Economia
Credito alle imprese 1./ Banche spilorce o azzeramento degli investimenti?
Non è soltanto la crisi finanziaria globale. Anche la contestuale introduzione di Basilea II ha complicato l’accesso ai prestiti, in particolare per le piccole medie imprese. Però vi è il risvolto della medaglia
27 giugno 2009 | Duccio Morozzo della Rocca
Le banche possono fallire.
Nellâuniverso economico moderno pareva un paradosso che però la crisi finanziaria appena trascorsa ha dimostrato essere estremamente reale.
Le banche non si fidano più delle banche. Il sistema del credito si blocca, si trattiene il fiato. Tutto sembra tornato alla calma se non fosse che gli istituti concedono comunque con più difficoltà i prestiti.
Si tratta di una sensazione comune o di un mito? A rispondere a questa difficile domanda abbiamo chiamato Francesco Grande, Senior Business Consultant della società CRIF.
- Davvero le banche hanno chiuso i rubinetti? In quale misura?
Più che di chiusura dei rubinetti (o credit crunch, per usare un termine anglosassone oggi molto diffuso) dobbiamo parlare di un significativo allargamento della forbice degli affidamenti: le piccole imprese (fino a 5 addetti) ne ricevono sempre di meno - a partire dalla fine del 2008 per la prima volta i trend di crescita annua degli impieghi hanno avuto segno negativo (-0,4% rispetto all'anno precedente) - mentre le medie e grandi imprese continuano a ricevere flussi di finanziamento più o meno regolari da parte del sistema bancario.
Va anche detto però che non è solo un problema di offerta di credito, ma anche di domanda, nel senso che in periodi come questo di costante riduzione del PIL sono sempre meno le aziende che chiedono denaro per investire.
Con lâintroduzione del protocollo internazionale Basilea II, contestuale alla grave crisi finanziaria, comunque la situazione si è certo complicata per le piccole e medie imprese.
Basilea II è il documento messo a punto dai 10 Paesi più industrializzati al mondo (G10) che definisce a livello internazionale i requisiti patrimoniali delle banche in relazione ai rischi assunti dalla stessa.
Con Basilea II cambia radicalmente il rapporto tra banca e impresa: le banche dei Paesi aderenti devono infatti classificare i propri clienti in base al loro coefficiente di rischio, attraverso complesse procedure di rating.
Le banche hanno dunque una maggior discrezionalità nelle decisioni imprenditoriali di quelle imprese che chiedono un credito: in questo senso la banca diventa una sorta di supervisore della qualità dell'impresa.
Basilea II nasce quindi con il buon proposito di assicurare stabilità al sistema bancario, generando un legame del tutto diverso tra banca e impresa fondato su fiducia reciproca e informazioni reali da aggiornarsi continuamente, vincolate alla effettiva capacità di produrre reddito in prospettiva di una crescita futura e non solo degli obiettivi a breve termine.
Non mancano però le zone dâombra.
Gli strumenti a disposizione delle banche sono spesso rigidi, tanto da escludere, di fatto, dallâaccesso al credito interi settori. Un rischio potenziale che corre anche lâagricoltura.
Ci viene di nuovo in aiuto Francesco Grande.
- Come vede il rapporto tra aziende agricole e credito?
Un problema che incontrano alcune tipologie di aziende come le imprese agricole è che i sistemi di rating delle banche non riescono appieno a catturarne le specificità del business e dunque dei conti aziendali. Le banche devono capire che in certe situazioni modelli generalisti non sono efficaci e devono investire di più in sistemi di valutazione in grado di discriminare realmente l'azienda sana da quella più debole.
Solo pochi anni fa esistevano in molte banche le strutture e gli specialisti di credito agrario: ecco, probabilmente quelle strutture erano pletoriche e spesso inefficienti, però si dovrebbe recuperare anche solo una parte di quelle professionalità per riuscire a valutare compiutamente delle aziende che altrimenti sono destinate a restare ai margini del credito bancario.
Anche le imprese devono tuttavia adeguarsi alle necessità delle banche, abituandosi a gestire non più un rapporto personale, tra il direttore della filiale e lâimprenditore, ma tra due aziende (banca-attività produttiva).
Potrebbero interessarti
Economia
Prezzi dei cavoli, ma anche di arance e clementine, in deciso calo
Le temperature più calde della media stagionale, hanno favorito la crescita delle colture autunnali, rendendo abbondante l’offerta di ortaggi e determinando un generale calo dei prezzi
22 novembre 2025 | 12:00
Economia
Il prezzo dell’olio di oliva al 21 novembre: ribassi in Puglia sotto i 7 euro/kg e stabile l’extravergine in Sicilia sopra i 9 euro/kg
Mentre la Spagna continua con l’altalena e scambi ai minimi da settimane, in Italia sembra esistere un mercato in Puglia e Calabria e un altro nel resto d’Italia. Scambi fino a 6,8 euro/kg per l’extravergine a Bari mentre in Sicilia resta a 9,65 euro/kg. In Spagna quotazioni a 4,8 euro/kg ma bassi scambi
21 novembre 2025 | 12:00
Economia
Promozioni pazze sull’olio extravergine di oliva a scaffale: l’olio spagnolo costa più dell’italiano
Perché la GDO odia così tanto l’olio extravergine di oliva 100% italiano? Difficile capire la logica dietro alcune promozioni sull’olio della Grande Distribuzione, a meno di non pensar male. Si fa peccato ma spesso ci si azzecca. Ecco come Coop e Conad sono scivolate sull’olio, comunitario e italiano
20 novembre 2025 | 12:00 | Alberto Grimelli
Economia
L’Italia dell’olio di oliva tiene il mercato dell’Unione europea: export a 103 mila tonnellate
In crescita del 15% il mercato italiano dell’olio di oliva entro i confini dell’Unione europea ma soffre la concorrenza spagnola che torna sulle sue quote di vendita usuali. I mercati di riferimento per l’olio dall’Italia sono Germania, Francia e Spagna
19 novembre 2025 | 15:00
Economia
Conquistare i consumatori con i profumi: gli odori più stimolanti dal punto di vista commerciale
Le vendite aumentano quando nell'aria c'è una fragranza semplice. Un profumo piacevole non è necessariamente un profumo efficace dal punto di vista commerciale
18 novembre 2025 | 14:00
Economia
Il prezzo dell’olio extravergine di oliva italiano scende sotto i 7 euro/kg: chi fermerà la speculazione?
Quanto olio di oliva tunisino vogliamo nazionalizzare prima di fermare la speculazione sull’extravergine 100% italiano? Gli allarmi non sono serviti: i controlli li fanno nelle OP e nelle cooperative, i delinquenti hanno campo libero. La quotazione a 6,3 euro/kg di Ismea Mercati è uno schiaffo all’olivicoltura italiana
18 novembre 2025 | 12:55