Italia
Le Doc salentine si coordinano. Obiettivo: esprimere il potenziale vino-territorio
Con la globalizzazione la competitività non è tema che possa riguardare solo l’operatività delle imprese ma anche quelle di interi ambiti geografici. Il territorio è quindi strategico, va gestito e sfruttato al meglio
19 aprile 2008 | T N
Giovedì 3 aprile 2008, durante i lavori della più importante fiera enologica nazionale, il Vinitaly, si è svolta nel padiglione âPugliaâ la tavola rotonda dal titolo âConsorzi di tutela e valorizzazione del territorio: prospettive per il Salentoâ a cura di AIS Puglia ed in collaborazione con la Facoltà di Economia dellâUniversità del Salento.
Obbiettivo dellâappuntamento è stato la presentazione del protocollo dâintesa siglato tra i Presidenti dei Consorzi di tutela delle Doc Brindisi-Squinzano, Salice Salentino, Manduria, Copertino, Leverano finalizzato alla creazione di un Consorzio di secondo livello a tutela del vino salentino, alla stessa stregua di quanto è accaduto in altri territori italiani, in primis Asti, Montalcino e Montepulciano dâAbruzzo.
La tavola rotonda è stata moderata da Luigi Caricato e hanno partecipato:
- il Prof. Amedeo Maizza, Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese presso lâUniversità del Salento, promotore ed ideatore della neo-nascenda aggregazione tra Consorzi,
- il Prof. Alberto Mattiacci, Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese presso lâUniversità di Siena,
- Enzo Russo, Assessore alle risorse agroalimentari - agricoltura, alimentazione, acquacoltura, foreste, caccia e pesca della Regione Puglia,
- il dott. Francesco Liantonio vicepresidente di Federdoc
- il dott. Luigi Resta, presidente del Consorzio di tutela della D.O.C. Brindisi-Squinzano.
Elemento centrale intorno al quale è ruotata la discussione è il potenziale connubio vino-valorizzazione del territorio che dovrebbe funzionare da volano dello sviluppo socio-economico.
Intervento del Prof. Amedeo Maizza
Il vino è il prodotto che, più degli altri generi agroalimentari, riesce a richiamare nella mente del consumatore il territorio di provenienza, quindi, partecipa attivamente allâattivazione del âcircolo virtuosoâ finalizzato alla valorizzazione del territorio tramite: la diffusione/promozione dei propri prodotti, il rispetto ambientale, la ricerca di salubrità e di qualità latu sensu.
In questa prospettiva, è agevole osservare come lâampia e variegata presenza di âterritoriâ possa rappresentare, al tempo stesso, unâopportunità e un vincolo per lo sviluppo e la diversificazione dellâofferta enologica di una nazione. Da un lato, infatti, può considerarsi come la ricerca delle peculiarità e, quindi, delle differenze enfatizzi le potenzialità presenti nei diversi vitigni e vini; dâaltro canto emerge come proprio tale aspetto si ripercuota negativamente sulla capacità di comunicazione, diffusione e conoscenze delle predette peculiarità . à noto, infatti, come le politiche di comunicazione dei prodotti di nicchia scontino croniche carenze di efficacia evidentemente addebitabili in primis alle modeste risorse finanziarie disponibili.
A tale situazione devono oggi aggiungersi la presenza di ânuoviâ operatori (si pensi alle imprese dellâAustralia, del Cile, del Sud Africa) ed una certa omologazione dei consumi (i vitigni e, quindi, i vini più venduti sono appena quattro, ed in particolare Cabernet, Chardonnay, Pinot e Merlot); entrambe tali situazioni minano la tradizionale autorevolezza del brand made in Italy determinando pesanti ripercussioni sulle realtà imprenditoriali di minore dimensione e forza commerciale.
Si è, dunque, oggi in presenza di forme competitive che travalicano lâoperatività delle singole imprese per investire interi ambiti geografici: i territori appunto!
Naturalmente può osservarsi come la capacità competitiva dei territori dipenda dai tradizionali elementi (qualità , brand, prezzo, ecc.) e possa essere collegata anche alla loro dimensione (strutturale e/o finanziaria).
Ecco allora, che lâintervento di una politica territoriale di ampio respiro può agevolare lâimplementazione del predetto circuito di valore, garantendo il raggiungimento di unâadeguata massa critica utile per lâottenimento di sinergiche azioni capaci di generare il vantaggio competitivo del territorio. Perché ciò accada, diventa utile la presenza di un organo di governo capace di armonizzare le diverse tendenze e specificità che connotano unâarea.
Sulla base di tali presupposti e finalità è nata lâidea di avviare la progettazione di unâentità sistemica capace di coordinare lâazione dei diversi Consorzi di tutela presenti nel Salento i quali singolarmente non possono giungere a risultati competitivi adeguati a contrastare lâazione dei nuovi e dei tradizionali competitors. La disponibilità e la volontà dimostrata dai Presidenti dei Consorzi di tutela delle Doc Brindisi-Squinzano, Salice Salentino, Manduria, Copertino, Leverano, lasciano ben sperare che nel prossimo futuro anche nel Salento si riesca ad attivare unâazione di valorizzazione della produzione enologica âche da sempre caratterizza tale area- e, quindi, anche delle bellezze paesaggistiche ed artistiche di cui è ricco detto territorio.
Intervento del Prof. Mattiacci
Lâimportanza del territorio come ambito aggregativo di imprese legate da una comune attività produttiva è, in Italia, grandissima. Il territorio esprime, con le proprie denominazioni (soprattutto le Docg) una sorta di meta-brand che:
per le piccole imprese può addirittura sostituirsi al brand aziendale;
per le grandi può costituire un volano sul quale costruire notorietà e reputazione.
Posta sotto questa luce, la denominazione è quindi un vero e proprio asset patrimoniale da sostenere, sviluppare e, naturalmente, difendere. In questo senso, si ha una prima, importante, motivazione che gioca a favore dellâistituzione di unâunione fra Consorzi: costruire un soggetto che disponga della forza e della competenza per poter gestire adeguatamente il valore immateriale del territorio, costituito dal proprio âbrandâ e dai valori di reputazione ad esso associati.
La sopra richiamata dicotomizzazione delle imprese che sono presenti su un dato territorio ha però anche un altro, importante, risvolto, relativo al ruolo differente che ciascuna classe dâimpresa può giocare nel territorio medesimo e che fa riferimento alla diversa dotazione qualitativa di risorse che ciascun tipo dâimpresa possiede. Si tratta di una sorta di âdivisione del lavoro territorialeâ che grandi e piccoli produttori locali possono operare, una grande innovazione che può così delinearsi:
sta alle grandi e medie imprese presenti sul territorio, il compito di aprire mercati, canali, innovare formule di prodotto e promozione. Ã, in altri termini, il medio-grande produttore âcosiddetto global player- che innova e valorizza il patrimonio territoriale usandolo nelle proprie condotte commerciali;
Sta ai piccoli player, viceversa, il presidio materiale del territorio, la cura e il suo miglioramento estetico-funzionale (costruzione di fascino, âraccontandoâ storie locali), lâaccoglienza e la ricettività turistica. Il piccolo produttore âc.d. local player- gioca un ruolo integrativo dunque rispetto al global, ed è determinante nella costruzione dei valori territoriali che poi, a ricaduta, accresceranno i valori della denominazione stessa. Il local player opera sulla forntiera della elevata qualità di prodotto e si dota delle capacità linguistiche necessarie a gestire il business turistico.
Questa divisione del lavoro appena tratteggiata può costituire una seconda motivazione favorevole allâistituzione di un super-Consorzio: fungere da cabina di regia dello sviluppo territoriale, operando sinergicamente con le istituzioni locali e non.
In terzo luogo, oggi che il mercato del vino dimostra come non sia assolutamente sufficiente fare un buon prodotto per vendere, essendo ormai tanto il vino di qualità in giro per il mondo, emerge la centralità di altre competenze nl determinare il successo (o meno) di un territorio. SI atratta di competenze di mercato âe segnataente distributive e di comunicazione- che, troppo onerose per i piccoli, possono invece essere surrogate da un soggetto di ordine superiore come lâunione fra Consorzi.
Concludendo, è anche guardando alle esperienze di altri contesti, forse inimitabili ed irripetibili come Montalcino e Siena in generale, che può venire alla Puglia lo stimolo a proseguire su questa progettualità consortile. Lâingrediente fondamentale per il successo di una formula di questo tipo, esperienza insegna, è lâambizione. Mi piace perci concludere con un aforisma di un antico poeta: âguarda lontano. E quando pensi di stare guardando lontano, guarda ancora più lontanoâ.
LâAssessore Russo ha posto evidenza, durante il suo intervento, sul fatto che il Vinitaly sia un appuntamento internazionale che vede consolidare la presenza di imprese pugliesi e salentine. Dopo lâimportante successo, in numero di menzioni, ottenuto in passato per i prodotti pugliesi, la Regione Puglia ha deciso di incrementare lo sforzo in senso programmatico, infatti, per tre anni alla Puglia sarà riservato un intero padiglione dellâimportante manifestazione fieristica enologica veronese. Questa è unâazione che fa parte di una strategia complessiva di rilancio della politica agricola pugliese, che andrà sempre più verso la qualità e lâinnovazione. Lâassessore ha poi espresso grande orgoglio e soddisfazione per gli importanti risultati raggiunti dalle aziende vinicole pugliesi che, con quasi 100 premi al prestigioso concorso enologico internazionale, hanno confermato la strada di qualità intrapresa, sottolineando come la Puglia sia stata lâunica regione dâItalia che non ha avuto bisogno di far ricorso allâarricchimento dei suoi vini.
Elevato interesse e grande attenzione ha destato la volontà di numerosi produttori salentini di aggregarsi in un unico soggetto che veda perseguire la strada della tracciabilità di filiera e della maggiore vocazione allâesportazione, rinnovando lâimpegno, già preso durante i lavori di progettazione strategica e definizione degli indirizzi programmatici della Regione Puglia, di porsi al fianco ed al servizio dei produttori per incrementare la valorizzazione delle proprie produzioni autoctone e rendere capillare la commercializzazione del prodotto imbottigliato attraverso adeguate iniziative di marketing e comunicazione.
Il Presidente di Federdoc Francesco Liantonio, dopo aver richiamato le origini della Confederazione Nazionale dei Consorzi volontari per la tutela delle denominazioni di origine, nata a Bologna nel 1979, ha ricordato che la Federdoc è l'unico organismo esistente in Italia deputato ad affrontare in i problemi delle denominazioni ricercando le soluzioni comuni e garantendo l'apporto per la tutela e la salvaguardia legale internazionale.
Ricordando poi che i Consorzi volontari per la tutela delle denominazioni hanno facoltà di raggrupparsi in Federazioni Regionali e/o Interregionali al fine di ottimizzare il perseguimento degli scopi e degli obiettivi da attuare nel territorio di riferimento, ha sottolineato come lâidea di un âConsorzio di Consorziâ non possa esimersi dal perseguire, in primis, lâobiettivo della garanzia delle produzioni. Il ruolo del Consorzio devâessere principalmente rivolto alla garanzia. Bisogna salvaguardare i vitigni e le loro produzioni e garantire che tutti rispettino le regole, attraverso la tracciabilità dellâintera filiera, così da offrire una totale garanzia di qualità .
Il dott. Resta durante il suo intervento, ha fornito lâattuale capacità produttiva delle DOC Salentine, sottolineando in Puglia le etichette Doc sono 25, 14 delle quali sono ubicate nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto. La produzione di vino Doc totale in hl è pari a 334.000 hl di vino Doc ma ben il 73% di essa è ascrivibile allâarea jonico-salentina. La Puglia è in assoluto la regione a maggior produzione di tutto il Sud Italia. Inoltre in Puglia risultano iscritte allâAlbo 7.364 aziende (5.144 a nel circondario Brindisi-Taranto-Lecce), cui corrisponde una SAU di oltre 10.000 ettari. La superficie effettivamente in produzione tuttavia ammonta a meno di 7.000 ettari con una incidenza su quella iscritta del 66%. Come spesso succede nelle realtà regionali in cui sono presenti numerose denominazioni, una quota considerevole della produzione si concentra su poche DOC. In particolare in Puglia le prime quattro Doc per incidenza sul totale della produzione regionale cumulano oltre lâ80% del prodotto. La prima è il Castel del Monte (27%), seguito dal Salice Salentino (25%), dal Primitivo di Manduria (15%), e dal S. Severo (13%). Le produzioni dei quattro vini sono tuttavia ottenute con quote della Sau abbastanza differenti; ciò è imputabile soprattutto alla diversa resa: alta per il S. Severo (103 quintali/ha) e per il Castel del Monte (98 quintali/ha), più contenuta quella del Salice Salentino (67 quintali/ha) e del Primitivo (51 quintali/ha).
Il dott. Resta ha poi condotto una verifica della âspecificità del territorioâ, attraverso un confronto tra territori nazionali diversamente votati alla produzione vinicola, consentendo di verificare che il Salento (quindi lâarea territoriale della Puglia) ha una buona vocazione ed unâelevata specificità verso la viticoltura, sebbene essa rappresenti una condizione necessaria ma non sufficiente ad una qualificazione del territorio.
Infine, ha approfondito lâannoso problema della limitata propensione alla commercializzazione che caratterizza la classe imprenditoriale salentina precisando come la creazione di un sovra-consorzio possa dare slancio ed incentivo al perseguimento di ambiziosi obiettivi legati alla valorizzazione di una marchio che individui tutte le produzioni locali.
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