Italia

LA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA METTE LE MANI SULL’AGRICOLTURA, NEL SILENZIO GENERALE

Dopo la nostra denuncia al vile attentato all’azienda Frutti del Sole in Calabria, le mafie tornano a colpire con un nuova dimostrazione di forza. La Cia intanto denuncia il fenomeno criminale. Il terrore si traduce in danneggiamenti alle colture, aggressioni, furti di attrezzature e mezzi agricoli, racket, abigeato, estorsioni, usura, macellazioni clandestine, truffe ai danni dell’Unione europea, caporalato. La malavita copre un giro d’affari di 7,5 miliardi di euro

15 aprile 2006 | Ludovica Riposto

Il Male è duro da sconfiggere, soprattutto se vi è dietro la regia degli uomini.
Dopo il nostro sostegno morale, all’indomani dell’attentato all’azienda “Frutti del Sole”, realtà produttiva legata all’azione di rilancio della Calabria da parte di monsignor Brigantini, registriamo purtroppo l’ennesimo attentato la sera di sabato 8 aprile. Un incendio è stato infatti provocato all’interno delle serre di lamponi della stessa azienda a Casignana, in provincia di Reggio Calabria.

Purtroppo, c’è un silenzio generale. I mass-media sono distratti, come al solito pensando a riportare altre notizie, più attente e sensibili al gossip, alla politica e allo sport e allo spettacolo.

La notizia del nuovo attentato è stata trascurata, nel silenzio colpevole dell’opinione pubblica e della classe politica.

Noi, oltre a ripresentare la nota a firma di Bregantini, relativamente alla scomunica inferta ai mafiosi (Distruggere la campagna è un atto contro Dio: link esterno) riportiamo ciò che la Confederazione italiana agricoltori ha voluto denunciare riguardo alla presenza criminale intorno alle attività agricole in Italia. Una storia vecchia, giacché l’infiltrazione della criminalità organizzata non è un fenomeno recente.

La Cia, tra l’altro, ha di recente elaborato, in collaborazione con la Fondazione Cesar, un apposito rapporto che segue quello del 2003, intitolato “Campagne sicure”.
Secondo la nota organizzazione agricola, il quadro attuale è sconcertante: “In alcuni mercati ortofrutticoli c’è un vero e proprio sottobosco, fatto di intimidazioni, di pressioni, di prepotenze, di listini di frutta e verdura gonfiati ad arte, di controllo delle vendite, di soprusi nei confronti degli agricoltori, costretti a cedere i loro prodotti a prezzi stracciati, e degli operatori commerciali. Un assurdo clima di illegalità dove regna il terrore, la paura, la violenza”.

Il caso delle aziende che rientrano nello spirito di rinnovamento dato alla Calabria dal vescovo monsignor Bregantini mette in luce una questione cruenta e poco sostenuta dalla gente, come pure dalla classe politica e dai mass-media.

Ciò che si registra nelle campagne – ha voluto evidenziare la Cia - è un fenomeno preoccupante che tende ad affossare le energie e lo spirito imprenditoriale degli agricoltori, vittime designate di un progetto criminoso attraverso cui si vuole avere il reale controllo di tutte le operazioni commerciali e della stessa produzione.

La criminalità organizzata cerca di far breccia anche nelle attività agricole.
Nelle regioni del Sud la situazione è a dir poco inquietante.
“Sono ormai all’ordine del giorno – sostengono alla Cia – i furti di attrezzature e mezzi agricoli, il racket, l’abigeato, le estorsioni, il danneggiamento alle colture, le aggressioni, l’usura, le macellazioni clandestine, le truffe nei confronti dell’Unione europea, il caporalato.

L’agricoltura è in mano dunque al terrore e non c’è alcuna intenzione di fronteggiarlo. Migliaia di produttori agricoli - come emerge dal “dossier” del 2003 - sono nelle mani della mafia, della camorra, della ‘ndrangheta, della sacra corona unita. Sono soggetti a pressioni, minacce e a ogni forma di sopruso. Siamo in presenza di un’attività illecita che frutta alla malavita, ogni anno, un giro d’affari che supera abbondantemente i 7,5 miliardi di euro.

Sta di fatto che la denuncia della Cia ha avuto un immediato riscontro. Nell’ambito della Direzione nazionale Antimafia, è stato, infatti, istituito uno specifico Servizio per combattere la criminalità nel settore agricolo. Un servizio importante soprattutto perché, a differenza della criminalità nei centri urbani dove c’è un preciso punto di riferimento che sono le forze dell’ordine, nelle campagne l’agricoltore è spesso solo, disarmato, inerme, per cui, quando gli va bene, non gli rimane che scendere a patti.

“La paura, l’insicurezza, le preoccupazioni, nel mondo agricolo, hanno un altro sapore” secondo la Cia. “Il bersaglio è il bene individuale e la vittima non può nascondersi. Così si colpiscono la capacità imprenditoriale, la fatica, il lavoro. Azioni criminali che, molte volte, la cronaca trascura o, peggio, ignora, non tenendo conto di quanto esse incidono sulla produttività delle aziende agricole e sullo stesso sistema di vita dei produttori”.

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