Gastronomia

Parlare di cibo significa parlare di terra e di storie

“Storie terra terra”, un evento dove si racconta alle nuove generazioni di italiani quello stile di vita sano espresso dalla Dieta Mediterranea, grazie a un’alimentazione corretta che aiuta non solo l’individuo a stare bene, ma anche l’ambiente

24 febbraio 2016 | Pasquale Di Lena

“Storie terra terra” per dare più senso e più forza a questo nostro bene comune che si va perdendo, ogni giorno sempre più, grazie alle scelte (la gran parte davvero inappropriate e inopportune) dei padroni del mondo, e, grazie anche alla nostra indifferenza o alle nostre azioni legate a piccoli, spesso miseri, inutili interessi.
Ecco, sono storie che ci riguardano e riguardano il nostro stile di vita, soprattutto quando parliamo del cibo che la terra ancora ci dà e, se consideriamo la nostra terra, quella di un Paese, il nostro, che ha ancora una grande riserva nelle regioni meridionali, a partire dalla Campania o, anche, dal Molise, che è tale nel suo essere punto d’incontro tra Nord e Sud.

Un Paese dalle mille colline e dai mille rivoli che ingrossano i fiumi e questi a segnare, con le loro foci, i 7.458 chilometri di costa. Cioè spazi; luoghi; colori; paesaggi; sapori; tradizioni; ambienti; storie; culture, che il territorio conserva e dona con i suoi, grani, i suoi olivi, le sue viti, le sue erbe, i suoi boschi e i frutti di una comunità di alberi che si nutrono dei sudori che questi esprimono e dei respiri delle loro radici.

Storie che, nell’ora del tramonto, con il sole poggiato sul primo promontorio che apre alla costiera amalfitana, hanno trovato, nell’ampio salone dell’Eco Bistrot posto sul lungomare di Salerno, il luogo più adatto per un loro racconto, per di più arricchito dalla bella mostra fotografica di Salvatore Lembo.

A iniziare il racconto, per conto della Rete “Mediterranea passione” che ha organizzato l’incontro, Vito Aita, che di “storie terra terra” mi ha parlato, nell’autunno scorso, a Oliveto Citra, preziosa Città dell’Olio della Campania e sede di un prestigioso premio, giunto alla 31a edizione, il Sele d’Oro Mezzogiorno, con al centro il tema “Nutrimenti” nel senso di cibo, cultura e tradizioni.

A seguire, il mio saluto a nome delle Città dell’Olio, l’Associazione Nazionale che, da oltre vent’anni con le sue 350 realtà associate promuove la cultura dell’olivo e dell’olio italiano, e il racconto del pianeta ferito in ogni dove con i rischi che corre per colpa di furti, deturpazioni, disastri, perpetrati tutti all’insegna del profitto per il profitto.

Il racconto, in sintesi, delle nostre eccellenze agroalimentari, frutto di un processo lungo e faticoso che, come ho più volte raccontato su queste pagine di Teatro Naturale, si vuole interrompere per dare ancora più spazio al processo di privatizzazione e liberalizzazione in atto e lasciare campo libero a trattati come il Ttip (Europa – Usa), che, come pochi sanno, privilegia la quantità e l’omologazione a scapito della qualità e della diversità. Un trattato che, se approvato, funzionerà da rullo compressore e, come tale, schiaccerà il patrimonio, italiano e dell’Europa, di 1300 eccellenze Dop e Igp.

Ed è proprio questo patrimonio (per l’Italia è anche un primato con i suoi 280 riconoscimenti) la sola possibilità di salvezza che abbiamo e, come tale, da utilizzare per far vincere la qualità e la diversità e, con esse, i territori, le nostre miniere d’oro di saperi e di sapori. Ogni giorno, a tale proposito, si sentono suonare campanelli di allarme che toccano l’immagine dei nostri vini o, anche, di un prodotto simbolo della Dieta Mediterranea come il Pomodoro Dop “San Marzano Sarnese-Nocerino”; le coltivazioni biologiche, che stanno conquistando sempre più spazio nel mondo grazie all’attenzione del consumatore, quello americano in particolare; i nostri formaggi più noti al mondo che, proprio gli americani, per il fatto che non capiscono il legame che questi e gli altri prodotti hanno con il territorio, cioè l’origine, pretendono di voler chiamare con il nome italiano anche se prodotto in America.

Un racconto che è continuato con il presidente di Legambiente della Campania, Michele Buonomo, e l’intervento dei produttori che hanno dato vita, con la messa a disposizione dei loro prodotti, a una piccola mostra e a una piacevole e gustosa degustazione.

“Storie terra terra” che meritano, oggi più che mai, di essere raccontate per far vivere alle nuove generazioni di italiani quello stile di vita sano espresso dalla Dieta Mediterranea, grazie a un’alimentazione corretta che aiuta non solo l’individuo a stare bene, ma anche l’ambiente, quale continuità di un’agricoltura contadina, la sola che ha la possibilità di cogliere l’obiettivo della sostenibilità.

La sola agricoltura che ha la capacità di conservare, con le rotazioni, gli avvicendamenti e, soprattutto, le pratiche biologiche, la fertilità della terra che – serve sottolinearlo - è tale se dà cibo, in particolare di qualità.

La rete “Mediterranea passione” con i suoi produttori così fortemente legati alla terra, è nata per raccontare, con le sue “Storie terra terra”, il domani e, non solo, anche per farlo vivere con la bontà dei suoi prodotti e la bellezza dei paesaggi di una parte importante di quella “Campania felix”, che ha tutto per tornare e, così, continuare, a dare quella speranza innata del popolo campano, che è poi voglia di domani, all’intero Paese.

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