFS ha una capillarità sul territorio che l'ICQRF non ha, l'ICQRF ha un patrimonio di professionalità (laureati in Scienze Alimentari e Agrarie, periti agrari, Laureati in Giurisprudenza e discipline economiche) che il CFS non ha. La migliore soluzione sarebbe la fusione dei due enti. Romano dice: "con tutto questo attivismo del CFS, mi chiedo a che cosa serve l'ICQRF del MIPAAF". Beh, se smantelliamo l'ICQRF perdiamo il 60% dei controlli nel settore agroalimentare. Il problema è che quando lavora l'ICQRF, titoli sui giornali non ce ne sono, se lavorano gli altri subito i titoloni. Quante azioni, anche congiunte con la GdF, con lo stesso CFS, con i NAC, con l'Agenzia delle Dogane, con le Capitanerie di Porto, ecc., nelle quali l'ICQRF veniva coinvolto da Procure che conoscevano il suo operato dell'ICQRF, e quindi affiancavano (e affiancano) al personale in divisa anche personale con competenze (e inoltre in possesso di qualifica di ufficiali e agenti di polizia Giudiziaria), ma il nome del'ICQRF non appariva e ancora adesso fa molta fatica a condividere i meriti. Per quanto riguarda infine, lo spostamento nella attività di certificazione del personale ICQRF, sarebbe a mio parere una cosa buona (tanto è vero che per i vini IGT lo hanno già dovuto fare per due anni), ma tutto è nella volontà politica di fare certe cose: vogliamo meno Stato o vogliamo più Stato? Meno concorrenza o più concorrenza? Ci vorrebbe più concorrenza tra gli attuali organismi di controllo per ridurre i costi della certificazione (da qualche parte i costi sono già stati ridimensionati e non poco). Nel settore del vino, ad esempio, le Camere di Commercio svolgono attività di certificazione camerale per l'idoneità dei vini a D.O.P. (prelievi e analisi effettuati da personale delle CCIAA) e poi svolgono l'attività di controllo come ente certificatore delle stesse denominazioni (effettuate in alcuni casi da personale esterno incaricato, quindi due entità funzionalmente separate): qui si potrebbe far risparmiare all'operatore di settore qualcosa, e non sarebbe poco. Infine il CFS che controllerebbe l'ICQRF, le competenze però sono faticose da acquisire...
Romano Satolli
25 maggio 2013 ore 17:15Con tutto questo attivismo del C.F.S. contro le sofisticazioni, mi chiedo a che cosa serve l'ICQRF del MIPAAF. Atteso che lo stesso sta controllando la regolarità operativa degli Enti che provvedono alla certificazione dei prodotti a D.O., per evitare molte spese alle Aziende di prodotti agroalimentari che richiedono le certificazioni, l'ICQRF potrebbe essere l'unico organo di certificazione per tutti i prodotti dell'Agroalimentare, mentre il CFS potrebbe essere l'organo di Polizia che controlla sia i produttori che i certificatori, come avviene in Italia in tanti altri organi dello Stato.
Romano Satolli
29 maggio 2013 ore 11:26Buongiorno sig. Portosa, è sempre piacevole poter scambiare opinioni in un blog aperto per di più frequentato da persone che sanno quello che dicono e, soprattutto, corrette come lei e tanti altri. E' vero, un tempo si prevedeva l'accorpamento dei due corpi dello stesso Mipaaf. Solo in Italia l'accorpamento comporta aumento di spese, invece che risparmi! Per me la verità è che in un Paese dove non si riesce a scardinare la burocrazia, dove ci sono una miriade di poltrone da ricoprire per gli amici e gli amici degli amici, nessuno vuole rinunciare al suo potere! Finchè la politica sarà succube (o complice) di questi burocrati, non si riuscirà a ridurre le spese, a realizzare una vera Spending Rewiev, ma un continuo aumento della spesa pubblica.