Italia

L'olio extra vergine d'oliva italiano è già quasi finito

La Puglia è stata la regione più colpita per cui solo alcune aziende hanno lavorato con grandi risultati. Stesso tenore in Calabria e Sicilia. In Toscana, Umbria e Lazio si è dovuto lavorare per anticipare la campagna. Un’annata olivicola, per non dimenticare

01 febbraio 2019 | Fausto Borella

Adesso si possono davvero tirare le somme dell’annata olivicola appena passate. C’è un detto che dice: “al peggio non c’è mai fine”, ma forse adesso si esagera. I dati, dicono che non raggiungeremo le 180.000 tonnellate di olio d’oliva. Solitamente eravamo abituati a leggere produzioni di 300 o nella peggiore delle ipotesi 250 mila tonnellate. Adesso vuol dire che in Italia solo pochi fortunati, sono riusciti a imbottigliare l’olio di qualità e al resto dei consumatori andrà un olio da segno della croce. La mal parata dell’olio estero non è perché venga da fuori Italia o fuori Europa, ma perché di filiera, qualità e soprattutto integrità del prodotto, non se ne conosce minimamente il significato. Le ultime statistiche raccontano che ogni italiano, (circa 60 milioni di abitanti), consuma circa 10 litri di olio all’anno. Non sono bravissimo in matematica, ma se abbiamo bisogno di 600 mila tonnellate e ne abbiamo prodotto quest’anno solo 180 mila tonnellate, senza considerare l’olio esportato, vuole dire che 7 bottiglie su 10 nel 2019 non conterranno olio italiano.

E allora che fare? Come possiamo svegliare le coscienze del consumatore, che è attentissimo al tipo di vino, farina, pasta, birra artigianale, latte di vario tipo, salumi, formaggi, caffè, da scegliere; ma ancora fa fatica a innamorarsi del vero olio artigianale italiano?

La domanda è complessa e la risposta si nasconde quasi nella notte dei tempi. Perché l’olio si odora e fin qui va tutto bene, ma poi si degusta, si strippa e va biascicato, e il consumatore ancora non è del tutto pronto per questo tipo di approccio. Se poi ci mettiamo che il costo dell’olio extravergine dei pochi eroi italiani che quest’anno hanno prodotto con ancora più fatica e dispendio economico degli scorsi anni, devono rivendere un litro d’olio ad almeno 15/20 € al litro, allora la missione si complica ancora di più. Con tenacia e determinazione, anche quest’anno ho voluto creare la guida Terred’Olio 2019 che uscirà il 9.10.11 febbraio durante extraLucca che da quest’anno si terrà al teatro del Giglio della città murata. Lo scorso anno ho avuto 160 aziende, perché la guida solitamente chiude a fine gennaio; quest’anno sono entrate con pieno merito solo 111.

La Puglia è stata la regione più colpita da questa mancanza di olive, per cui solo alcune aziende davvero attente alla salvaguardia delle olive e alla trasformazione dell’olio, hanno lavorato con grandi risultati. Stesso tenore in Calabria e Sicilia, dove tutta la produzione è calata drasticamente. Complice anche un ritorno di mosca a settembre/ottobre, anche nel resto d’Italia come Toscana, Umbria e Lazio, si è dovuto lavorare per anticipare la campagna olivicola e frangere un olio in brevissimo tempo, per preservare i profumi dell’olio. Il risultato è che molti piccoli produttori, in Toscana ce ne sono circa 60.000 hanno quasi finito le scorte. E’ drammatico ricevere mail e telefonate di produttori della provincia di Latina o si Messina, solo per fare alcuni casi che ti dicono che non hanno aperto i loro frantoi.

Essendo bizzarra e a volte folle la natura ha fatto sì che in zone vocate dell’Italia, come l’areale del lago di Garda, che comunque incide per uno 0,001 della produzione nazionale, abbia avuto un’abbondante e copiosa produzione di olio.

Come dico sempre lo scatto che deve arrivare dal consumatore, nel comprendere l’olio di estrema qualità arriva, se con determinazione e ostinazione, il produttore, il ristoratore, l’appassionato e l’esperto sottopongono giornalmente a chiunque gli capiti a tiro, un bicchierino di olio di scarsa qualità e uno eccellente come quello degli onesti “oliandoli”, che ogni giorno combattono per far conoscere il loro sforzo. E sono convinto di una cosa; al primo posto questi “Signori dell’Olio”, quando avranno vinto la sfida della diffusione dell’olio extravergine di estrema qualità non esulteranno perché avranno rimpinguato le loro casse. Ma esulteranno soprattutto per la soddisfazione di aver visto modificare il giudizio dell’olio di qualità, per cui hanno tanto combattuto in questi anni. Vi aspetto a extraLucca.

 

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Francesco Mandelli

03 febbraio 2019 ore 20:34

Un dato dal Alto Garda Trentino, la produzione della campagna olearia 2018/2019 ha prodotto circa 29.000 qli di olive. Con una resa media del 14% siamo a 4000 qli di olio record assoluto. Preciso che si tratta della produzione "trentina" del lago di garda. Una goccia rispetto alla produzione nazionale. Anche la sponda bresciana e quella veronese sembra abbiano prodotto molto rispetto al passato. Il Garda difficilmente viene considerato per acquistare olio, infatti il consumo è interno o grazie ai turisti stranieri. In poche parole qui olio ce né e rischia di rimanere invenduto. Un paradosso visita la situazione attuale in Italia.

carlo chirali

03 febbraio 2019 ore 10:44

Ad essere onesti la situazione è più o meno quella di sempre, almeno degli ultimi trenta anni. Il piano di riconversione e razionalizzazione olivicola non è mai partita per interesse. Certe piante erano funzionali alla produzione dei modelli f allora e di false fatture per " made in Italy" ora. Questa, che piaccia o no è la dura e cruda realtà. In più avendo esautorato dai propri compiti di controllo l' unico Ente in grado di monitorare efficacemente il settore ci troviamo di fronte a questi risultati.