Italia

Il Morellino di Scansano? Si fregia della Docg ed è pronto per il grande salto

Il vino è cambiato e mediamente si è elevata la qualità. La Docg ha procurato un grande risultato mediatico, migliorando anche i contenuti del prodotto. Eppure c'è chi lamenta ancora la mancanza di una forte immagine comune

08 marzo 2008 | Carlo Ravanello, Cinzia Tosetti

In occasione dell’entrata sul mercato delle prime bottiglie di Morellino di Scansano a Denominazione d’Origine Controllata e Garantita, la Cantina dei Vignaioli del Morellino, in collaborazione con il Comune di Scansano, ha organizzato il primo marzo scorso una tavola rotonda all’interno dei locali della Cantina Cooperativa stessa, con tema “La Docg al Morellino di Scansano: perfezionamento qualitativo e sviluppo dell’immagine territoriale”.

L’incontro, che ha fruito della moderazione di Bruno Gambacorta ideatore della felice rubrica “Eat Parade” del Tg2, ha visto alla ribalta alcuni dei maggiori esperti nazionali della comunicazione, della tutela produttiva e territoriale e delle organizzazione di settore.

Dopo i saluti del Sindaco di Scansano Morini Marzio Flavio e dell’Assessore allo Sviluppo Rurale della Provincia di Grosseto Alidiano Bargelli, si sono dati il cambio alla ribalta prima il presidente della Cantina dei Vignaioli, Benedetto Grechi e successivamente i presidenti dei Consorzi di tutela del Nobile di Montepulciano e del Morellino di Scansano, rispettivamente Luca Gattavecchi e Alessandro Bargagli.

Il Grechi, nel fare gli onori di casa, ha ricordato che “la base sociale della Cantina si è numericamente dimezzata in pochi anni, ma nonostante ciò la produzione è rimasta costante con circa 30.000,00 € di ricavo medio per socio poiché sono state liquidate le uve al prezzo più alto d’Italia e ciò permette un reddito elevato, sicuramente maggiore di un lavoro dipendente.

La Docg porterà ulteriori vantaggi al sistema territoriale e quindi va un grazie ai produttori locali, ma grazie anche alle nuove aziende che sono arrivate da fuori”. Per Luca Gattavecchi da quando, a partire dal 1983 si fece il primo prelievo per la garantita, la Docg ha procurato un grande risultato mediatico, migliorando anche i contenuti del prodotto perché l’effetto sulla ricerca della qualità è stato notevole.

Per Alessandro Bargagli “il vino è cambiato e mediamente si producono vini buoni, ma questi non sono sempre identificabili con il territorio. L’unità, da quando nel 1992 è nato il Consorzio di Tutela del Morellino di Scansano, è servita per confrontarci ma l’immagine comune, malgrado gli 11 milioni di bottiglie, manca ancora”.

Il collega Fabrizio Salce ha parlato del Roero, una piccola realtà in riva sinistra del Tanaro divenuta DOC nel 1989, dove oggi vi sono 400 ettari produttivi con 3.500.000 bottiglie a DOCG su 12.000.000 di bottiglie totali prodotte sul territorio. “Il prezzo – ha proseguito - è salito ma non risulta che sia diminuita la richiesta del prodotto. Anzi, in qualche caso il prezzo è addirittura raddoppiato, ma se ne parla sempre in modo positivo”.

Più o meno le stesse considerazioni le ha fatte Fabrizio Montepara, vice-presidente dell’Associazione Nazionale delle Città del Vino, ricordando che l’Abruzzo ha ben 36.000 ettari di vigneto, ma mentre prima si parlava di Montepulciano solo come vino sfuso da taglio, già dal 2005 una parte della provincia di Teramo, le Colline Teramane, ha raggiunto la DOCG. I primi dati su questa scelta sembrano essere molto confortevoli, sia in termini commerciali che turistici.

Nel suo intervento finale, il collega Ernesto Gentili, curatore della guida dei vini dell’Espresso, chiamato a rispondere sull’influenza che può avere una DOCG sulla valutazione dei vini di un certo territorio, ha voluto innanzitutto ricordare “che le 550 DOC italiane sono decisamente troppe e che alcune DOCG, come ad esempio quella del Chianti Classico, non hanno senso in quanto finiscono per sminuire la Denominazione stessa. Al contrario per il Morellino ci si muove, per ora, all’interno di pochi comuni ed è presumibile che così facendo si possano avere caratteristiche comuni e ben identificabili”. In Francia, ha ricordato ancora il relatore, esistono solo le Aoc e nessuno si sognerebbe mai di richiedere una Aoc g in quanto l’Appellation è già di per se stessa una precisa definizione qualitativa da oltre 150 anni.

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