Italia
Il Molise c'è. E produce un ottimo olio. E non solo
Un molisano doc come Pasquale Di Lena, difende a spada tratta la sua terra, troppo spesso abbinata all'Abruzzo, ignorando invece che dal 1963 il Parlamento italiano ha attribuito il riconoscimento e la dignità di Regione
26 settembre 2009 | Pasquale Di Lena
Solo lâaltro giorno sono riuscito ad avere tra le mani la pubblicazione della Bayer LâUlivo e lâolio, uscita nel mese di maggio di questâanno e, subito dopo presentata, con una forte eco della stampa, in Puglia.
Una collana âColtura e Culturaâ, curata da Renzo Angelini e realizzata, come si legge nella prefazione, per âfar conoscere i valori della produzione agroalimentare italiana, della sua storia e degli aspetti legati con il territorioâ. Una finalità nobile, encomiabile, che aiuterà sicuramente a far crescere lâimmagine di qualità dei nostri territori vocati e il valore delle eccellenze agroalimentari.
Unâopera notevole per spessore, temi trattati, foto, davvero interessante e per di più bella.
Lâabbiamo sfogliata con grande curiosità e interesse e ci siamo complimentati con la impostazione e la suddivisione dei temi trattati, lâampiezza delle riflessioni, fino a quando non ci siamo soffermati a leggere, con più attenzione, lâaspetto paesaggio, con particolare riferimento al capitolo âOlivo in Abruzzo e Moliseâ, firmato da quattro autori e che ha visto anche il contributo di un collaboratore esterno.
Uno dei miei maestri più amati, il prof. Luciano Mencaraglia, presidente dellâEnoteca italiana nella prima metà degli anni â80, mi ripeteva spesso che lâuomo affoga sempre in un bicchier dâacqua e a questa saggia riflessione ho pensato, quando ho visto il Molise abbinato allâAbruzzo, come se fossimo ancora prima del 1963, lâanno in cui il Parlamento italiano dà ad esso, con il riconoscimento, la dignità di Regione, per la precisione la ventesima dello Stato italiano in ordine di riconoscimento.
Ma non basta. Nelle 10 pagine al Molise viene riservata una colonna, con una sintesi del quadro olivicolo e due righe per ricordare la fama dellâolivo liciniano, così come riportata da Plinio nella sua Naturalis Historia, e chiudere subito il discorso con la frase âche prosperava lungo la fascia appenninica fino a Venafro, di tale pianta si perde successivamente ogni tracciaâ.
Tutto qui il Molise olivicolo, una Regione che ha molto di più da raccontare di altre che occupano capitoli allâinterno delle 175 pagine dedicate al paesaggio, sotto ogni aspetto: storia, cultura, paesaggio, ambiente e tradizioni legate allâolivo ed allâolio.
Anche in fatto di estensione della coltura e di quantitativi prodotti; biodiversità , con 11 varietà autoctone accertate; qualità dei suoi oli, con una dop âMoliseâ fra le prime riconosciute e, perfino, in quanto a presenza di olivi ultrasecolari, che si possono trovare un poâ ovunque in questa Regione, che ha il primato della ruralità e della biodiversità vegetale ed animale.
Infatti anche nel Molise si trovano olivi di 700/800 anni, vegeti a Portocannone, grazie allâazione emerita, di anni fa, del Prof. Giuseppe Battista che li ha posti sotto una rigida protezione. Ma, ce ne sono altri ancora, non sono questi i soli patriarchi, come correttamente li chiamano in Puglia.
Il curatore dellâopera e gli autori del capitolo dedicato allâAbruzzo e Molise non possono ignorare, visto che si parla di ulivo e olio, una realtà che in questo campo dà un suo importante contributo alla ricostruzione della storia dellâolivo in Italia, se si pensa alla fama dellâolio di Venafro, che dura, per la verità , per tutto il periodo aureo di Roma come il migliore e il preferito, soprattutto da Apicio; a quella degli oli della Frentania, soprattutto con la Varietà âGentile di Larinoâ, che gli esperti conoscono e apprezzano per le peculiarità organolettiche, note soprattutto agli imbottigliatori liguri che lâhanno sempre preferita.
Non possono, volendo tornare ai giorni nostri, non aver sentito parlare dellâAssociazione Nazionale delle Città dellâOlio, che ha visto i suoi natali nel Molise e che trova nei comuni molisani la compagine più numerosa da sempre. Che dire poi del ruolo che questa Regione gioca nel campo delle tecnologie con la sua Università e con le sue iniziative, ultima quella del campionato italiano di potatura dellâolivo che si è svolto lo scorso anno a Larino, e il fatto, per niente secondario, che il Molise vanta due campioni italiani e una serie di medaglie, da quando si svolge questo campionato.
Non potevo far finta di niente, neanche nascondere questo mio disappunto, soprattutto dopo aver dato alla iniziativa della Bayer ed allâopera un giudizio positivo, pensando al contributo che questa iniziativa culturale può dare alla comunicazione di un prodotto come lâolio che, nonostante il suo riconosciuto valore alimentare e salutistico, stenta a occupare lo spazio adeguato sul mercato e ad avere tutto il riconoscimento che merita da parte del consumatore.
Ma non è solo la pubblicazione, sopra ricordata, a dimenticare che il Molise è una Regione, nel momento in cui la riporta abbinata ancora allâAbruzzo, ma anche altre. Nel campo del vino addirittura scompare, visto che spesso, anche da parte di istituzioni ufficiali, viene completamente cancellata. Provate qualche volta a leggere le previsioni della vendemmia che in molti si affrettano a dare e vedrete che non sempre troverete il Molise.
Sarà il destino! Se questa nota serve a cambiarlo câè da rimanere soddisfatti, altrimenti bisogna rassegnarsi e dire che neanche il terremoto del 2002 è riuscito a far capire che il Molise è una Regione.
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