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Il colpo di grazia

Il colpo di grazia

"Il destino dei Malou" e' un romanzo di Georges Simenon che ci induce a riflettere, come d'altra parte ogni opera del grande scrittore. Una specie di vergogna collettiva si viene cosi' a mescolare alla sofferenza dell'uomo

14 aprile 2012 | Paola Cerana

Eugène Malou aveva ancora gli occhi spalancati. Era questa la cosa più inquietante. Uno dei due occhi, a dire il vero, era quasi completamente uscito dall’orbita, e i rantoli dalla bocca, insieme a tutto il sangue sparso sull’asfalto, facevano somigliare l’uomo a una povera bestia agonizzante. Una bestia moribonda, supplichevole del colpo di grazia. S’era sparato con la pistola alla tempia, uscendo dall’abitazione del conte d’Estier, eppure Eugène Malou, caparbio com’era, sembrava deciso a non morire, quasi a soddisfare l’ultimo capriccio, l’ultimo dispetto rivolto a tutti quelli che gli volevano male. Resisteva come un gatto rognoso preso a sassate da una banda di balordi, in mezzo ai curiosi accorsi a frotte attorno al grottesco strazio. Una specie di vergogna collettiva si mescolava alla sofferenza dell’uomo, trasformando ognuno dei presenti in un involontario colpevole. Nessuno si aspettava un gesto simile da lui, anche se tutti, compresi i giornali, lo screditavano sfacciatamente augurandogli una brutta fine. Che almeno morisse in fretta, dunque! Erano stati i debiti a spingere Eugène Malou al suicidio? Possibile che un uomo così ostinato e intraprendente avesse deciso di farsi fuori solo per questioni di denaro, forse per via di un prestito negato dal conte d’Estier? Qualcuno l’aveva visto fare una telefonata, poco prima di suicidarsi. A chi e perché? Quel freddo pomeriggio d’inverno, sotto un cielo crepuscolare, Eugène Malou finalmente moriva sottratto alla penosa agonia, lasciando in eredità un enigma che sarebbe toccato al figlio minore, Alain, cercare di risolvere. Appena diciassettenne, Alain, che conservava ancora il pudore di un bambino, si trovava d’un tratto catapultato in una realtà troppo pesante per la sua naturale ingenuità. C’erano tante di quelle cose che lui non sapeva, tante di quelle domande che non aveva mai pensato di fare! Era solo uno studente, un bravo ragazzo, che faceva per la prima volta il suo ingresso nella vita adulta, arrivandoci impacciato e inesperto, armato solo del suo istintivo coraggio. La madre, la signora Malou, era invece una donna spregiudicata e avida, innamorata solo dei soldi e dei gioielli di famiglia. Sembrava fragile, con i lineamenti morbidi di una donna di quarantacinque anni che si prende cura del suo aspetto, eppure non aveva avuto neanche un attimo di cedimento di fronte alla morte del marito. La sorella Corine, così femmina, era una procace e impudica ragazza che aveva imparato presto a sfruttare la propria sensualità per ottenere ciò che desiderava. Tutto in lei era morbido, era solo carne e forme … possibile che non capisse quanto fosse imbarazzante per lui vederla sempre seminuda? E il fratellastro maggiore, Edgard, era solo un pecorone belante e stupido, nato per uno scherzo del destino in mezzo ai lupi. Ma chi era, in realtà, Eugène Malou? Uno spericolato imprenditore che non ha lasciato alla famiglia nemmeno i soldi per il funerale. Un uomo che andava perennemente di fretta, al punto che veniva voglia di trattenerlo per il bavero della giacca. Ma che uomo era stato? Poco espansivo, silenzioso, ambiguo, misterioso, spesso assente e distratto con i figli, eppure a modo suo generoso e onesto con i pochi amici. Solamente ora, dopo la sua morte, Alain imparerà a conoscere l’estraneo con cui ha sempre vissuto, ricostruendo una storia inimmaginabile, che svelerà come le apparenze siano spesso velenosi inganni in grado di condannare a morte una persona senza possibilità di riscatto. Alain troverà il coraggio di sradicarsi definitivamente dalle ipocrisie e dai rancori della famiglia e, confortato dai consigli di poche, pochissime persone amiche, scoprirà un’altra verità che lo condurrà al suo destino. Il destino dei Malou. Forse, in fin dei conti, quell’uomo che Alain aveva conosciuto appena, che non si era mai curato di conoscere perché non immaginava che potesse essere tanto diverso da come appariva, quell’uomo che era morto sul pavimento sporco di una farmacia di quartiere, ebbene quell’uomo era sempre stato solo! … Vero papà? Così, se Eugène Malou aveva scritto i primi capitoli di una sordida storia di famiglia, Alain ne avrebbe firmato l’epilogo, giungendo a capire che essere un uomo è molto più difficile e raro che essere un uomo onesto. Adesso c’era un solo Malou, che di lì a poco si sarebbe avventurato nel suo futuro, senza odio e senza vergogna, forte delle proprie radici. Un Malou che ha saputo trovare la propria strada con la complicità e il silente affetto dell’unico compagno di viaggio degno di questa sofferta iniziazione alla vita. Il suo amato papà.

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Paola Cerana

15 aprile 2012 ore 09:36

Non so se Simenon sarebbe fiero ma per me è sempre un piacere infilarmi tra le sue pagine e partecipare alle emozioni dei suoi personaggi. Purtroppo, quest'articolo è stato pubblicato senza gli 'a capo' e i 'virgolettati' che avevo evidenziato. In questo modo la lettura risulta poco agile e armoniosa ma spero trasmetta ugualmente la curiosità e il desiderio di leggere l'ennesimo capolavoro del grande Maestro.
Grazie Roberto!

roberto pini

14 aprile 2012 ore 19:32

Georges Simenon sarebbe fiero di questo ritratto di Malou che Paola ha disegnato con lo stesso stile asciutto e la stessa arguta psicologia del grande Maestro.