Economia

La frutta fresca torna sulle tavole degli italiani

Tra i prodotti che hanno maggiormente registrato incrementi nelle vendite, troviamo i kiwi. Bene anche agrumi e l’uva da tavola

09 maggio 2009 | R. T.

La frutta torna sulle tavole degli italiani. Dopo anni di flessioni, il primo trimestre del 2009 segna una crescita in quantità del 4,7 per cento e in valore del 3,4 per cento rispetto all’analogo periodo del 2008.
Sulla base dei dati dell’Ismea si evidenzia una ripresa (più 0,8 per cento sempre rispetto ai primi tre mesi dell’anno scorso) per degli acquisti domestici dei prodotti agroalimentari.

La crescita sostenuta della domanda di frutta fresca -come rileva l’Ismea- è stata probabilmente incentivata dal deprezzamento dei listini medi, grazie al quale l’aumento della spesa è risultato più contenuto rispetto al trimestre precedente. Tra i prodotti che hanno maggiormente registrato incrementi nelle vendite, troviamo i kiwi (più 27 per cento), che nel 2008 erano stati penalizzati da una richiesta poco vivace. Bene anche gli agrumi e l’uva da tavola che, però, non registrano grandi impennate nei consumi. Al contrario appaiono in calo, anche se di poco, gli acquisti domestici di mele e pere, penalizzati da aumenti di prezzo su base annua.

Oltre alla frutta fresca, si segnalano andamenti positivi (più 2,2 per cento) per la carne suina e i salumi (settore che, comunque, ha subito un lieve calo nelle vendite in queste ultime due settimane a causa degli effetti dell’influenza messicana), per il latte e i suoi derivati (più 0,9 per cento). Crescita trainata soprattutto dai formaggi e dal burro; lieve calo, invece, per gli yogurt. Segni quasi tutti positivi tra i prodotti ittici sia freschi, sia surgelati.

Per quanto riguarda i consumi degli altri prodotti agroalimentari, carne bovina (+0,3 per cento), ortaggi (più 0,7 per cento) e olio di oliva (meno 0,5 per cento) si sono mantenuti, sostanzialmente sui livelli del primo trimestre dell’anno scorso. Qualche difficoltà si è manifestata per i comparti dei derivati dei cereali (meno 1,1 per cento), della carne avicola (meno 2,1 per cento) e dei vini e spumanti (meno 3 per cento).

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