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Deoleo, ex Sos Cuetara, si rafforza per far fronte alle turbolenze di mercato
La cooperativa Hojiblanca pronta ad entrare in Deoleo col 7% di capitale e due posti in consiglio di amministrazione. L'operazione serve a evitare rischi contro crisi finanziarie e di vendite nei prossimi mesi
13 ottobre 2012 | Graziano Alderighi
Deoleo si appresta a dare il benvenuto, nella compagine azionaria alla cooperativa Hojiblanca, ovvero la principale cooperativa di olivicoltori e frantoiani spagnoli.
L'operazione, fortemente caldeggiata dalle autorità spagnole e andaluse, ha subito molti ritardi e molti rinvii per le perplessità della dirigenza industriale nell'inglobare una nutrita presenza di olivicoltori e frantoiani, capace di condizionare le politiche di sviluppo del gruppo.
Oggi, però, le condizioni economiche impongono questa scelta.
La Coop Hojiblanca dovrebbe entrare nel capitale sociale col 7% delle quote azionarie e due posti in consiglio di amministrazione. L'annuncio potrebbe essere dato il prossimo 18 ottobre.
L'operazione permetterebbe alle banche, che detengono ormai il 30% della società, di cominciare un piano di deinvestimento, volto a aiutare la loro ricapitalizzazione che consentirebbe, oltretutto, di mettere meglio al sicuro anche Deoleo rispetto a future ipotetiche crisi finanziarie.
L'ingresso di Hojiblanca è poi visto favorevolmente in molte piazze borsistiche, con prospettiva di crescita del valore azionario, perchè consentirebbe di creare un legame forte, anche di politica industriale e commerciale, tra Hojiblanca e Deoleo. Queste infatti detengono marchi leader di mercato come Koipe, Bertolli e Carbonell. Unendo gli sforzi avrebbero i mezzi per meglio contrastare la crescita del gruppo portoghese Sovena.
Un rafforzamento utile anche per contrastare possibili tensioni sui mercati nei prossimi mesi.
La dirigenza Deoleo, infatti, teme che la scarsa produzione nel bacino del Mediterraneo possa far crescere sensibilmente i prezzi dell'extra vergine, fattore che potrebbe portare a ripercussioni negative sulle vendite in America e in Asia, abituate ormai ad acquistare extra vergine a prezzi molto bassi. Proprio il prezzo molto basso sarebbe infatti, secondo Deoleo, il fattore principale che ha spinto all'aumento dei consumi su scala mondiale, essendo l'olio d'oliva, con quotazioni concorrenziali, riuscito a sottrarre quote di mercato agli oli di semi.
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