Italia
Troppo cari gli alimenti senza glutine
Prodotti senza glutine sempre più cari, costano in media il 73% in più di quelli tradizionali. Il 21% degli italiani acquista abitualmente prodotti gluten-free per 400 milioni di euro di fatturato
06 febbraio 2024 | C. S.
Acquistare prodotti senza glutine costa in media il 73% in più rispetto ad un’alimentazione tradizionale, con i prezzi al dettaglio di cibi e bevande gluten-free che hanno subito una crescita negli ultimi anni. I dati arrivano da uno studio condotto dal Centro di formazione e ricerca sui consumi (C.r.c.) in collaborazione con Assoutenti.
Nello specifico l’indagine prende in esame un paniere di 10 prodotti alimentari venduti nelle principali catene della Gdo che vanno dalla colazione alla cena, passando per snack, bevande e gelati, per capire quanto costi oggi inserire nella propria dieta beni senza glutine, come siano cambiati i prezzi negli ultimi anni e le differenze di spesa rispetto ai prodotti tradizionali.
Considerato il paniere analizzato, in 3 anni i prodotti gluten-free sono rincarati in media del +10%, con punte del +23,7% per i gelati, mentre fette biscottate e birra hanno mantenuto i listini invariati – spiegano Assoutenti e Centro di formazione e ricerca sui consumi – La pasta, uno degli alimenti senza glutine più venduti in Italia, registra aumenti superiori al 7% mentre i biscotti per la colazione salgono di oltre il 12%.

Ma le differenze più pesanti si riscontrano mettendo a confronto il costo odierno al chilo dei prodotti senza glutine con i corrispettivi “tradizionali”. A parità di marca, gli incrementi medi dei listini per il paniere preso in esame sono del +73%, e non mancano le sorprese. Ad esempio fare colazione con le fette biscottate di una nota catena della grande distribuzione costa il 257% in più se si sceglie la confezione senza glutine, +41,6% se si opta per i biscotti di una famosa marca di dolciumi. Per un piatto di pasta (spaghetti o fusilli) si spende circa il 110% in più. La sfoglia per una torta salata rustica è più cara del 64,8%, mentre bere una birra italiana costa mediamente il 64,2% in più. Una pizza surgelata senza glutine è più “salata” del 35,4% rispetto alla margherita della stessa marca ma con glutine, e se si ha voglia di golosità un biscotto farcito alla crema al cioccolato costa in media il 36,1% in più. Unico prodotto del paniere a non registrare differenze di prezzo è il cornetto gelato classico, che al chilo presenta il medesimo listino al pubblico indipendentemente se sia con o senza glutine, anche se si tratta del bene più rincarato negli ultimi 3 anni tra quelli presi in esame.
“Il mercato dei prodotti gluten-free è in costante crescita in Italia, al punto che nel 2023 il giro d’affari del comparto ha raggiunto i 400 milioni di euro, in crescita del +6% su base annua – spiega Furio Truzzi, presidente del Centro di formazione e ricerca sui consumi (C.r.c.) – Sugli scaffali di negozi e supermercati sono sempre più numerosi gli alimenti senza glutine, e ciò in risposta alla crescente domanda da parte dei consumatori. Un numero sempre maggiore di cittadini, infatti, sceglie di consumare cibi e bevande gluten-free anche in assenza di intolleranze o allergie, ma come semplice scelta alimentare spesso dettata da convinzioni o mode: secondo le ultime stime il 21% degli italiani acquista e consuma abitualmente prodotti senza glutine” – conclude Truzzi.
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